» Barbāra Giuranna Elena  
1899 - 1998
 


 

 
Elena Giuranna Barbàra dopo un concerto, con il figlio Bruno - © archivio M. Mencarini/agenzia Grazia Neri, Milano  

«Dio ci guardi dal prendere posizione contro il femminismo: col rischio di finire come Orfeo tra le mènadi. Sia tuttavia lecito ricordare che la donna, sebbene in molte epoche il privilegio della istruzione musicale sia toccato a lei più che agli uomini, non se ne giovò che per alcuni aspetti. Ci offre infatti la storia della musica cantanti eccelsi, insegnanti di vaglia ma, di compositrici, esempi così rari da contarsi sulle dita di assai poche mani [...]. Tanto più spicca il caso unico, almeno per l’Italia, della palermitana Barbàra Giuranna».

Con queste parole il critico musicale Fedele D’Amico, in occasione della prima di Hosanna, sua ultima opera rappresentata al Teatro Massimo di Palermo nel 1978, rendeva definitivo onore alla più importante compositrice del panorama musicale italiano del Novecento.

Nata a Palermo il 18 novembre 1899, Elena Barbàra il femminismo, oltre che la nobiltà, l’aveva nel sangue. Sua madre, infatti, Anna Sensales Proto, era stata una donna straordinaria per i suoi tempi, avendo studiato medicina e ginecologia a Parigi e diventando poi primaria ginecologa in una clinica a Palermo: uno dei pochi specialisti donna ad avere operato alla fine del XIX secolo.

L’educazione musicale di Elena era cominciata al collegio. Maria Adelaide di Palermo – allora frequentato solo dai figli di nobili – e completata al Conservatorio Vincenzo Bellini di Palermo. Al Conservatorio di Napoli, nel 1923, si diplomò in composizione con il maestro De Nardis. Di quel periodo Elena ricordava con ironia che doveva entrare in conservatorio dall’ingresso per ragazze e, una volta finita la lezione di composizione, ritornare nella sezione dell’edificio riservata alle alunne. Anche se durante queste lezioni – era l’unica ragazza – doveva star seduta separata dai maschi, riuscì ad entrare in amicizia con un giovane musicista calabrese, il barone di Casal di Lutrò, Mario Giuranna. Decisero di sposarsi nel 1924.

Alla fine degli anni ‘20 Barbàra Giuranna esordì come compositrice con la suite per piccola orchestra Apina rapita dai nani della montagna, tratta dalla fiaba di Anatole France, che venne eseguita da Frederick Stock nella serie di concerti sinfonici di Chicago nel 1929 e successivamente da Pellettier nei concerti del Metropolitan Opera di New York nel 1930. Nel 1935 fu invitata a partecipare, prima donna italiana, al Festival Internazionale di Musica di Venezia dove presentò Adagio e Allegro da Concerto, e poi al Festival Internazionale di Bruxelles nel 1938 con Toccata per Orchestra.

Dopo la prematura scomparsa del marito, allora direttore del Teatro San Carlo di Napoli, per potere mantenere i figli piccolissimi, decise di dedicarsi all’insegnamento e nel 1937 entrò al Conservatorio di Santa Cecilia dove, fino al 1970, tenne la cattedra di composizione. Nel 1948 entrò alla Rai di Roma in veste di collaboratrice per programmi sinfonici. Continuò a comporre poemi sinfonici e le opere Jamanto, Mayerling e Hosanna. Morì, quasi centenaria, nel 1998. Le sue opere sono edite da Ricordi.

Rosa Mastrandrea