Navigazione: » Il Risorgimento » I personaggi » I personaggi principali
Motore di ricerca

Cerca all'interno
dell'archivio

   I personaggi principali
  I Personaggi Principali
Seleziona una lettera:

0-9 A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W X Y Z
  Gli articoli pił visualizzati
Bandiera Italiana
  Sito ottimizzato
Ottimizzazione

Sito ottimizzato per una risoluzione di 1024x768px o superiori.

Browser/applicazioni consigliate

  • Firefox 3+
  • Crome - tutte le versioni
  • Internet Explorer 7+
  • Opera 9+
  • Safari 5+
  • Adobe Acrobat Reader o altro lettore pdf (per visualizzazione documenti)
 

I Personaggi Principali » De Sanctis Francesco  
Morra Irpina, 1817 - Napoli, 1883
 

 

 
Francesco De Sanctis - 1890  

Muovendo dalla lezione del purista Basilio Puoti, iniziò, diciassettenne, la sua carriera d'insegnante di lettere. Nella sua formazione contò con una intensa e libera partecipazione al dibattito romantico l'incontro con le teorie hegeliane.

Fu sulle barricate del 1848 insieme ai suoi allievi. Arrestato e imprigionato (1850), nel 1853 andò in esilio; prima a Torino e poi in Svizzera dove, nel 1855, fu designato alla cattedra di letteratura italiana nel Politecnico di Zurigo. Risalgono a quest'epoca una serie di conferenze molto importanti su Petrarca, confluite più tardi in una raccolta di saggi.

Ostile a certi orientamenti spirituali del romanticismo, De Sanctis optò per un sempre più pronunciato realismo, dapprima testimoniato dall'ammirazione per la manzoniana "misura dell'ideale", poi dall'adesione al verismo di Zola.

Veniva intanto elaborando la sua iniziale adesione alla filosofia idealistica tedesca, rifiutando ad esempio il concetto hegeliano della dipendenza della poesia dal pensiero e del suo possibile dissolvimento in esso. Sul piano politico accettò la soluzione monarchica e unitaria del movimento risorgimentale.

Nominato nel 1860 da Garibaldi governatore della provincia di Avellino e poi direttore dell'Istruzione, nel 1861 fu per un anno ministro della Istruzione pubblica nel primo ministero italiano di Cavour.

Direttore dell'«Italia»dal 1862 al 1865, fu deputato nel 1867: veniva in quegli anni maturandosi e compiendosi il suo passaggio alla Sinistra, per l'accentuarsi, tra l'altro, del suo spirito sociale.

Quale esponente della Sinistra fu ministro della Istruzione pubblica nel 1878 e nel 1879-1881: la sua opera fu volta a liberare la scuola, specialmente quella universitaria, da molti residui della vecchia cultura.

Ma già nel 1865 aveva avuto inizio il suo ritorno dalla politica alle lettere, benché occorra attendere il 1872 per trovarlo professore di letteratura comparata nell'Università di Napoli.

Il suo capolavoro è senz'altro la Storia della letteratura italiana, uno dei massimi testi della letteratura risorgimentale, concepito inizialmente come un manuale scolastico e pubblicato a Napoli nel 1870-1871. De Sanctis interpreta la storia della letteratura come storia della coscienza nazionale.

Da un Medioevo ascetico ma forte di passioni intellettuali e politiche (Dante), attraverso Petrarca e Boccaccio la letteratura si fa più raffinata e il letterato non concepisce altro impegno che non sia quello della sua professione artistica. Il Rinascimento dissolve il Medioevo, scopre l'uomo e la natura, ma non ha, anch'esso, altra morale che una vaga religione dell'arte: culmina in Machiavelli e in Ariosto, classico cultore dell'arte per l'arte.

Il dissidio tra pensiero e azione, si approfondisce sempre più, tormentando il Tasso, generando il cosiddetto «uomo del Guicciardini» (l'italiano pieghevole agli eventi, e cioè alla forza altrui, a causa di un individualismo nefasto).

La politica si fa servile e l'arte enfatica: la coscienza italiana vive nella nuova scienza (Bruno, Campanella, Galilei, Vico). Dal Parini, dall'Alfieri, dal Foscolo la nazione è avviata a risorgere. Finché proprio il Risorgimento, con i suoi nuovi problemi, che devono essere realisticamente avvertiti ed espressi, costituisce l'atmosfera in cui germoglieranno le nuove opere della vita e della letteratura.

 

Discorso ai giovani

Il documento che segue è il discorso che Francesco De Sanctis pronunciò, la sera del 18 febbraio 1848, ai giovani della sua prima scuola napoletana, dopo la promulgazione della Costituzione, da parte di Ferdinando II, nel Regno delle Due Sicilie. Nel testo, che si colloca alla vigilia di un'esperienza politica fondamentale nella vita dell'intellettuale, si combinano alcune formule della propaganda mazziniana con la formazione cattolico-liberale, di matrice giobertiana, di De Sanctis.

F. De Sanctis, Il Mezzogiorno e lo stato unitario, a cura di F. Ferri, Torino, Einaudi, 1960, pp. 3-14.

 

I prodromi del trasformismo

Nell'articolo pubblicato il 28 luglio del 1864 sul giornale «L'Italia», diretto dallo stesso De Sanctis e organo dell'Associazione unitaria-costituzionale italiana, Francesco De Sanctis si scaglia contro le «consorterie» e le «camarille» che viziano la vita parlamentare del neonato Regno d'Italia. L'intervento dell'intellettuale, che auspica una reale divisione dei partiti su basi politiche, anticipa di un quindicennio la polemica giornalistica e la discussione storico-politica sul trasformismo.

F. De Sanctis, Il Mezzogiorno e lo stato unitario, a cura di F. Ferri, Torino, Einaudi, 1960, pp. 392-395.

 

Il Canzoniere di Petrarca

Il brano che segue è tratto dall'VIII Capitolo della Storia della letteratura italiana che riprende, riassumendolo, il Saggio critico su Petrarca che De Sanctis aveva già pubblicato nel 1869. Secondo il professore di Letteratura comparata dell'Università di Napoli mentre il genio poetico di Dante si colloca tutto nel Medioevo, la figura di Petrarca, invece, rappresenta la transizione tra il Medioevo e l'età moderna in cui «si manifesta energicamente» il carattere di una «nuova generazione» e di una «nuova Italia».

F. De Sanctis, Storia della letteratura italiana, a cura di B. Croce, I, Bari, Laterza, 1954, pp. 257-263.

 

Contro i partiti personali e regionali

Nell'articolo pubblicato il 9 novembre del 1877 sul giornale «Il Diritto», Francesco De Sanctis denuncia la formazione dei gruppi personali e regionali che, composti da «capitani di ventura» alla ricerca soltanto del proprio interesse personale, finiscono per diventare delle «malattie sociali» che deprimono la vita parlamentare italiana.

La storia d'Italia 1861-1969, a cura di D. Mack Smith, I, Roma-Bari, Laterza, 1981, pp. 442-446.

   Stampa
  Galleria immagini