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Dagli anni Cinquanta ad oggi (1951-2011) » Merini Alda  
 


 

 

Alda Merini si incatena molto presto alla poesia. È una chiamata, ma anche una difesa dalla vita che vorrebbe trascinarla verso le secche dove molte donne del suo tempo finivano per arenarsi, abbandonando alla corrente i richiami astratti della creazione.

Nasce nel 1931 a Milano. Suo padre è impiegato alle Assicurazioni Generali, sua madre casalinga. Da ragazza frequenta le scuole professionali dell'Istituto Laura Solera Mantegazza e presto viene indirizzata a una vita di piccoli impieghi. A sedici anni scrive già poesie e avverte subito la scissione tra una prepotente vocazione letteraria e le insopportabili necessità quotidiane.

A diciannove anni alcune sue poesie vengono inserite, per interessamento di Giacinto Spagnoletti, nell'antologia Poesia Italiana Contemporanea 1909-1949 (Guanda, 1950). L'anno successivo l'editore Scheiwiller includerà altre liriche nell'antologia Poetesse del Novecento. Poi arriverà la prima raccolta personale: La presenza di Orfeo, pubblicata da Schwarz nel 1953.

Di questo libro, in un articolo su Paragone del 1954, Pasolini dice: «Rebora no, ma certo il romagnolo Campana, per non parlare dei tedeschi, Rilke o George o Trakl, si può nominare: per ragioni di parentela razziale, s'intende, di analogia di lan-gue, di substrato psicologico e di fenomeni patologici».

E fa impressione sentire da Pasolini il nome di Campana prima che cominci per Alda Merini un destino drammatico, per certi aspetti simile a quello dell'autore dei Canti Orfici.

All'epoca delle sue prime prove poetiche, Alda Merini vive momenti di grandi accensioni e spaccature. In quegli anni ha contatti con vari intellettuali, tra cui Salvatore Quasimodo e Maria Corti. Con Giorgio Manganelli stabilisce un legame profondo, anche sentimentale, destinato a sciogliersi in modo traumatico.

Manganelli tra mille difficoltà se ne andrà a Roma a costruire la sua cattedrale letteraria, Alda Merini tenterà un nuovo approdo alla concretezza legandosi in matrimonio a Ettore Carniti, un uomo completamente esterno al mondo delle lettere, che lavora in una panetteria milanese. L'arrivo della prima figlia la assorbe nella vita familiare. Ma l'inaccettabile realtà di un'esistenza che vorrebbe spingerla a sacrificare la poesia, dà l'avvio all'atto finale di una crisi profonda.

In questi anni la giovane poetessa milanese riesce a pubblicare altre tre raccolte di versi: Paura di Dio, (Scheiwiller, 1955), Nozze Romane (Schwarz, 1955), Tu sei Pietro (Scheiwiller, 1961). Poi la malattia apre i suoi abissi, e Alda Merini precipita in un tunnel lungo quasi vent'anni. Ci saranno continui ricoveri in casa di cura, brevi periodi di stabilità durante i quali nasceranno altre tre figlie. Ma la poesia resterà dispersa nei labirinti di un'esistenza disorientata.

Nel 1980 fa il suo ritorno nel mondo della poesia con la raccolta Destinati a morire, pubblicata da Lalli. Il ritorno alla vita è funestato dalla morte del marito, avvenuta nell'anno successivo. Nel 1983 Alda Merini riprende i contatti con il medico e poeta tarantino Michele Pierri, che aveva pubblicato una raccolta di poesie da Schwarz lo stesso anno del suo esordio. Prende la decisione di trasferirsi a Taranto e sposa Michele Pierri. Nei 1984 Scheiwiller pubblica la sua raccolta più alta, La Terra Santa, vertigine poetica di invettive e invocazioni dall'abisso del manicomio verso un Dio che all'ombra dei testi sacri rimane inerte di fronte all'umana disperazione.

A Taranto, dopo un periodo di relativa stabilità muore Michele Pierri e Alda Merini conosce di nuovo il buio dell'internamento in una casa di cura del sud. Nel 1986 risale a Milano. Sono anni di grandi difficoltà economiche, ma anche di altre opere importanti che segnano il suo rapporto con la scrittura in prosa. Esce da Scheiwiller, nel 1986, L'altra verità. Diario di una diversa, con prefazione di Giorgio Manganelli. È una straziante cronaca degli anni oscuri passati nei manicomi. Un altro libro importante di poesie è l'antologia Testamento, curata da Giovanni Raboni per Crocetti nel 1988.

Nel 1989 ritorna alla prosa con Delirio amoroso, intensa rievocazione del periodo di internamento a Taranto e del ritorno sul Naviglio a Milano. Qui la scrittura viaggia sul crinale tragico della realtà ma allo stesso tempo manifesta la sottile vena ironica di Alda Merini. A questo libro Giovanni Raboni dedicherà ampio spazio sul Corriere della Sera, dando inizio al vasto interesse che si è oggi creato attorno alla figura di Alda Merini.

Incominciano anni di riconoscimenti critici e di premi, ora numerosissimi. Tra i principali ricordiamo il Premio Librex Montale nel 1993 e il Premio Viareggio per la poesia nel 1996.

Per la conoscenza della sua opera va segnalata la raccolta antologica Fiore di poesia, curata da Maria Corti nel 1998, che comprende il meglio della produzione di Alda Merini, a partire dai primi, introvabili libri.

Ambrogio Borsani

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