» Borboni Paola  
1900 - 1995
 


 

 
Paola Borboni nel 1930  

Il teatro è stato il suo grande amore, la sua vita, la sua arte e la sua passione. Paola Borboni nasce a Golese di Parma il primo gennaio del Novecento e ben presto diventa un simbolo del nuovo secolo.

Paola ha soltanto sedici anni quando lascia la scuola che non ha mai frequentato con passione. Abbandona l’idea di diventare maestra e sceglie il palcoscenico. È una ragazza trasgressiva ed ironica, intelligente e volitiva ed è ben decisa a dar corpo ai suoi desideri. La prima guerra mondiale è in pieno svolgimento, la famiglia si è trasferita a Milano e Paola, anche grazie al lavoro del padre che è impresario teatrale, ha l’opportunità di recitare ai Filodrammatici di Milano con la compagnia di Alfredo De Santis. La ragazza ha talento e subito fa breccia fra i critici. Ma piace anche al pubblico e in breve diventa un’attrice stimata e di successo.

La fine del conflitto e la voglia di vivere che s’impone con un radicale cambiamento del modo di vestire delle donne non riescono intanto a incidere davvero sul comune senso del pudore. Ma Paola va controcorrente ed è all’avanguardia. È un’anticonformista e ama il rischio e, nel ‘25, proprio mentre il fascismo esalta la donna madre fattrice di figli, tutta casa e famiglia, lei va in scena a seno nudo in Alga Marina di Carlo Veneziani. Il seno nudo era già apparso in teatro, nell’avanspettacolo.

Mentre Paola Borboni opera una vera e propria rivoluzione: sveste il suo personaggio e sposta la visibilità teatrale dalle parole all’immagine. Ed è scandalo. Ha ricordato il giornalista Orio Vergani: «Le repliche di quella commedia mobilitarono più binocoli di quanti ne fossero stati usati in mezzo secolo di prove ippiche a San Siro».

Paola è bella, sensuale, efficace e brava. Affascina e fa parlare di sé. Dal palcoscenico sfida il pubblico e se stessa. Fare scandalo non le dispiace e il nudo lo esibisce volentieri. In Diana al bagno si presenta del tutto svestita, appena coperta da un velo trasparente e, seminuda, è anche ne I capricci di Susanna. In seguito, con ironia, commenterà più volte: «Mi divertivo a fare un po’ di chiasso, madre natura mi aveva dato la bellezza. E, allora, perché non farne partecipe il pubblico?».

Attrice di teatro, Paola Borboni non si sottrae al cinema. È la modernità, è l’ennesima scommessa. E l’accetta. Recita in trentasei film, fino al 1982, ma il suo grande amore rimane il teatro. «Il cinema è un’operazione commerciale – dice – l’attore resta sempre un po’ una marionetta. Mentre il teatro è vita, è come mangiare, dormire, amare...». Lei è una donna di scena, non di schermo.

1935: il fascismo ha fatto fare un passo indietro all’emancipazione femminile, un regio decreto ha appena vietato alle donne di dirigere una scuola, ma Paola Borboni riesce a mettersi alla testa di una compagnia teatrale. E lo fa con competenza e con passione.

Lei è la regina delle sfide, sotto la sua guida recitano attori notissimi come Luigi Cimara e Salvo Randone in quel periodo (e a lungo) suo compagno in teatro e nella vita. Paola Borboni ama condurre il gioco e non molla. Nel ‘42 arriva a dirigere una vera e propria “compagnia pirandelliana”, il suo sogno. Lei venera e osanna Luigi Pirandello e mette in scena 17 commedie del suo autore preferito.

Non è soltanto trasgressiva, è un’innovatrice, un’artista completa, che non si risparmia. Spazia tra i generi teatrali: la commedia, il dramma, l’operetta, il cabaret. Si esibisce perfino come capocomico e, in quegli anni, è la prima donna a osare tanto. Ed è il 1954 quando inventa uno spettacolo composto soltanto da cinque monologhi, un recital per attrice solista.

La sua presenza scenica è straordinaria e la critica gliela riconosce. Lei è eccentrica e non fa mistero del piacere che le procura camminare sul filo del rasoio. Si fa intervistare e dice: «Mi piace rischiare e non m’importa di diventare antipatica». Ma il suo è un vezzo, lei vive per la scena, per il pubblico.

L’Italia cambia. Il boom economico, il ‘68, le leggi che consentono il divorzio e l’aborto trasformano la società, e Paola Borboni riesce ancora a stupire. È il 1972 quando sposa Bruno Villaraggio, un mimo, poeta e pittore che di anni ne ha 32, quaranta meno di lei. Piovono pettegolezzi e malignità, ma la coppia sembra affiatata e il matrimonio funziona. Lei è anziana, eppure lavora come sempre a pieno ritmo. Nel ‘73 gira Sesso matto con Dino Risi, seguono altri sei film. Nel ‘78 Bruno Vilar muore in un incidente stradale. Sull’auto c’è anche Paola, che resta ferita. La morte del marito è per lei un grande dolore e le conseguenze dell’incidente la rendono zoppicante, ma non la piegano.

Continua a recitare anche se, da allora, è costretta ad andare in palcoscenico con le stampelle. Anzi, per un’ennesima sfida, le trasformerà in un oggetto di vanità. Le fodera di seta damascata, le esibisce come un trofeo, come la prova che lei non cede.

Ostenta la sua vecchiaia e la sua infermità con la stessa civetteria controcorrente che spesso aveva dimostrato aumentandosi addirittura l’età.

Invecchia e non s’arrende. Mette in scena Goldoni, concede interviste. Non lesina i ricordi e continua a muoversi nel presente; intreccia una nuova amicizia con un uomo ancora una volta molto più giovane di lei. E vive.

È vinta dal tempo solo nel ‘94. Lascia il teatro ed è la fine che si avvicina. Si trasferisce in una casa di riposo e, anche lì, ogni tanto, recita per gli ospiti. Muore il 9 aprile del ‘95.

Silvana Mazzocchi