» Valmarana Spingardi Amalia  
1921 - 1966
 

 

 
Foto cortesia Centro Italiano Femminile  

«Sembra davvero, nelle sue intuizioni e nel metodo di lavoro, la espressione di quella “donna forte” descritta dalla Bibbia, che non conosce invecchiamenti e superamenti».

A descriverla così è Giulio Andreotti, uno dei tanti politici con cui lei, presidente dell’associazione cattolica “Centro Italiano Femminile”, abitualmente si confronta manifestando quella fermezza di carattere che ha ereditato dal padre, il generale piemontese Paolo Spingardi, deputato, senatore e poi ministro della Guerra ai tempi della conquista della Libia.

Chiamata alla presidenza del Cif nel 1950, torna a Roma da Vicenza, la città dove era andata a vivere, sposa del conte Giustino di Valmarana. A Roma era cresciuta; a Roma, nella basilica di S. Maria Maggiore, era stato celebrato il suo matrimonio. Educata in casa con istitutori e istitutrici privati, come si conveniva a una fanciulla di buona famiglia, aveva proseguito gli studi in Inghilterra, in un collegio di suore ad Ascot.

Durante il ventennio, a Vicenza, aveva vissuto appartata nella sua bella villa “dei nani”, affrescata dai Tiepolo, dividendosi tra la cura dei figli, Angelo e Paolo, e la gestione della Scuola Materna di Longara, convitto per bambini di famiglie disagiate e per orfani di guerra.

Sia lei che il marito, antifascisti, si erano tenuti lontani da ogni attività politica, ma nell’immediato dopoguerra, mentre Giustino viene eletto prima deputato e poi senatore nelle file della Democrazia Cristiana e partecipa all’Assemblea Costituente, Amalia abbraccia, al suo nascere, la causa del Cif, fondando e presiedendo il comitato locale. Grazie alle sue spiccate doti di organizzatrice, alla sua operosità instancabile, viene eletta presidente nazionale. Compito del Cif, come lei stessa afferma, è «lo studio dei problemi femminili e la preparazione della donna ai suoi compiti nella famiglia e nella vita sociale, la divulgazione fra le masse femminili delle idee del mondo moderno in armonia allo spirito della dottrina cristiana».

Si dedica all’organizzazione assistenziale in tutto il territorio nazionale, nelle città come nelle campagne (con l’istituzione di corsi di educazione per adulte analfabete, di corsi di economia domestica, di taglio e di cucito, con la creazione di asili, colonie marine e montane, refettori per l’infanzia, mense e scuole di lavoro per adolescenti, scuole di formazione per assistenti sociali, per vigilatrici d’infanzia), affrontando anche il compito di educare le donne all’esercizio del voto, perché al voto, «aspirazione della donna da moltissimi anni e che ci fu concesso soltanto nel ‘45» come ricorda in una Tribuna elettorale televisiva del 1961, «la massa non era preparata»; il che, in quegli anni di guerra fredda che vede accesissimo il conflitto tra i due schieramenti, significa orientare a votare per la DC, nonostante il Cif si proclami per Statuto indipendente dai partiti politici.

Portatrice di un modello femminile intraprendente e innovativo, istituisce, coordinando i comitati provinciali e comunali, commissioni di studio sui problemi dell’inserimento delle donne nel mondo del lavoro e sulla preparazione delle donne alle responsabilità pubbliche.

Consapevole del contributo femminile alla rapida ripresa economica del paese, promuove l’elaborazione di leggi che rispondano alle nuove necessità della donna lavoratrice. Per educazione e per appartenenza sociale sa come parlare con chi detiene il potere: con umiltà e devozione si rivolge al Pontefice, cui periodicamente fa visita riferendo delle sue iniziative, con politici e personalità della cultura tratta da pari a pari.

Si adopera con successo per il varo della legge sulla pensione alle casalinghe (1963) e della legge di tutela del lavoro a domicilio (1958) e, affinché la donna possa conciliare le cure della famiglia con il lavoro extradomestico, studia possibilità di lavoro a tempo ridotto. Si batte perché «siano aperte alle donne tutte le porte, senza preclusioni pregiudiziali, perché così è giusto, perché così afferma la Costituzione» e con spirito pragmatico condivide le sue battaglie con le militanti delle altre forze politiche, facendo leva sulla sua sapienza mediatrice, dato che i rapporti tra Cif e Udi, l’associazione delle donne comuniste e socialiste, sono sostanzialmente competitivi e antagonistici.

La legge sulla partecipazione delle donne all’amministrazione della giustizia (1956), la legge per l’ammissione della donna ai pubblici uffici e alle professioni (1963), il riconoscimento da parte dei sindacati della parità salariale (1960), sono tutti obiettivi per i quali il Cif, sotto la sua presidenza, si mobilita.

Il suo interesse per l’educazione dell’infanzia, evidente nella partecipazione ai Congressi dell’Opera Montessori, le vale la nomina a vicepresidente del Comitato italiano dell’Organizzazione mondiale per l’educazione prescolastica. In campo culturale si distingue per l’organizzazione di un festival di film per ragazzi che si inserisce nel quadro delle manifestazioni della Mostra del cinema al Lido di Venezia. Nel 1962 per motivi di salute – da sempre soffre di asma – rinuncia alla presidenza del Cif, ma continua a lavorare in veste di vicepresidente.

Irene De Guittry