Figlio di un commissario della Repubblica veneziana nell’isola greca, non ancora quindicenne, nel 1806 si arruolò nella marina del Regno italico. Rimasto in servizio dopo il crollo del regime napoleonico, nei trentaquattro anni della seconda dominazione asburgica, Graziani percorse le tappe di una brillante carriera. Sua figlia Maria sposò Attilio Bandiera. La fucilazione del genero nel 1844 fu un duro colpo per la famiglia. Malata da tempo, Maria morì stroncata dal dolore. Combattuto tra patriottismo e fedeltà all’Austria, nel 1848 aderì tra molte perplessità alla rivoluzione a Venezia. Manin gli conferì la direzione dell’Arsenale e, per legarlo maggiormente alla causa, lo nominò contrammiraglio, affidandogli il comando della Marina della Repubblica. A differenza di Manin e Tommaseo, il Graziani fu favorevole alla fusione col Piemonte. Dopo l'armistizio Salasco e il ritiro del Piemonte dalla guerra, l'Assemblea diede i pieni poteri al Manin, che li accettò a patto di essere coadiuvato per i problemi militari da Giovan Battista Cavedalis per le forze di terra e dal Graziani per la Marina. Il suo operato tuttavia non raggiunse i risultati sperati, in particolare il reclutamento di volontari per la Marina, e Graziani confessò di aver sempre ritenuto l’incarico conferitogli superiore alla sue forze. Uomo portato più a eseguire che a decidere, militare più che politico, il Graziani sarebbe stato in seguito oggetto dei giudizi sfavorevoli di alcuni contemporanei. Dopo la resa di Venezia, benché non fosse compreso nella lista dei quaranta personaggi che gli austriaci vollero banditi dalla città, il Graziani prese la via dell'esilio recandosi, insieme con il figlio Lorenzo, a Corfù, dove si spense. Una lapide fu dettata dal Tommaseo, due altre vennero apposte più tardi a Venezia: una nel cimitero di S. Michele e una sulla facciata della casa di famiglia in campo S. Maria Formosa. I resti vennero traslati a Venezia nel 1925.