» Mancuso Grandinetti Maria  
1981 - 1977
 


 

 

Nata in una buona famiglia borghese del sud, è subito incoraggiata dal padre, che ne intuisce le doti artistiche, a frequentare l’Accademia di Belle Arti di Napoli, in cui segue i corsi tenuti dal pittore Cascella.

Sposatasi con l’avvocato Cesare Mancuso, dimora prima a Bari e quindi definitivamente a Roma, dove riesce ben presto per i suoi vasti interessi culturali a mettere insieme attorno a sé, nel suo salotto, una interessante cerchia di intellettuali, che vanno da Julius Evola a Giorgio De Chirico e Alberto Savinio, da Giacomo Balla a Anton Giulio Bragaglia e Giuseppe Ungaretti.

Per avere rifiutato a Teresa Labriola di organizzare un movimento italiano d’arte – ne spiega i motivi in due articoli pubblicati ne Il popolo di Roma – è sottoposta a una sorta di ostracismo dalla vita pubblica fino al 1930. Alcune sue opere, spedite a Parigi per una mostra alla Galleria Castel nel 1930, arrivano tagliate, sicché la mostra deve essere rinviata all’anno seguente con opere del primo periodo e qualcuna di tendenza cubista degli anni Venti. A Parigi conosce Utrillo e Waldemar Gorge, che presenta l’edizione inglese di una sua monografia, mentre quella italiana viene presentata da Mario Recchi e Roberto Melli, quella francese da Giuseppe Ungaretti, quella tedesca da Italo Tavolato.

In pittura è prima vicina alla «Secessione romana» e al movimento di «Valori plastici», poi a certo primitivismo, secondo una felice definizione di Anton Giulio Bragaglia. Allestisce varie sue personali a Roma (1932, 1936), partecipa alla II Quadriennale romana del 1935, espone nel 1940 a Milano alla Casa degli Artisti, presentata da Carlo Carrà e nel 1942 al Teatro Quirino di Roma, presentata da Alberto Savinio.

Dopo la seconda guerra mondiale espone pubblicamente le sue idee di pace universale, in cui doveva avere un ruolo importante l’arte. Nel 1946 fonda la rivista Arte contemporanea, che nel 1951 si collega all’associazione inglese di pace “General Welfare”; insieme danno vita alla Lega delle Arti e delle Scienze. Spinta dal suo amore per la filosofia e dai suoi studi di religioni comparate, aderisce al Congresso mondiale delle religioni in Giappone, all’Alleanza universale per la pace e alla Lega non violenta americana, abbandonando nei suoi ultimi anni l’arte per l’impegno socio spirituale, ma mostrando anche più esplicitamente la variegata articolazione della sua cultura e dei suoi interessi.

Anna Maria Ruta