» Acton Minghetti Laura  
1829 - 1915
 


 

 

«Essa canta, dipinge, ricama, suona il piano, legge, conversa, filosofeggia, scherza, si diverte di tutto quello che si dice o si scrive, s’interessa a tutto, insomma vive, sembra quasi giovane».

Così Romain Rolland in una lettera alla madre datata 10 marzo 1890 descrive, tra l’impressionato e l’ammirato, l’esuberante vitalità dell’allora più che sessantenne Laura Acton, di cui è assiduo frequentatore. Laura rappresenta il prototipo della signora dell’Ottocento che nella gestione di un salon realizza non solo l’educazione all’usage du monde propria delle donne della sua classe, ma anche straordinarie capacità organizzative e di attivo intervento politico, coniugando l’amabilità mondana del secolo precedente ad una spigliata consuetudine con uomini di partito.

Nata a Napoli nella nobile famiglia degli Acton, essa sposa a diciotto anni il principe Domenico di Camporeale, seguendolo poi nella sua attività di diplomatico a Parigi e Londra. Rimasta vedova nel 1863, si stabilisce a Torino dove conosce Marco Minghetti sposandolo l’anno successivo. Comincia a tenere salotto nelle diverse città in cui la porta la carriera del marito, uomo tra i più rappresentativi della Destra storica (tra l’altro, presidente del consiglio due volte): Torino prima, poi, dal ‘65 al ‘70 Firenze capitale, infine Roma.

Il suo circolo ha un forte carattere politico, coinvolgendo i parlamentari e compagni di partito del consorte, ma mantiene nello stesso tempo il timbro della leggerezza mondana connaturata alla personalità di Laura, eclettica, spumeggiante, inguaribilmente portata a considerare l’arte di ricevere come un piacevole dovere. È difficile rendere conto puntualmente dei frequentatori delle conversazioni della Minghetti: aperte più o meno a tutta l’élite liberale, esse sono l’esempio di un modello di salotto ottocentesco che diventa luogo di costruzione delle carriere politiche nell’Italia postunitaria.

Dopo il 1870, in seguito al trasferimento a Roma dove Laura continua a ricevere ben oltre la morte del marito (1886), il carattere dei suoi incontri si fa più eclettico. Si mescolano infatti ai parlamentari i molti stranieri presenti in città e le conversazioni prendono spesso il tono del ricevimento aprendosi a intrattenimenti musicali. Nella Roma “bizantina“ della fine del secolo il suo circolo sembra perciò occupare uno spazio intermedio tra i ritrovi delle signore mogli di parlamentari (come Amalia Depretis e Lina Crispi) e i più variopinti ed anticonformisti salotti culturali di alcune signore straniere che vivono stabilmente nella capitale, come Nadina Helbig e Malwida von Meysenbug di cui essa è amica. Attivissima anche nei pranzi e nei ricevimenti di corte, Laura è riconosciuta come una sorta di grande dama della politica e della mondanità cittadine: sembra rappresentare «l’anello di congiunzione tra il passato e il presente» (così la definisce Emma Perodi nei suoi profili di signore romane), coniugando l’antica arte della conversazione con quella nuova delle mene di partito. Muore emblematicamente nel 1915, quando è da poco iniziato il conflitto mondiale che segnerà la fine del «lungo» Ottocento.

Maria Teresa Mori