» Saladino Giuliana  
1925 - 1999
 

 

 
Ignoto - Tito Speri (1825-1853). 1852 circa - Musei Civici Milano  

Giornalista, femminista, comunista: così potremmo definire Giuliana Saladino, una donna minuta, buona conversatrice e ottima ascoltatrice; lettrice instancabile; con ineguagliabili capacità di amicizia.

Si abbigliava in modo semplice ma personalissimo, insieme trasandato e raffinato. Fu autrice di due tra i più bei libri siciliani del dopoguerra: Terra di rapina (1977), sulle speranze, le lotte e la disperazione dei senza terra e minatori siciliani e Romanzo civile (2000, pubblicato postumo), sulla vita di un gruppo di giovani intellettuali e sulla estrema coerenza della loro morale laica.

Nata a Palermo, da famiglia aristocratica, ricevette una educazione tradizionale: a undici anni, con una parente “dama di San Vincenzo”, visitava i quartieri degradati della città, consegnando ai poveri tagliandi per l’acquisto di pane e latte. Ma con la fine della guerra e l’esplosione dei movimenti rivendicativi dei contadini e degli operai, avvertì che non era attraverso la carità che i poveri potevano (e tanto meno desideravano) continuare a vivere; essi volevano libertà e giustizia; cambiare sistema economico e politico; fare nuove leggi; costruire un nuovo costume morale. Così Giuliana, schierandosi con i poveri, divenne comunista.

Fu però una comunista sui generis, indipendente e libertaria. Non sottomise mai al realismo politico del partito comunista il suo irrefrenabile spirito critico e l’irruente e inflessibile ricerca della verità, per quanto difficile da individuare e definire. Uscita dal PCI nel 1956 (dopo i fatti di Ungheria), restò sempre fedele agli ideali giovanili auspicando un cambiamento radicale della società.

L’intervento consapevole e diretto sugli eventi del proprio tempo e la passione per la scrittura sono state le direttrici fondamentali della sua vita.

Segretaria di redazione nel 1946 della rivista politico-culturale Chiarezza, visse alcuni anni di impegno politico diretto nella provincia di Agrigento assieme al marito, Marcello Cimino, con cui divise fino alla fine ideali e sacrifici. Nei primi anni ‘50, tornò a Palermo; contribuì all’organizzazione dell’“Associazione donne palermitane”; quindi entrò (1960) nel quotidiano L’Ora come segretaria di redazione, assumendo responsabilità sempre maggiori, fino a diventarne una colonna fondamentale.

Condusse memorabili inchieste sulla politica palermitana e siciliana, sulla condizione delle donne ed i rapporti tra i sessi, sullo sviluppo economico distorto dell’isola, distinguendosi per coraggio, originalità, anticonformismo. Insieme a un gruppo di colleghe costituì il coordinamento femminile delle giornaliste siciliane; incoraggiò la formazione e la crescita dei movimenti per l’emancipazione e la liberazione della donna (partecipando direttamente alle campagne per la legge sul divorzio e per la interruzione volontaria della gravidanza); contribuì alla stesura del libro collettivo Essere donne in Sicilia (1975); fece parte fin dalla fondazione (1991) della redazione di Mezzocielo, periodico palermitano diretto e scritto da sole donne.

All’indomani delle stragi di mafia del 1992 (assassinio dei giudici Falcone e Borsellino, e delle loro scorte) diede vita al “Comitato dei lenzuoli”, che promosse l’esposizione ai balconi della città di centinaia di lenzuola con scritte antimafiose, dando espressione alla indignazione della maggior parte della popolazione palermitana ed esercitando una pressione verso le istituzioni cittadine, regionali e nazionali per la rottura di ogni loro legame occulto con la mafia e l’instaurazione di un vero regi me di legalità nell’isola.

Quando al Comune di Palermo, alla fine del 1993, si operò una svolta radicale nei confronti delle amministrazioni precedenti, Giuliana Saladino fu chiamata a far parte della nuova Giunta comunale (detta della “Primavera palermitana”). Ricoprì l’incarico di assessore alla cultura che lasciò dopo pochi mesi, avendo verificato l’estrema difficoltà di governare la città con la coerenza e la trasparenza desiderate.

Concluse la sua vita con semplicità, tra i libri e la musica, interrogandosi instancabilmente sugli eventi della politica, circondata dalle adorate figlie, dai nipoti e dagli amici. La sua esistenza riassume i sogni ed i dubbi di una intera generazione.

Simona Mafai