» Noce Teresa  
1900 - 1980
 


 

 
Teresa Noce durante il VI Congresso del PCI del 1947, assieme a (da sinistra) Luigi Longo, Agostino Novella e Giuseppe Di Vittorio - © Farabolafoto, Milano  

Nell’immaginazione collettiva, la figura di Teresa Noce è interamente racchiusa nei tre aggettivi branditi con scherno dagli avversari (e talvolta, con malizia non bene dissimulata, anche dagli stessi compagni di lotta e di partito): «brutta, povera e comunista».

Teresa Noce, la Estella della clandestinità e dell’emigrazione antifascista e della guerra di Spagna, era senz’altro comunista. Era fuor di dubbio povera (anzi “poverissima”, come racconta Marta Boneschi in un denso profilo biografico della «rivoluzionaria di professione») nata a Torino nella miseria di una famiglia abbandonata dal capofamiglia, costretta a lavorare da bambina, crudelmente inchiodata a una «Gioventù senza sole», come recita il titolo di un suo racconto autobiografico. Comunista, dunque, sin dalla fondazione del Partito nato a Livorno da una scissione con i socialisti. Povera, inoltre.

Ma Teresa Noce era indiscutibilmente non avvenente, simbolo della deliberata negazione di ogni attraente femminilità: «brutta», insomma, emblema fisico di una vita dedicata integralmente alla politica e alla fede ideologica. Ma che di Estella venga ricordata ossessivamente la bruttezza, è segnale di quanto l’estetica della donna sia considerata un fattore cruciale nel giudizio su una protagonista della turbinosa storia politica del Novecento italiano.

Lavorò presto come sartina, poi Teresa Noce, durante la Grande Guerra, entrò come operaia nella Fiat Brevetti. Lì, in quel clima incandescente, incontra insieme la politica, la sinistra rivoluzionaria infiammata dai giorni che sconvolsero il mondo con l’Ottobre sovietico, e anche un giovane che non era povero e aveva alle spalle gli studi negati alla poverissima Noce, che in compenso divorava con furia da autodidatta tutta la carta stampata che le passasse a tiro. Quel giovane si chiamava Luigi Longo, destinato a diventare un dirigente di primo piano nel Partito comunista, il rivoluzionario professionale da cui avrà tre figli (uno morto piccolissimo di meningite) e che seguirà nel suo percorso di militante comunista.

Nel 1927 Teresa Noce riparerà all’estero. Andrà a Mosca, nel cuore della rivoluzione mondiale, poi a Parigi, impegnandosi nell’organizzazione del fuoriuscitismo antifascista e nella rete clandestina comunista, poi di nuovo nell’Unione Sovietica, immergendosi nelle lugubri atmosfere dell’hotel Lux. Teresa Noce non si allontanerà mai dalla linea fissata dal Partito.

Non in Spagna, quando, combattente delle Brigate internazionali contro il golpista Francisco Franco, curerà la pubblicazione del Volontario della Libertà e sarà testimone delle feroci epurazioni con cui gli uomini di Stalin (tra cui Longo) annienteranno anarchici e trotzschisti.

Non in Francia, dove si trova quando scoppia la seconda guerra mondiale e i comunisti, prima della capitolazione di Parigi e prima dell’aggressione nazista all’Unione Sovietica, sono guardati con sospetto a causa del patto siglato nel 1939 dai ministri di Hitler e di Stalin. Ma nel ‘43, partecipando alla lotta clandestina, viene arrestata e portata nel lager di Ravensbruck.

Malgrado questo pedigree di impegno e di lotta, troppo spesso nel dopoguerra Teresa Noce, bersaglio dei sarcasmi maschilisti dei nemici politici, viene identificata come la moglie di Luigi Longo. Eppure Estella entra nella Direzione del Pci (1946), viene eletta all’Assemblea Costituente e diventa parlamentare sin dalla prima legislatura dell’Italia ritornata nell’alveo democratico. Come Segretaria generale del sindacato dei tessili, contribuisce al varo di leggi per la tutela delle lavoratrici madri.

Come compagna ripudiata di Longo riceve umiliazioni su umiliazioni e nel 1953 apprende la notizia dell’annullamento del suo matrimonio dalle pagine del Corriere della Sera. Furiosa, Teresa Noce smentisce il giornale milanese asserendo che mai e poi mai, da comunista integrale, avrebbe accettato il sotterfugio di annullare il matrimonio a San Marino, espediente cui avrebbero potuto ricorrere soltanto i “marci” borghesi. Ma la notizia era vera: Longo aveva agito così, all’insaputa di lei. Delusa e mortificata, Teresa Noce, rivoluzionaria di professione, trascorrerà gli ultimi anni ritirandosi a vita privata.

Pierluigi Battista