» Guidi Cingolani Angela  
1896 - 1991
 


 

 

Nata a Roma, Angela Guidi partecipa sin da giovane alle attività del movimento cattolico: entrata nell’Unione donne cattoliche, nel 1918 diventa propagandista (dopo aver ottenuto il diploma al primo corso propagandistico dell’Unione donne cattoliche, dove conobbe Armida Barelli) e poi dirigente del gruppo romano della Gioventù femminile cattolica italiana.

Intanto, scrive per l’Avvenire d’Italia, il Corriere d’Italia, L’Ago e Il Solco. Dal 1924 al 1925, quando venne chiuso dal fascismo, fu la Direttrice del settimanale Il Lavoro femminile. Impegnata nell’assistenza durante la Grande Guerra con il Circolo di San Pietro, Angela ottenne la medaglia di bronzo del comune di Roma.

L’incontro decisivo nella sua vita sarà quello con don Luigi Sturzo, che la incarica di organizzare il lavoro femminile nell’ambito dell’Opera per l’assistenza civile e religiosa per gli orfani di guerra. Nel 1919 aderisce al nuovo Partito Popolare Italiano: quella della Guidi Cingolani sarà la prima tessera muliebre.

In linea con le indicazioni del PPI (che in Italia fu uno dei primi partiti ad inserire nel suo programma l’allargamento del suffragio alle donne), la Guidi è una delle prime cattoliche a partecipare al movimento nazionale pro suffragio femminile. Nel 1924 vinse un concorso all’Ispettorato del lavoro di Roma, occupandosi in particolare, come ispettrice, di assistenza alle mondine, cercando di proseguire (finché il Fascismo lo permise) l’attività sindacale di orientamento cattolico. Intanto, nel 1936, sposa Mario Cingolani, importante esponente dell’Azione cattolica e politico di spicco nella futura DC.

Il suo impegno è quindi attivissimo durante la lotta clandestina, nelle file della Democrazia Cristiana. Incaricata di organizzare il movimento femminile del nuovo partito, Angela ospita in casa sua diverse riunioni clandestine del Comitato di liberazione nazionale (CLN).

La Democrazia cristiana (di cui Angela sarà consigliere nazionale dal 1944 al 1947) la nomina alla Consulta, e nel corso dei lavori, la Guidi Cingolani otterrà un primato: il 1 ottobre 1945 è la prima donna italiana a parlare a Montecitorio. Sarà un intervento assolutamente non di circostanza (“vi invitiamo a considerarci non come rappresentanti del solito sesso debole e gentile, oggetto di formali galanterie e di cavalleria di altri tempi, ma pregandovi di valutarci come espressione rappresentativa di quella metà del popolo italiano che ha pur qualcosa da dire […] e che ora con voi lotta per una democrazia che sia libertà politica, giustizia sociale, elevazione morale”), in cui Angela rimarcherà soprattutto due aspetti.

Dopo aver inquadrato storicamente la battaglia per il voto femminile (richiamandosi alla tradizione suffragista italiana viva ben prima del fascismo), ella, consapevole di quanto poco sia stato fatto e si continui a fare in politica per le donne, rimprovera senza mezzi termini l’uditorio maschile. “Di parole gentili, ne abbiamo sentite tante. Di fatti, ne abbiamo visti pochi”.

Dopo poco, a 50 anni, la Guidi Cingolani viene eletta all’Assemblea Costituente. Anche in questa occasione, la battagliera Angela pronuncia discorsi che vanno dritti al nocciolo. Del resto, se è vero che il solo spazio che venne lasciato alle Costituenti fu quello, tipicamente femminile, relativo a temi come l’assistenza, la famiglia, l’istruzione, la pace e il lavoro femminile, vi furono due sole eccezioni: il 1° febbraio 1947 Nilde Iotti parla alla adunanza plenaria della Commissione dei 75 di autonomie locali (sostenendo l’improponibilità della divisione della regione Emilia-Romagna per ragioni storiche, economiche e culturali), mentre il 3 maggio è Angela Guidi Cingolani ad intervenire dinnanzi a tutta l’Assemblea in materia di partecipazione dell’Italia alle organizzazioni internazionali.

All’epoca, la Guidi Cingolani – poi sostanzialmente dimenticata – fu una delle politiche più note. Lo dimostra, ad esempio, una pagina de La Domenica del Popolo che, nel gennaio 1946, ponendosi il preoccupato interrogativo “il mondo sarà governato dalle donne?”, costellava l’articolo di una serie di foto che ritraevano le prime donne di diversi paesi, tra cui la “prima signora” della Cina signora Cing Kai-scek (il “braccio destro di suo marito nel governo”), Ellen Wilkinson (“deputatessa, uno dei membri più illustri dell’attuale governo britannico”), Dolores Ibarruri (la “pasionaria di Spagna che ebbe il suo quarto d’ora di celebrità durante la guerra civile spagnola”) ed Eleonora Roosevelt (“una delle donne che, con la parola e con gli scritti, hanno più efficacemente collaborato alla formazione dell’opinione pubblica negli Stati Uniti”). Per l’Italia, compariva Angela Guidi Cingolani.

Rieletta alla Camera nella I legislatura, nel 1951 Angela raggiungerà un altro storico traguardo: in occasione della formazione del VII governo De Gasperi, ella verrà nominata Sottosegretario per l’artigianato al Ministero dell’industria e del commercio (occupandosi, in particolare, di piccolo artigianato e di cooperazione artigiana).

Sarà così la prima donna italiana a far parte di un governo nella storia della nostra Repubblica.

Divenuta nel 1952 sindaco di Palestrina, abbandonò il piano nazionale per dedicarsi per molti anni ancora (fino al 1965) alla politica del comune laziale. Per una scelta consapevole, per protesta contro i nuovi indirizzi del suo partito o le logiche politiche nel loro complesso, perché – in qualche modo – obbligata: fatto sta che la Repubblica “perse” prematuramente una donna di esperienza, competenza ed intelligenza.

Giulia Galeotti