» Balistreri Rosa  
1927 - 1996
 


 

 

Figura composita di cantante folk, straordinaria interprete di canti della tradizione popolare siciliana, cantastorie e cantautrice, Rosa nasce nel povero quartiere della Marina, a Licata, un paese di contadini e pescatori nell’estremo lembo meridionale della Sicilia.

La sua vicenda biografica testimonia la maledizione di venire al mondo in questa terra che sa essere un inferno per le classi subalterne e che le regalò un’infanzia e un’adolescenza misere e le preservò solo le sofferenze e le umiliazioni di un’esistenza aspra e dura.

Rosa si adatta ad ogni umile lavoro, segue il padre durante la mietitura, va a servizio presso alcune famiglie benestanti, raccoglie lumache, capperi e fichidindia da rivendere per le strade del paese.

A sedici anni è costretta a contrarre un matrimonio infelice e senza amore, patisce una serie di disavventure, soffre l’umiliazione del carcere e dopo infinite traversie fugge da Palermo e si reca in cerca di fortuna a Firenze, dove ha la ventura di entrare in contatto con grandi personaggi del panorama artistico e culturale italiano, come Dario Fo, Renato Guttuso, Leonardo Sciascia, Ignazio Buttitta che la spinge a imparare a suonare la chitarra e scrive testi per lei, il pittore Manfredi e il critico d’arte De Micheli che la presenta alla casa discografica Ricordi.

Così Rosa si forma artisticamente in continente, dove scopre che è nel suo talento vocale la sua straordinaria risorsa e nel canto la sua unica possibilità di riscatto. E con quella sua voce originalissima, dal timbro forte e scuro, possente e roca, struggente e dolce, ricca di vibrazioni, denuncia e racconta, “canta e cunta” la fatica, la fame, l’ingiustizia, l’amore, la disperazione, la fede, la rabbia, il desiderio di liberarsi dalle catene delle classi subalterne siciliane.

Inizia la sua attività nell’ambito del Nuovo Canzoniere Italiano, prendendo parte, nel 1966, allo spettacolo Ci ragiono e canto e da allora svolge un’intensa attività concertistica sia in circuiti tradizionali teatrali (il Manzoni di Milano, il Carignano di Torino, il Metastasio di Prato), sia nei Festival dell’Unità e in raduni caratterizzati dall’impegno socio-politico. Partecipa, nel 1974, ad una contestata edizione di Canzonissima e a Ci ragiono e canto n. 2.

Paragonata spesso alla portoghese Amalia Rodriguez, la sua fama andò al di là dei luoghi circoscritti dal dialetto spesso incomprensibile della sua terra perché il suo tesoro non era tanto la sua voce quanto la proiezione nella sua memoria di tutte le canzoni che aveva ascoltato nelle assolate campagne riarse dal sole o in riva al mare africano.

Un canto senza tempo. I suoi testi provengono in parte dalle raccolte di Alberto Favara, in parte da ripescaggi di vecchie “canzoni”; la sua cultura musicale è di tradizione orale, espressione diretta della cultura del popolo siciliano che, come ebbe a scrivere lo studioso netino Corrado Avorio, non ama i canti corali, ma l’assolo dell’usignolo. Per questo Rosa è stata a buon diritto definita “la voce della Sicilia” e tale tenacemente rimane.

Marinella Fiume