Olga Leumann, nasce e cresce nel cuore dell’imprenditoria filantropica di fine Ottocento. Il padre era quel Carlo Giovanni Napoleone Leumann discendente di una famiglia originaria di Kümmertshausen, un piccolo paese affacciato sul lago di Costanza.
Premiato durante l’Esposizione Internazionale di Parigi del 1900 con il Grand Prix e con una decorazione della Legione d’Onore come miglior produttore europeo di stoffe, Napoleone era lo stesso che, accanto al suo cotonificio a Collegno, aveva voluto il Villaggio operaio Leumann: un complesso edilizio in chiaro stile liberty, realizzato tra il 1892 e il 1914 dall’architetto piemontese Pietro Fenoglio, dove alle case erano affiancati i servizi necessari come la scuola elementare, gli ambulatori medici, una palestra e l’asilo infantile “Wera”, dedicato alla sorella minore di Olga, morta in tenera età. La madre, Amalia Cerutti, era la figlia del presidente della Cassa di Risparmio di Voghera.
Olga divenne una Medici del Vascello dopo il matrimonio con Giacomo, laureato in ingegneria a Zurigo, progettista di porti ma soprattutto sottosegretario della Presidenza del Consiglio dal 1935 al 1939.
Madre di un figlio maschio nato nel 1911 e di una figlia femmina, Elvina, nata nel 1914, anche Olga decise di ritagliarsi un ruolo nell’élite femminile fascista.
Quando la Società delle Nazioni impose le “inique sanzioni” all’Italia di Mussolini a causa della campagna d’Etiopia, i quadri femminili non si tirarono indie tro tanto che Olga diede alle stampe, nel 1936, I compiti e le responsabilità della donna nell’ora presente della vita nazionale, frutto di una conferenza tenuta alle donne e alle giovani fasciste di Venezia il 18 marzo 1936. Mai colta da alcun pubblico dubbio che il fascismo si muovesse nel solco di una missione civilizzatrice, ligia alle parole d’ordine, spronava le donne ad appoggiare la causa fascista affermando che l’Italia era stata messa al bando perché «colpevole solo di aver voluto portare la civiltà dove oggi regna la barbarie».
Quando nel 1938, Achille Starace, decise che alle prime due ispettrici delle organizzazioni femminili fasciste, Clara Franceschini e Giuditta Stelluti Scala Frascara, ne andavano affiancate altre quattro, scelse di nominare Wanda Bruschi Gorjux, giornalista e organizzatrice culturale, Laura Marani Argnani, fiduciaria di Reggio Emilia, Teresita Menzinger Ruata, presidente dell’Associazione nazionale delle fami glie dei caduti e dei feriti in guerra ed infine proprio l’aristocratica Olga Medici del Vascello.
Nel 1941 si impegnò nei rapporti con le visitatrici fasciste e nell’aprile del 1942 fu proprio lei ad essere ricevuta dal Segretario Generale della Falange spagnola per formalizzare una volta di più il rapporto fra il Partito Nazionale Fascista e la Falange franchista.
Alessandra Gissi