» Romagnosi Gian Domenico  
Salsomaggiore, 1761 – Milano, 1835
 
 
Statua di Gian Domenico Romagnosi - Piacenza  

Arrestato dagli austriaci nel 1799, con l'accusa di abuso nell'esercizio delle sue funzioni di pretore, al ritorno dei francesi (fine del 1802) ottenne la cattedra di diritto pubblico all'Università di Parma; nel 1807 fu nominato consultore del ministro di Giustizia del Regno d'Italia e professore di diritto civile all'Università di Pavia.

Passò, quindi, nel novembre 1808, a insegnare «alta legislazione nei suoi rapporti colla pubblica amministrazione» nelle scuole speciali politico-legali, da lui promosse e organizzate a Milano. Dal 1812 al 1814 diresse il Giornale di giurisprudenza universale.

Ritornati gli austriaci, Romagnosi poté continuare l’insegnamento di “alta legislazione” sino al settembre 1817, quando iniziò a insegnare privatamente (alla sua scuola si formarono, tra gli altri, Giuseppe Ferrari, Carlo Cattaneo, Cesare Cantù, i cugini Defendente e Giuseppe Sacchi).

Fondatore e venerabile della loggia massonica Gioseffina, anche dopo lo scioglimento di questa continuò a incoraggiare segretamente i tentativi per la restaurazione di un regno italico indipendente. Nel 1814 fu trovato dalla polizia presso un suo allievo, implicato nella congiura militare, uno schema di costituzione da lui preparato: lavorava in questo periodo a un'opera, la cui prima parte, dal titolo Della costituzione di una monarchia nazionale rappresentativa, fu pubblicata anonima nel 1815 con la falsa indicazione di Filadelfia (Lugano).

Romagnosi, pur non affiliato alla Carboneria; non poté tuttavia sfuggire, per le indiscrezioni di Silvio Pellico col quale collaborava nel Conciliatore, all'accusa di non aver denunciato i cospiratori del 1821; arrestato e inviato a Venezia, fu poi assolto per difetto di prove legali, ma gli fu tolta l'autorizzazione a insegnare.

L'inazione e la povertà, cui era costretto dall'Austria, non gli fecero venir meno la fede nella causa liberale e nazionale. Povero, infermo, Romagnosi visse gli ultimi dieci anni di vita del suo lavoro letterario e forense. Collaborò alla Biblioteca italiana, agli Annali di statistica, all'Antologia.Tra le sue opere principali si ricordanoGenesi del diritto penale (1791); Introduzione allo studio del diritto pubblico universale (1805);Assunto primo della scienza del diritto naturale (1820).