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Dagli anni Cinquanta ad oggi (1951-2011) » Miceli Alda  
1908 - 1998
 

 

 
Foto cortesia Centro Italiano Femminile  

E' una delle figure più emblematiche della nuova classe dirigente cattolica femminile formatasi durante il regime fascista. Nata a Longobardi in provincia di Cosenza, veniva da una famiglia di notevole livello culturale e religioso. Il padre era magistrato, mentre la madre si occupava della famiglia.

Fin dalle elementari viene mandata a Roma per studiare presso un collegio di suore. Ma sarà durante una vacanza a casa, nell'estate del 1928, che conoscerà la Gioventù Femminile appena fondata a Longobardi. Le due sorelle Miceli, Elisa e Alda, divennero rispettivamente presidente e responsabile della sezione aspiranti. Tornata a Roma per continuare gli studi, Alda continuerà ad occuparsi dell'Azione cattolica nella Parrocchia del Sacro Cuore a Castro Pretorio.

A partire dal 1933 ebbero inizio in Calabria i corsi regionali di Paola ai quali partecipavano giovani e donne di Azione cattolica. I corsi, che si tennero per una decina d'anni, diedero un impulso fondamentale alla formazione di una generazione femminile che si troverà pronta, all'indomani della liberazione, ad assumere i nuovi compiti politici che spettavano alle donne. Agli stessi corsi estivi diede un significativo contributo anche la Miceli, che si era laureata nel 1934 e che si era nel frattempo iscritta alla Fuci.

Dopo la laurea si aprì per la Miceli una nuova stagione di impegno nella formazione delle giovani. Infatti, verrà chiamata a Milano da Armida Barelli per dirigere il Collegio Universitario “Marianum”, aperto dalla GF per ospitare le studentesse fuori sede. Proprio attraverso il collegio passerà un'intera generazione di giovani meridionali ansiose di emanciparsi. Queste giovani, infatti, volevano imitare il modello delle dirigenti: libere, emancipate dalla famiglia d'origine, professionalmente qualificate, socialmente impegnate e senza alcun legame familiare.

Dopo lo sbarco degli alleati in Sicilia, Alda torna in Calabria per riorganizzare la GF. Nel 1946 viene eletta vice presidente dell'associazione giovanile mentre Carmela Rossi è presidente. Dopo appena tre anni diviene presidente nazionale e rimarrà in carica fino al 1959.

Nell'appassionato periodo della ricostruzione guiderà la GF all'impegno per la Democrazia cristiana non per mero collateralismo, ma per una scelta autonoma in favore della libertà. Nel 1952, in qualità di presidente della GF, si opporrà alla formazione di una lista unica con le destre – la cosiddetta operazione Sturzo – insieme ad altri esponenti del mondo cattolico più aperto.

Nel frattempo, aveva seguito da vicino la nascita e l'evolversi del Centro Italiano Femminile e, una volta concluso il mandato nella GF, ci si impegnerà direttamente. Nel 1962 sarà eletta presidente nazionale del CIF e rimarrà in carica fino al 1980. Negli anni difficili del neofemminismo difenderà sempre lo stile diverso delle donne cattoliche, tese a conservare l'equilibrio tra la rivendicazione dei diritti e l'esercizio dei doveri.

Nei quasi vent'anni di presidenza la Miceli guiderà il CIF attraverso la “grande trasformazione” della società italiana e del ruolo della donna che della trasformazione sarà una delle protagoniste principali. E non saranno anni facili: l'emergere del femminismo, la crisi della famiglia, i referendum sul divorzio e l'aborto, spaccheranno il mondo cattolico.

Il CIF, comunque, riuscirà a restare un luogo di discussione ed un osservatorio particolarmente lucido dei cambiamenti sociali e soprattutto di quelli femminili. Anzi sarà proprio la Miceli a guidare, nel 1970, – in sintonia con i valori della persona umana affermati nel Concilio Vaticano II – il mutamento in associazione che, secondo la presidente, doveva diventare un vero e proprio “movimento femminile”.

Fino agli ultimi anni della sua vita continuò a lavorare nel CIF, concludendo coerente così la sua vita di laica nubile, completamente impegnata nella società e nella Chiesa.

Cecilia Dau Novelli

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