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A. Malatesta - Ciro Menotti.- dipinto - Museo del Risorgimento - Torino |
Di famiglia di commercianti agiati, Menotti frequentò le scuole prima a Carpi poi a Modena. Dopo la Restaurazione, fu, come volontario, nella milizia urbana. Innamoratosi di Francesca Moreali Tori, la sposò appena questa restò vedova nel 1819.
Da tale matrimonio nacquero Achille, Polissena, Adolfo e Massimiliano. Abbandonò allora gli studi e si diede anch’egli al commercio della seta filata, dell’acquavite distillata e dei cappelli di truciolo.
Nel 1821 diffuse tra le truppe ungheresi di passaggio a Modena e dirette a Napoli un proclama in latino che esaltava gli ideali di fratellanza tra i popoli e di patriottismo. Arrestato dalla polizia estense fu poi liberato.
Negli anni successivi Menotti si convinse, sostenuto in questo dalle idee dell’avvocato modenese Enrico Misley, di poter coinvolgere nella causa patriottica il duca Francesco IV, molto ambizioso politicamente e sensibile al richiamo di chi voleva fare di lui un re costituzionale.
Per il tramite di Misley, Menotti entrò in contatto con il duca, che in un primo momento mostrò caute simpatie verso i liberali. Gli eventi francesi del 1830 modificarono però rapidamente i termini della situazione.
L’Austria si fece più sospettosa e il duca, che pur non è da credere si fosse veramente compromesso con i liberali, temendo Metternich, si ritrasse. Mentre il Misley era a Parigi, in un comitato che raccoglieva gli esuli italiani e che pretendeva avrebbe sostenuto il movimento a Modena, Menotti decise che era giunto il momento di agire e di stringere le fila dei cospiratori nelle regioni vicine.
Si diede da fare, organizzò e comprò armi, e quando gli sembrò che tutto fosse pronto, radunò nella sua casa di Modena, la sera del 3 febbraio 1831, i capi dell’insurrezione per gli accordi definitivi.
La polizia e il duca, che già avevano avuto sentore che qualche cosa si preparava e che nella mattinata avevano ordinato anche qualche arresto, fecero circondare dai dragoni estensi la casa. Assedio in piena regola e resistenza; poi fuga e cattura dei congiurati.
Tra i catturati era Menotti, ferito non gravemente. Processato sommariamente, fu condannato a morte per impiccagione, insieme con Vincenzo Borelli. Contro Misley non fu intentato nessun procedimento e questo accreditò sospetti di tradimento che l’avvocato modenese non riuscì a dissipare nemmeno con la sua opera, L’Italie sous la domination autrichienne, in cui denunciava le responsabilità austriache nella repressione modenese. Ad ogni modo, il 26 maggio, su uno dei bastioni della cittadella, Menotti veniva impiccato. Nel 1848, la famiglia e gli amici riesumarono le ossa per dargli più degna sepoltura.
Nel 1861, i resti furono traslati nel piccolo cimitero di Spezzano di Modena, la terra della Moreali, moglie di Menotti e dove fu sepolta tutta la famiglia. Finalmente nel 1929, ad opera d'un comitato cittadino, i resti di Ciro e dei suoi furono deposti in una decorosa sepoltura nell'attigua chiesa. In memoria di Menotti e di Borelli la Giovine Italia fece coniare nel 1831 una medaglia commemorativa e nel 1881 Modena gli dedicò una statua, con largo contributo del patriota Antonio Morandi.