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   Dagli anni Cinquanta ad oggi (1951-2011)
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Dagli anni Cinquanta ad oggi (1951-2011) » Viola Franca  
1947
 
 
© Farabolafoto, Milano  

Nel 1965 la Sicilia delle donne non assomigliava al resto dell'Italia. Non tutte le ragazze avevano la fortuna di poter uscire da sole di casa, non tutte le ragazze frequentavano le scuole, non tutte potevano scegliere il fidanzato o il marito. In particolare, non potevano sceglierlo le ragazze sequestrate per essere sverginate.

In questo orribile, ma non infrequente caso, o la ragazza riusciva a farsi sposare dal suo stupratore, o restava zitella perché additata come “di facili costumi”. In altre parole, la vittima di una violenza sessuale era considerata colpevole per quello che le era accaduto, tanto da dover considerare una fortuna la prospettiva di condividere il resto dei suoi giorni con quel pendaglio da forca che le aveva imposto una sessualità traumatica e, si ha motivo di pensare, sicuramente di qualità scadente.

Il meccanismo psicologico e sociale di colpevolizzazione era talmente stratificato da essere incontestabile persino in sede giudiziaria. Infatti, il nefando “matrimonio riparatore” non solo salvava (almeno in parte) dall'infamia la vittima dello stupro, ma salvava giudiziariamente lo stupratore che non poteva più (una volta sposata la vittima) essere condannato. Testualmente l'articolo 544 del codice penale (articolo abrogato nel 1981) prevedeva che per i delitti di violenza carnale, il matrimonio (che l'autore del reato avesse contratto con la persona offesa) avrebbe estinto il reato, anche per gli eventuali complici del vile sequestratore; e, se vi fosse stata condanna, ne sarebbero cessati l'esecuzione e gli effetti penali.

Nel 1965, Franca Viola trovava intollerabile un uomo che la corteggiava da tempo. Costui, aiutato da complici, trascinò Franca Viola all'interno di un'auto guidata da un altro complice, e la portò in un maleodorante casolare fuori paese, dove la violentò. Franca Viola rifiutò il cosiddetto matrimonio riparatore e il suo rapitore fu condannato a dieci anni di reclusione dal tribunale di Trapani.

La pena fu aumentata in appello. Anche i complici del rapitore furono condannati a pene pesanti. Se Franca avesse accettato di condividere il suo letto e la sua vita con lo sciagurato rapitore, costui e i suoi complici non avrebbero fatto un giorno di galera.

Franca Viola pagò in un primo momento col disdoro sociale la sua ribellione, ma il movimento d'opinione che ne seguì portò il legislatore (di solito poco attento alle vicende meridionali) ad “espellere” dal codice penale l'ordalica discriminante, per i reati di violenza carnale, del “matrimonio riparatore”. Infatti l'articolo 1 di una legge emanata il 5 agosto 1981 con numero 442, avendo abrogato l'articolo 544 del codice penale, ha abolito la possibilità di cancellare con un matrimonio una precedente violenza sessuale.

Dopo la conclusione del processo contro il miserabile pregiudicato che ebbe a violentare Franca, la ragazza, confortata sempre dai suoi familiari, incontrò un giovane lavoratore dipendente da una ditta privata, che con serietà ed onestà le chiese di sposarlo.

Sembra incredibile, ma Franca Viola e suo marito vissero (allietati dalla nascita di tre figlioli) felici e contenti. Naturalmente felici e contenti come si può essere nella realtà e come si può essere in Sicilia, una volta superate le reazioni di malanimo e di diffidenza verso chi sceglie la propria libertà.

Anna Ruggieri

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