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Dagli anni Cinquanta ad oggi (1951-2011) » Corti Maria  
1915 - 2002
 


 

 

Maria Corti è stata scrittrice, critica letteraria, storica della lingua, filologa e semiologa: una delle voci fondamentali della cultura letteraria italiana del Novecento.

Dopo una giovinezza difficile, trascorsa da orfana di madre prevalentemente in collegio, mentre il padre ingegnere lavorava lontano, si laureò prima in lettere con Benvenuto Terracini (una tesi sul latino medievale) e poi in filosofia con Antonio Banfi, dedicandosi all'insegnamento nelle scuole medie.

Dopo la guerra e la partecipazione alla Resistenza, Maria Corti intraprese la carriera universitaria, spinta dallo stesso Terracini a occuparsi di storia della lingua italiana. Vinse una cattedra a Lecce e poi a Pavia, destinata a restare per sempre la sua sede universitaria.

Qui con alcuni colleghi (Segre, Avalle, Isella) contribuì a fondare una scuola di studi letterari particolarmente innovativa, legata alla tradizione filologica ma anche ai nuovi studi semiotici e allo strutturalismo.

Si dedicò in particolare allo studio della letteratura italiana contemporanea, fondando fra l'altro il più importante fondo di manoscritti degli scrittori italiani del Novecento e proponendo un modello di studi con l'edizione critica dell'opera di Fenoglio (1978).

Ma diede importanti e originali contributi teorici sulla semiotica della letteratura, (Metodi e fantasmi, 1969; Principi della comunicazione letteraria, 1976) e non trascurò mai i suoi studi medievali. Negli ultimi anni della sua vita fecero rumore i suoi lavori su Cavalcanti, Dante, l'aristotelismo latino e l'influsso della cultura araba (Dante a un nuovo crocevia, 1981; La felicità mentale, 1983; Percorsi dell'invenzione, 1993).

Come scrittrice, Maria Corti ha ottenuto notevoli successi spaziando dall'autobiografia (Il canto delle sirene, 1989; Cantare nel buio, 1991) alla fiction pura (L'ora di tutti, 1962; Catasto magico, 2000). È stato molto importante anche il suo lavoro di organizzatrice di cultura e il suo impegno nella politica culturale.

Oltre alla scuola di Pavia e al suo fondo dei manoscritti – uno dei luoghi decisivi per la cultura letteraria italiana della seconda metà del Novecento – non si può non ricordare la sua direzione di riviste come Strumenti critici e Autografo, il suo ruolo decisivo in Alfabeta, una rivista che raccolse le inquietudini e la progettualità più utopica degli intellettuali italiani fra gli anni Settanta e gli Ottanta.

Per Maria Corti impegno intellettuale, politico e personale non erano distinti: lavorare sulla letteratura contemporanea voleva dire essere amica degli scrittori (per esempio con Montale, Eco, Manganelli, Merini); pensare la cultura era la stessa cosa che curarla e farla crescere.

Questa dimensione personale, umana, esposta, generosa, del suo impegno culturale ne ha fatto una figura particolarmente influente nella cultura italiana contemporanea, anche al di là dei suoi importanti contributi scientifici: capace di rompere le convenzioni accademiche, di essere anticonvenzionale e polemica, ma anche di rassicurare e di proteggere personalmente i giovani scrittori e studiosi. Più ancora che una grande professoressa, una vera maestra.

Ugo Volli

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