» Rossi Pellegrino  
Carrara, 13 luglio 1787 - Roma, 15 novembre 1848
 

 

 
Pellegrino Rossi - fotografia - Museo Centrale del Risorgimento - Roma  

Nato in una famiglia di media agiatezza, intraprese studi di diritto e si laureò a Bologna nel 1806, divenendo poco dopo professore di diritto e procedura criminale all’Università.

Presa attivamente parte al movimento politico murattiano, e divenuto commissario generale per le province occupate fra il Tronto e il Po, si trasferì a Ginevra in seguito al fallimento di quell’esperienza.

Presso l’Accademia calvinista di quella città, dove nessun cattolico prima di lui era potuto entrare, insegnò diritto civile greco, romano e storia delle rivoluzioni.

Ottenuta la naturalizzazione, partecipò nel 1831-1832 alla Dieta federale di Lucerna, per incarico della quale redasse un progetto di nuova costituzione, poi respinto.

Nel 1833 si trasferì a Parigi dove ottenne al Collegio di Francia la cattedra di economia politica, a cui preferì, l’anno seguente, quella di diritto costituzionale alla Sorbona, appositamente istituita per lui.

Creato pari di Francia nel 1838, entrò nelle grazie di Luigi Filippo, che nel 1845 lo inviò a Roma come ambasciatore straordinario, con il compito di trattare con il Vaticano la chiusura della case dei gesuiti.

Rimasto a Roma come privato cittadino in seguito agli avvenimenti francesi del febbraio 1848, che lo privarono della cattedra alla Sorbona e dell’ambasciata a Roma, nel settembre ricevette da Pio IX il compito di costituire un ministero e tenne per sé i portafogli dell’interno e delle finanze.

Interessato ad attuare una serie di provvedimenti  di stampo liberale nello Stato pontificio, come l’abolizione degli interessi fiscali, la separazione tra il potere ecclesiastico e quello civile, fu accolto con ostilità negli ambienti più retrogradi della Curia, preoccupati dal suo programma riformatore.

Le sue capacità politiche e la sua profonda preparazione furono riconosciute da Sismondi, Guizot, Thiers, mentre lo stesso Cavour in una lettera a Mélanie Waldor lo chiamò «l’uomo di maggiore spirito d’Italia, il genio più versatile della nostra epoca, la mentre forse più pratica d’Europa».

Nel corso di violente agitazioni scoppiate nella capitale ad opera degli ambienti democratici, venne assassinato di fronte al palazzo della Cancelleria il 15 novembre del 1848, per opera molto probabilmente di Luigi Brunetti, figlio di Ciceruacchio. La sua uccisione, le cui litografie fecero il giro d’Europa, contribuì a creare il mito negativo della Repubblica romana, guadagnandole la definizione, da allora in poi comune nei circoli antirivoluzionari, di «Repubblica del pugnale».

Documenti
 

Pellegrino Rossi sull’Italia nel 1848

Nelle pagine che seguono, scritte intorno al settembre 1848 ma pubblicate da L. Carlo Farini solo nel 1853, Pellegrino Rossi si dice fiducioso riguardo al successo militare italiano contro gli austriaci, ma teme l’affermazione in Italia della tendenza repubblicana e la trasformazione della guerra d’indipendenza in una guerra sociale.

L.C. Farini, Lo Stato romano dall’anno 1815 al 1850 (1853), a cura di A. Patuelli, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Roma, Dipartimento per l’informazione e l’editoria, 1992, pp. 360-364.

 

In difesa del ghetto

Il breve proclama che qui si presenta fu scritto da Pellegrino Rossi nell’ottobre del 1848, dopo che alcuni facinorosi minacciarono di saccheggiare il ghetto di Roma.

L.C. Farini, Lo Stato romano dall’anno 1815 al 1850 (1853), a cura di A. Patuelli, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Roma, Dipartimento per l’informazione e l’editoria, 1992, p. 420.

 

L’uccisione di Pellegrino Rossi

Nelle pagine che seguono, L.C. Farini, eletto al Consiglio dei deputati nel 1848 per il collegio di Faenza e Russi, descrive gli ultimi attimi della vita di Pellegrino Rossi, ucciso a Roma sulle scale della Cancelleria il 15 novembre 1848.

L.C. Farini, Lo Stato romano dall’anno 1815 al 1850 (1853), a cura di A. Patuelli, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Roma, Dipartimento per l’informazione e l’editoria, 1992, pp. 426-427.