» Cecchi D'Amico Suso  
1914 - 2010
 
 
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E’ la signora del nostro cinema. Sceneggiatrice di alcune fra le più importanti pellicole italiane di tutti i tempi, dal Gattopardo a Casanova Settanta, ha firmato nel dopoguerra per i più grandi registi, da Monicelli a De Sica, da Antonioni a Visconti. La sua penna ha avuto il garbo discreto, l’intelligenza determinante e la creatività feconda per passare alla storia, o meglio, per fare la storia del cinema italiano.

Suso Cecchi nasce a Roma il 21 luglio 1914, con origini toscane. Figlia d’arte: suo padre, il fiorentino Emilio Cecchi, era uno scrittore ed autorevole critico letterario e artistico, sua madre Leonetta Pieraccini era una notevole pittrice. Il suo primo vero contatto con il cinema avviene negli anni ‘30 quando suo padre viene nominato direttore di produzione cinematografica per la CINES.

Tra le altre cose, riceve molte sceneggiature da leggere e spesso le fa leggere anche alla giovane Suso per sentirne il parere. Casa Cecchi diventa un crocevia di incontri culturali tra scrittori, sceneggiatori, artisti che vivono a Roma, un centro dello stimolante fermento intellettuale di quegli anni.

Il suo debutto alla sceneggiatura avviene con Moravia e Flaiano, insieme ai quali aveva collaborato alla sceneggiatura Avatar, per Castellani. Avatar non fu mai realizzato, ma Castellani chiamò Suso Cecchi per scrivere quella che sarà la sua prima vera sceneggiatura, Mio Figlio Professore del 1946. Da allora l’attività di sceneggiatrice diventa frenetica, tanto che deve rinunciare al lavoro di traduttrice. Nel 1947 con Piero Tellini scrive Vivere in pace di Luigi Zampa (Nastro d’Argento ‘47),

Il delitto di Giovanni Episcopo di Alberto Lattuada, L’onorevole Angelina sempre di Zampa e, in collaborazione con Ennio Flaiano, Roma città libera di Marcello Pagliero.

Nel 1948 con Luigi Comencini scrive Proibito rubare e collabora con Vittorio De Sica e Cesare Zavattini per Ladri di Biciclette (Nastro d’argento ‘49). È dello stesso anno Sotto il sole di Roma di Renato Castellani. Nel 1949 sceneggia, tratto dal romanzo omonimo di Wisemam, Fabiola, diretto da Alessandro Blasetti, Il cielo sulla palude di Genina, Le mura di Malapagal au-delà des grilles di René Clément, Patto con il diavolo di Chiarini. Sono del 1950 È primavera di Renato Castellani (Nastro d’argento), È più facile che un cammello... di Zampa, Romanzo d’amore di Colletti, e del 1951 Miracolo a Milano di De Sica, Due mogli sono troppe di Camerini. Ma il 1951 è soprattutto l’anno di Bellissima di Luchino Visconti.

Nasce così uno dei connubi di maggiore importanza per il cinema italiano: se escludiamo La Morte a Venezia, Suso Cecchi d’Amico collaborerà a tutti i successivi film di Visconti, da Senso a Lo straniero, a Le notti bianche, fino ad arrivare a Gruppo di famiglia in un interno, Ludwig e L’innocente (girati con Visconti in pessime condizioni di salute a causa di una paralisi).

Il rapporto tra la sceneggiatrice ed il regista ha inizio appena Visconti si trasferisce a Roma, subito dopo la morte di suo padre: lavorano insieme inizialmente a teatro e poi per il cinema. Erano legati da una grande amicizia e da una profonda sintonia culturale; leggevano molto e avevano gli stessi gusti. Visconti era un grande appassionato di musica e spesso andavano insieme all’Opera.

Conversava molto con il marito di Suso, il critico musicale Fedele D’Amico, figlio del fondatore dell’Accademia di Arte Drammatica di Roma Silvio D’Amico, e soprattutto con Nino Rota, che praticamente viveva a casa loro, essendo cresciuto con la Cecchi D’Amico fin da ragazzini.

Sempre in occasione della stesura di Bellissima Suso Cecchi d’Amico conosce gli assistenti di Visconti, i futuri registi Francesco Rosi e Franco Zeffirelli, con cui collaborerà successivamente (La Sfida del 1958 e Salvatore Giuliano del 1962 di Rosi, Fratello sole, Sorella luna, 1972 e Gesù di Nazareth, 1977, di Zeffirelli).

È la grande stagione del cinema italiano, che troverà nella Roma degli anni ‘60 il culmine ed il centro creativo, Suso Cecchi D’Amico ne sarà, ancora una volta una delle fondamentali protagoniste.

Collabora ad alcuni dei film più importanti di quel periodo, oltre a quelli già citati di Visconti (Rocco e i suoi fratelli è del 1960 e Il Gattopardo è del 1963), tra gli altri scrive I vinti (1952) e Le amiche (1955) per Antonioni, collabora a diversi film di Comencini – tra cui Mariti in città del ‘57, Senza sapere nulla di lei del ‘69, Le avventure di Pinocchio del ‘72, La Storia tratto dal romanzo di Elsa Morante nel 1986 – ed infine inizia un lunghissimo sodalizio con Monicelli, da Proibito del ‘55 a I soliti Ignoti del ‘58, passando per Casanova ‘70 del ‘65, fino a Facciamo paradiso del ‘95.

La collaborazione con Monicelli ci porta fino ai nostri giorni: spesso insieme a Piero De Bernardi e Leo Benvenuti, sceneggia tutti gli ultimi suoi lavori, Speriamo che sia femmina, Parenti Serpenti, Il cielo cade, premiato al Giffoni Film Festival per la regia di Andrea Frazzi, e la mini serie per la Rai Come quando fuori piove.

Con Oci Ciornie di Nikita Michalkov, prodotto da sua figlia Silvia D’Amico, vince il Ciak d’oro 1988 ed ottiene la candidatura all’Oscar come miglior film straniero.

Suso Cecchi D’Amico ha ricevuto diversi riconoscimenti, oltre a quelli già menzionati, tra i quali il Premio Nonino 2001, “Per un maestro italiano del nostro tempo”.

Di Visconti ha detto che era un grande perfezionista e il suo cinema trasmetteva il senso dello spettacolo, di Zavattini che era uno sceneggiatore letterato esattamente come Flaiano e Guerra:

erano straordinari come idee, apporto e qualità. Antonioni una persona spiritosissima, fra le più dotate di senso dell’umorismo, ma con un desti no drammatico: tutto quello che dirigeva diventava tragedia. E, con la modestia mirabile propria delle persone di grande ingegno e grande animo, ha detto della sceneggiatura che non è arte, ma artigianato di buon livello.

Prolifica ed immaginifica ha saputo trovare le parole giuste per tutte le storie che il Ventesimo secolo ha voluto raccontare.

Tjuna Notarbartolo