» Pizzi Nilla  
1919 - 2011
 

 

 
Nilla Pizzi nel 1963 - © AP Photo/La Presse  

Di regine la canzone italiana ne ha riconosciute tante, ma la prima regina vera è stata certamente una robusta ragazza nata a Sant’Agata Bolognese il 6 aprile 1919 col nome di Adionilla Negrini Pizzi, poi opportunamente abbreviato in Nilla Pizzi.

L’idea di una canzone italiana come genere unitario e autonomo è infatti piuttosto tarda e si afferma solo con il Festival di Sanremo. E Nilla Pizzi vinse le prime due edizioni di Sanremo, arrivando prima nel 1951 con Grazie dei fior – canzone che vende la quantità enorme per l’epoca di 35 mila dischi – e si classifica anche al secondo posto con La luna si veste d’argento, mentre l’anno dopo conquista il primo, il secondo e il terzo posto, rispettivamente con Vola colomba, Papaveri e papere e Una donna prega.

Aggiungeteci, sempre nel 1952, la vittoria al Festival di Napoli (anch’esso nuovo) con Desiderio ’e sole, completato dal terzo posto con Mergellina, e avrete ragioni sufficienti per l’in coronazione. Più che i festival in sé, in queste affermazioni contava la radio, allora al culmine del suo potere, che li trasmetteva in diretta: «Già all’indomani» racconta Nilla Pizzi «la gente canticchiava le canzoni che la sera prima aveva sentito alla radio».

Quella di Sanremo, per Nilla Pizzi, è la consacrazione definitiva. Ma la sua carriera inizia molto prima, nel 1937, quando inopinatamente vince un concorso dell’Eiar (l’ente radiofonico dell’epoca), che è un po’ l’antecedente di Miss Italia: Cinquemila lire per un sorriso. Incomincia da qui la sua affermazione come cantante. Si separa da suo marito, Guido Pizzi, un manovale edile con stesso cognome, ma non suo parente. Comincia a cantare per i soldati mobilitati nella guerra, vince un concorso per voci nuovi dell’Eiar, si fa un repertorio che allora sembrava moderno e leggero, cantando insieme a Bruna Rattani, poi con Dea Garbaccio. È il periodo di Alba della vita, Verrà, Quel mazzolin di fiori, Tulipano d’oro. Dopo la guerra incide una lunga serie di successi: Oh papà, La vie en rose, Cocoricò, Mi triste corazon, Dopo di te, È troppo tardi, Non aspetto nessuno.

Il successo di Sanremo è piuttosto effimero. Coinvolta in una serie di complicate e molto pubbliche vicende sentimentali fra il maestro Angelini, vera divinità fondatrice della canzone italiana, e il collega Gino Lattila, delusa dal flop della canzone di Sanremo 1953 (Campanaro), Nilla Pizzi abbandona per qualche anno lo spetta colo italiano e si rifugia nell’esotismo vacanziero di Acapulco, in Messico, limitandosi a girare qualche film: Saluti e baci (1952), Il microfono è vostro (1952), Ci troviamo in galleria (1953), Canzone appassionata (1954). Poi però torna, è seconda a Sanremo 1958 con Edera e nello stesso anno vince Canzonissima.

Nel panorama della musica leggera italiana continua a essere presente a lungo, con la sua voce agile e leggera, ben modulata, e il prestigio di canzoni che restano nella memoria collettiva. Ma ormai le regine in carica erano altre. E Nilla Pizzi, in innumerevoli serate, trasmissioni televisive, premi alla carriera è comparsa soprattutto come un monumento del costume nazionale.

Ugo Volli