» Gioberti Vincenzo  
Torino, 1801 - Parigi, 1852
 

 

 
A. Puccinelli - Vincenzo Gioberti - olio su tela - Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti - Firenze  

Nato da famiglia di modeste condizioni economiche, si laureò nel 1823 in teologia e nel 1825 fu ordinato sacerdote.

Nel 1834 spedì al giornale mazziniano la «Giovine Italia» una lettera in cui faceva professione di repubblicanesimo. Arrestato ed esiliato, visse a Parigi e a Bruxelles dal 1834 al 1845.

Nel 1843 pubblicò Del primato morale e civile degli italiani in cui perorava una soluzione federalista del problema nazionale sotto l'egida del papa. L'opera ebbe grande risonanza e con Pio IX sembrò che la politica vaticana si orientasse nella direzione indicata da Gioberti. Rientrato a Torino, venne coinvolto nella direzione politica del Regno di Sardegna.

La firma dell’armistizio Salasco (9 agosto 1848) e l'interruzione della guerra con l'Austria lo colsero di sorpresa. A metà dicembre del 1848 ebbe l’incarico di presiedere un nuovo ministero, in cui fu anche a capo degli Esteri.

Nel discorso programmatico del 16 dicembre definì il proprio governo con l'appellativo di democratico; manifestò inoltre l'intenzione di riprendere la guerra interrotta e di promuovere una Costituente federativa italiana.

Fu incauto. Nel 1849 provò, inutilmente, a mediare tra Pio IX, rifugiatosi a Gaeta, e il governo provvisorio della Repubblica romana, per ricondurre il pontefice nel suo Stato con l'appoggio di truppe piemontesi e con l’intento di impedire l'ingresso di Mazzini in Roma e la convocazione della Costituente italiana.

Dopo aver lungamente tentato, grazie anche ai suoi buoni rapporti con Giuseppe Montanelli, di indurre il governo democratico toscano a più moderati consigli circa i ventilati progetti di Assemblea costituente, Gioberti predispose in gran segretezza un intervento armato piemontese in Toscana, per riportare il granduca sul trono preservando il sistema costituzionale.

La conoscenza del disegno, rivolto contro un governo di orientamento marcatamente democratico, provocò la sollevazione del Parlamento sardo, nel quale sedeva, dopo le elezioni del 22 gennaio 1849, una folta rappresentanza della Sinistra. Il governo si spaccò e Gioberti il 21 febbraio rassegnò le dimissioni, con gran sollievo del sovrano, pronto a sostituirlo con il generale Chiodo.

Dopo Novara, Gioberti ebbe l’incarico di inviato straordinario del Regno sardo a Parigi. L’indeterminatezza del compito e gli atti poco amichevoli compiuti dal governo piemontese nei suoi confronti non appena giunto a destinazione, indicavano che il vero significato della missione era quello di togliere di mezzo l’incomodo personaggio, anche per favorire le trattative di pace con l’Austria.

Gioberti, che aveva preso a tessere relazioni con vari personaggi della vita politica francese e inglese, tra cui Alexis de Tocqueville, reagì con la consueta irruenza, troncò ogni rapporto ufficiale con il Regno sardo dimettendosi da deputato, da ministro e da inviato straordinario, manifestò a chiare lettere il suo pessimismo sulla situazione italiana, espresse il suo distacco dal Piemonte anche con la decisione di restituire le somme pervenutegli per l'edizione delle sue opere, e si ritirò in un secondo, volontario esilio.

Nel 1851 diede alle stampe Del rinnovamento civile d'Italia, la sua seconda grande opera politica. Il pensiero politico di Gioberti, al di là dei contingenti insuccessi, ebbe grande rilevanza nell’azione risorgimentale e costituisce uno dei momenti più elevati del pensiero politico italiano.

Documenti
 

L’ardore fanciullesco per la scrittura

La figura di Gioberti ben esemplifica una delle caratteristiche più note del Risorgimento: la stretta convergenza tra arte letteraria e pensiero politico. Ecco come Gioberti in una pagina autobiografica rievocava la sua passione, fin da bambino, per la scrittura.

V. Gioberti, Le più belle pagine di Vincenzo Gioberti scelte da Luigi Salvatorelli, Milano, Fratelli Treves Editori, 1931, pp. 285-286.

 

Lo studio come consolazione della vita

In una lettera del 1939 Gioberti consolava il suo amico Giuseppe Massari, colto da profonda malinconia. Gli consigliava, per vincerla, di raddoppiare le ore di studio, di essere fattivo durante la giornata cosicché alla sera, ripensando alle molte cose fatte, trovasse consolazione al pensiero di aver impiegato bene il proprio tempo.

V. Gioberti, Le più belle pagine di Vincenzo Gioberti scelte da Luigi Salvatorelli, Milano, Fratelli Treves Editori, 1931, p. 32-34.

 

Libero primato religioso da restaurare

Nel 1843 veniva pubblicato a Bruxelles il Primato morale e civile degli italiani, lo scritto in cui Gioberti presentava la sua ipotesi di una federazione di Stati sotto la guida del pontefice. Come mostrano le seguenti pagine, tratte dal Primato, grande era l’importanza che Gioberti attribuiva alla religione e centrale il ruolo assegnato al papato.

V. Gioberti, Le più belle pagine di Vincenzo Gioberti scelte da Luigi Salvatorelli, Milano, Fratelli Treves Editori, 1931, pp. 52-55