» D'Eramo Luce  
1925 - 2001
 


 

 
Archivio Marco D'Eramo  

Nel 1999, quando pubblica un piccolo libro di interviste e scrittiti autobiografici, Luce d’Eramo vuole in copertina un titolo programmatico: Io sono un’aliena. Una dichiarazione che, da allora, è stata ripetuta alla lettera, trascurando forse l’intimo paradosso che nasconde.

Perché la “diversità” di Luce d’Eramo derivava in effetti dalla forzatura estrema – spontanea e consapevole nello stesso tempo – di una normalità altrimenti accettata e con divisa.

Luce lo capisce da giovanissima. All’indomani del 25 luglio 1943, per esempio, sale in treno con la sua divisa fascista, suscitando paura e sconcerto tra i passeggeri. Una diciottenne clamorosamente fuori posto proprio perché si ostina a restare al proprio posto mentre intorno a lei tutto il mondo sta cambiando.

Fuori posto perché entra nei Lager dalla parte sbagliata, come volontaria nazista. Fuori posto perché si ribella, scappa, vive di espedienti nella Germania che corre verso la sconfitta. Fuori posto perché a Magonza, nel 1945, cerca di soccorrere le vittime dei bombardamenti e invece un muro crolla e la travolge, le spacca la spina dorsale, la riduce su una sedia a rotelle. Fuori posto anche nell’Italia del dopoguerra, lei che si professa “marxiana”, ma non può militare nel Pci perché fascista è stata e figlia di fascisti rimane.

Cristiana senza Chiesa, come il suo Silone, come lui animata da una spiritualità della concretezza, capace però di improvvise aperture visionarie.

Nasce a Reims il 17 giugno 1925. Si chiama Luce Mangione, ma per i compagni di scuola è semplicemente “la petite macaroni”. Nel 1939 i genitori decidono di rientrare in Italia e allora per i ragazzi di Alatri diventa “la francesina”. Di nuovo fuori posto, anche se si impone di imparare bene l’italiano (il francese resterà però la sua lingua interiore, quella adoperata per fare di conto e per i rari esperimenti poetici).

Quando arriva il ‘43, in famiglia la decisione appare scontata: si resta fedeli a Mussolini, si va al Nord, il padre diventa sottosegretario alla Propaganda nel governo della Rsi, Luce studia all’Università di Padova.

Un “branco” di prigionieri incrociato per strada le fa sorgere i primi dubbi, la spinge a offrirsi come operaia volontaria per le industrie tedesche. L’unico modo per verificare, per capire, per vedere con i propri occhi. Le fabbriche-Lager, poi Dachau, le fogne di Monaco, Magonza. Tutto in poco più di un anno, dal 7 febbraio 1944 al 27 febbraio 1945. E tutto raccontato nel suo libro più famoso, Deviazione, straordinario romanzo autobiografico apparso nel 1979.

In realtà Luce inizia a scrivere appena torna in Italia dalla Germania. Nel 1946 si sposa con il filosofo Pacifico d’Eramo (un matrimonio infelice, dal quale nel 1947 nasce Marco, l’amatissimo figlio giornalista e scrittore, e del quale si trova traccia nel romanzo postumo Un’estate difficile, 2001), si laurea in lettere e in filosofia, pubblica con piccole case editrici (Idilli in coro nel 1951, nel 1958 Il convoglio dei lituani, poi confluito in Racconti quasi di guerra, 1999), inizia ad affermarsi come saggista con libri fortemente anticonvenzionali: Raskolnikov e il marxismo (1960), nel quale polemizza con Moravia, e Finché la testa vive (1964), con cui approda in Rizzoli.

È però Mondadori a pubblicare, nel 1971, il suo testo più impegnativo, un corposo studio critico-bibliografico su L’opera di Ignazio Silone, altro scrittore “alieno” al quale è legata da un antico sodalizio umano e intellettuale.

Il successo internazionale di Deviazione fa da detonatore alla sua vena narrativa, sempre ispirata ad argomenti controversi: la lotta armata in Nucleo Zero del 1981 (ma già nel 1974 aveva analizzato il caso Feltrinelli in Cruciverba politico, un pamphlet ancora attualissimo), la condizione degli anziani in Ultima Luna del 1993, l’autismo emotivo dei giovani naziskin in Si prega di non disturbare del 1995, la malattia mentale in Una strana fortuna del 1997.

Ma il libro al quale è più affezio nata resta un eccentrico esperimento fantascientifico datato 1986, il romanzo Partiranno, appassionata cronistoria della permanenza sulla Terra dei Nnoberavezi, alieni gentili ai quali Luce d’Eramo ha trasmesso molta della sua quotidiana “diversità”.

Muore a Roma, fedele a se stessa, il 6 marzo 2001.

Alessandro Zaccuri