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Dagli anni Cinquanta ad oggi (1951-2011) » Magnani Anna  
1908 - 1973
 


 

 

E' stata un'attrice – e una donna – divisa a metà: la sua maschera tragica, i suoi occhi foschi da Medusa, il suo carattere cupo e prepotente l'hanno naturalmente candidata al ruolo di madre mediterranea. Ma la sua ironia sferzante, il suo umorismo petroliniano, la sua risata anarchica ne hanno fatto una perfetta comédienne.

Anna Magnani ha costruito – e paradossalmente perduto – la propria carriera fra questi due poli espressivi, che soltanto pochi grandissimi registi hanno saputo coniugare al loro meglio: Luchino Visconti, che ci ha regalato una meravigliosa Magnani in Bellissima, Rossellini, che l'ha fatta diventare la massima icona del neorealismo con quella disperata corsa dietro il camion tedesco di Roma città aperta, e quel suo urlo «Francescoo!!!» in cui si mescolavano perfettamente dolore personale e rivolta civile.

Anna Magnani non è stata un'attrice facile. Ed è stata una donna difficilissima, con improvvise durezze, grandi diffidenze, inaspettati abbandoni.

A chi le chiedeva notizie della sua infanzia, offriva ogni volta una versione diversa: lei che era nata a Roma, il 7 marzo del 1908, da Marina Magnani e da un padre che è rimasto ignoto, talvolta raccontava: «Mio padre era calabrese, mia madre di Fano. Io sono venuta al mondo a Porta Pia». Altre volte sghignazzava «sono figlia di Marina e di quel fijo de ‘na mignotta...». Era vaga anche sulla data di nascita.

Ma teneva a precisare di non aver visto i natali ad Alessandria d'Egitto, come invece era scritto sull'Enciclopedia dello Spettacolo. Cresciuta dalla nonna e dalle zie – pare che la madre si fosse davvero trasferita per qualche tempo in Egitto – Anna Magnani dichiarò d'aver voluto fare l'attrice «per essere amata». E infatti eccola, neppure ventenne, fra gli allievi dell'Accademia d'Arte Drammatica fondata da Silvio d'Amico, compagna di corso d'un giovanotto dall'aria aguzza di nome Paolo Stoppa. Al saggio del primo anno, tutti e due ottennero una scrittura: Anna entrava in compagnia con Dario Niccodemi, Paolo con Wanda Capodaglio.

In quella sera del 1927, da allievi, divennero teatranti. Nel ‘32 la Magnani è una diva del teatro leggero: «Lo sgorbietto con le gambe troppo secche e coi capelli corti che accentuavano il suo viso da medaglione romano» incontrato da Stoppa, aveva imparato a valorizzare la propria bellezza, ed era diventata prima attrice nella compagnia di Michele Gandusio. Ma il suo viso irregolare sembra poco adatto al cinema, che in quell'epoca chiede protagoniste dai visi luminosi e gentili. Nunzio Malasomma la chiamò a interpretare una piccola parte nel ‘34 in un drammone strappalacrime intitolato La cieca di Sorrento.

Anche Goffredo Alessandrini, celebrato e bravissimo cineasta che Anna conosce e sposa nel ‘35, non le offre che un'apparizione in Cavalleria. Secondo lui Anna è «negata». Il teatro, invece, la acclama nelle riviste di Michele Galdieri, in cui recita anche Totò. È Vittorio De Sica a ricondurla sul set, offrendole un ruolo secondario ma succoso in Teresa Venerdì. Finalmente Anna può offrire alla macchina da presa il suo estro caricaturale, la sua bellezza anomala, la sua presenza.

Il cinema sta cambiando, sta abbandonando le commedie magiare per guardare con occhio più attento la realtà quotidiana: e così la Magnani, che continua a furoreggiare in teatro, precisa sullo schermo il personaggio della romana arguta, indomabile, brusca ma di buon cuore, in due film modesti ma gradevolissimi: Campo de' Fiori e L'ultima carrozzella, interpretati accanto a Aldo Fabrizi. Gli stessi due attori che Rossellini sceglierà per Roma città aperta.

A quel film Anna arriva provata da molte traversie private: il suo matrimonio con Alessandrini è finito, la sua storia con il giovane Massimo Serato ha avuto vita breve, la nascita del loro figlio Luca, accettato con gioia, le ha impedito di interpretare Ossessione di Luchino Visconti. Accolto con freddezza in Italia, Roma città aperta vince il festival di Cannes del 1946 e consacra Rossellini, cui Anna nel frattempo si è legata, regista di fama internazionale.

I due lavoreranno ancora insieme nel dittico Amore, ma la loro vicenda sentimentale finirà presto, perché Rossellini si innamora, ricambiato, di Ingrid Bergman. Dopo qualche commedia leggera, e un memorabile ritratto femminile ne L'onorevole Angelina di Luigi Zampa, la Magnani riesce finalmente a lavorare con Luchino Visconti: Bellissima, del ‘51, le offre l'occasione di un'interpretazione gigantesca.

L'anno seguente è con Jean Renoir, ne La Carrozza d'oro, in un film risolto solo a metà. Per strano che possa sembrare, il colloquio fra Anna e il cinema italiano si sfilaccia. Nel ‘54, convinta da Tenessee Williams, l'attrice accetta di lavorare in America e con il film di Daniel Mann La rosa tatuata, vince l'Oscar.

Ma neppure questo successo internazionale riannoda i fili d'un rapporto ormai logoro: Nella città l'inferno, di Renato Castellani, Risate di gioia, di Mario Monicelli, persino Mamma Roma, di Pier Paolo Pasolini (del 1962), sono film irrisolti, in cui la Magnani, pur bravissima, è sempre più a disagio. Il cinema le offrirà solo delusioni, a parte due piccolissime memorabili partecipazioni: un episodio in Made in Italy di Nanni Loy, in cui è una madre di famiglia che attraversa coi suoi cari una superstrada intasata dal traffico, e l'apparizione in Roma, di Federico Fellini, in cui Anna chiude il portone di Palazzo Altieri, dove abita, negandosi alla macchina da presa.

Quasi una sorta di premonizione, di addio. È il 1972. L'anno seguente la Magnani muore, la stessa sera in cui la Tv ha messo in palinsesto l'ultimo dei quattro film che aveva interpretato per la televisione, Correva l'anno di grazia 1870, scritto e diretto da Alfredo Giannetti.

Patrizia Carrano

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