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H. Voland - Daniele Manin (1804-1857) - 1856 - Carte de visite - Musei Civici  - Milano  

A partire dal fallimento dell’insurrezione milanese del 1853 si accrebbero i contrasti all’interno dei democratici. Ciò diede lo spunto a Cavour per trarre le conseguenze che fosse possibile porre le basi per la nascita di un movimento d’opinione nazionale favorevole all’unità italiana sotto la regia piemontese.

Nel 1856 le fila di coloro che ritenevano superato il programma mazziniano si erano rapidamente ingrossate e tra questi spiccava la figura di Daniele Manin, capo dell’insurrezione veneziana del ’48-’49, che da tempo aveva abbandonato la pregiudiziale antimonarchica.

Inoltre, l’accrescersi del sentimento filo-piemontese sia fra i moderati in esilio che fra quelli rimasti negli altri Stati italiani convinsero Cavour di affiancare all’iniziativa strettamente militare contro l’Austria una iniziativa politica di ambito nazionale che raccogliesse i settori di opinione pubblica sempre più ampi che, staccandosi anche dal mazzinianesimo, apparivano ormai pronti a sostenere un progetto unitario a guida piemontese. In questo contesto politico il 1° agosto del 1857 nasce la Società Nazionale Italiana con a capo Daniele Manin, Giorgio Guido Pallavicino e Giuseppe La Farina.

All’associazione aderirono, inoltre, Giuseppe Garibaldi, che fu nominato vice presidente onorario e la cui partecipazione si rilevò essenziale per il prestigio dell’associazione, e Girolamo Ulloa che, invece, rappresentò la Società Nazionale tra gli esuli italiani a Parigi. La formula “Italia e Vittorio Emanuele” compendiò efficacemente il programma della Società.

Nella dichiarazione costitutiva veniva affermata, infatti, la necessità dell’unificazione e dell’azione popolare, era ribadito il principio dell’indipendenza italiana e si identificava nell’appoggio a casa Savoia il mezzo per raggiungere questi obiettivi.

Dopo la morte di Manin, avvenuta il 22 settembre del 1857, Giorgio Pallavicino e, poi, Giuseppe La Farina assunsero la presidenza della Società Nazionale Italiana.

Organizzata in un comitato centrale e in comitati provinciali, distrettuali e municipali – con il «Piccolo Corriere d’Italia», più o meno clandestino, come organo di stampa – la Società, oltre che nel Regno di Sardegna, si diffuse, già nel 1857, nella maggior parte degli Stati della penisola. Sin dal momento della fondazione, dunque, si erano formati alcuni nuclei della Società nei Ducati e in Romagna, innestandosi facilmente sulle tradizionali sette cospirative.

 
  Giuseppe La Farina - fotografia

Quindi, si diffuse in Toscana, in Lombardia, in Sicilia e negli anni successivi si formarono altre sezioni in tutta la penisola. In questo modo, Cavour e il movimento monarchico-unitario ebbero a loro disposizione una rete cospirativa abbastanza estesa, composta da liberali, democratici dissidenti e moderati, che contribuì ad orientare notevolmente l’opinione di alcuni gruppi dell’alta borghesia e dell’aristocrazia degli altri Stati della penisola.

A differenza della Giovine Italia, la Società Nazionale poteva fare affidamento sui notabili locali il cui prestigio sociale stimolava poi l’adesione di commercianti e funzionari.

L’ideologia della Società si accordava perfettamente con le preoccupazione di Cavour e dei moderati di mantenere la guerra immune da ogni sviluppo rivoluzionario. L’unico obiettivo che si proponeva l’associazione, infatti, era l’unità nazionale senza nessuna proposta di mutamento della forma di Stato e nessuna rivendicazione di tipo sociale. In questa prospettiva, al fervore spirituale e morale che caratterizzavano le aspirazioni democratiche, vennero a sostituirsi la fiducia nell’azione militare e un accentuato conservatorismo sociale.


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Documenti
 

Il programma della Società Nazionale Italiana

Il documento che riproduciamo è il programma della Società Nazionale, steso da La Farina e rivisto da Cavour, ed il “credo politico”, pubblicato soltanto nel 1858, ma che La Farina aveva già scritto nel 1856.

Programma della Società Nazionale Italiana, in G. La Farina, Scritti Politici, Palermo, Edizioni della Regione Sicilia, 1972, pp. 189-207.

 

La nascita della Società Nazionale Italiana

In questo brano, lo storico Giorgio Candeloro ricostruisce il clima politico, all’interno del Regno di Sardegna, in cui nasce e si afferma la Società Nazionale Italiana. Dopo il fallimento della spedizione di Sapri e lo spostamento a destra dell’elettorato (sancito nelle elezioni del novembre del 1857), entra in crisi la politica del “connubio” e Urbano Rattazzi viene costretto alle dimissioni dalla compagine governativa. Sul piano internazionale, invece, alla rottura delle relazioni diplomatiche con l’Austria fa da contraltare l’avvicinamento diplomatico del Piemonte con la Russia e la Francia.

G. Candeloro, Storia dell’Italia moderna, IV, Milano, Feltrinelli, 1972, pp. 278-286.