» Masino Paola  
1908 - 1989
 


 

 
Paola Masino ritratta da Ghitta Carrell nel 1930 - Dal libro a cura di F. Bernardini Napoletano e M. Mascia Galateria Paola Masino, 2001  

Le radici e la storia della famiglia materna, gli Sforza di Toscana, che permeano l’antica casa nel borgo di Montignoso, in Versilia, dove passava le sue vacanze fin da bambina, suggestionano profondamente l’immaginario di Paola Masino.

Fiera di una famiglia che aveva dato i natali a storici, a diplomatici, che era imparentata con i Manzoni, la scrittrice trae dalla casa rossa, dal giardino selvaggio che la circonda, dai grandi oscuri quadri biblici appesi alle sue pareti, insomma dal cerchio di affetti sicuri ma anche di ombre, di buio, di paure, legati alle memorie dell’infanzia, motivi di ispirazione per la sua narrativa, dal primo romanzo, Monte Ignoso (Bompiani, 1931), all’ultimo racconto lungo, Anniversario, pubblicato nel maggio del 1948 su Mercurio. Un’impronta indelebile ma diversa, lieve, serena, lascia nella scrittrice il villino moderno dov’era cresciuta a Roma, in quella Piazza Caprera, luogo dei suoi giochi infantili, che servirà da scenario alla «piccola compagnia di fanciulli» protagonisti del suo secondo romanzo, Periferia (Bompiani, 1933).

Paola Masino si sente una Sforza e identifica se stessa e la madre, Luisa, con tutta la sua famiglia e con la casa di Montignoso, luogo sempre vicino ai suoi pensieri nelle lettere e negli Appunti, mentre il “babbo”, Enrico Alfredo Masino, funzionario del ministero dell’Agricoltura, scrittore e drammaturgo, è una figura a se stante, è “il suo grande ispiratore”: le ha instillato nello spirito fin dalla più tenera età il valore assoluto di una cultura ad ampio spettro (dal teatro al melodramma, dall’opera lirica, all’arte, alla letteratura) e un’educazione libera da ogni conformismo.

Paola ne trarrà le conseguenze per le sue scelte precoci e difficili, ma convinte: il mestiere di scrittrice, l’amore con Bontempelli, di trenta anni più grande di lei, sposato, anche se da lungo tempo separato, la «fuga», appena maggiorenne, nel luglio del 1929, a Parigi, lavorando prima all’Europe nouvelle, poi al Bureau international de Cooperation intellectuel. Ritratta da De Pisis, da De Chirico, notata per le mises serali che si diverte ad inventare, nella capitale francese Paola conosce Crémieux, Maurois, Ramon Gomez de la Serna, Picasso, ritrova Pirandello, Savinio. Va a vedere Le chien andalou, di Buñuel e Dalí, che la entusiasma e imprime una svolta alla sua scrittura surreale, facendole assumere una più accentuata attenzione non solo per il sublime, ma per la crudeltà e la fisicità dell’orrido.

Paola, raggiunta più tardi da Bontempelli, vive a Parigi un momento di felicità esistenziale e di intensità creativa: raccoglie le prose di Decadenza della morte (Stock, 1931), il suo primo libro, scrive in pochi mesi varie stesure di Monte Ignoso, oltre ad altri progetti di romanzo rimasti incompiuti. Al rientro in Italia pubblica Periferia e alcuni racconti in rivista, che saranno raccolti in Racconto grosso e altri. Nel 1938 la morte di Pirandello, che la Masino considerava, con il padre e Bontempelli, la presenza più importante della sua vita, le crea angoscia e dei sensi di colpa, confessati negli Appunti di Paola e condivisi da Massimo, che ne accenna addirittura nel discorso funebre.

Un discorso che, tenuto in qualità di Accademico, non piace al Regime. Alla fine dello stesso anno Bontempelli è costretto a sospendere ogni attività pubblicistica e a lasciare Roma. La scrittrice lo segue trasferendosi a Venezia in un appartamento bellissimo all’ultimo piano di uno storico palazzo che si affaccia sul Canal Grande.

Ma questa casa importante, frequentata da grandi artisti, musicisti, scrittori, con i mille problemi della quotidiana routine organizzativa che ne derivano, crea in Paola, nomade e ribelle, il dramma della massaia, impedendole la concentrazione necessaria alla scrittura. È ancora una volta una casa dunque, con le sue ossessioni, a suggerire il tema ispiratore, trasfigurato in chiave parodica, del terzo, ultimo, straordinario romanzo della scrittrice, Nascita e morte della massaia.

Un romanzo che serve anche «a dare un colpettino nella schiena alla schiavitù della donna, al luogo comune della buona padrona di casa», ma che è molto di più: la storia di un fallimento senza speranza e senza ritorno, in cui neanche la morte riesce a salvare dal suo destino la massaia protagonista, che in un finale grottesco, continuerà a pulire tutte le notti la sua tomba per l’eternità.

Anche il destino di Paola Masino è per certi versi fallimentare: con la lunga malattia di Massimo dagli anni Cinquanta la sua ispirazione si va consumando, portandola ad un precoce apparente silenzio creativo. A soli trentanove anni pubblica l’ultimo libro di poesie, poi, per decenni, lavora alla scrittura privata (undici quaderni fitti di appunti, in grandissima parte inediti), alle collaborazioni giornalistiche e radiofoniche, alle traduzioni dal francese, ai libretti d’opera, alla cura dell’opera e del l’archivio di Bontempelli.

Marinella Galateria