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Dalla prima guerra mondiale al secondo dopoguerra (1915-1950) » Valerio Lucia  
1905 - 1996
 


 

 
Foto cortesia Archivio Tennis Italiano  

«Nobildonna del tennis». Così viene definita dal giornalista sportivo Gianni Clerici, Lucia Valerio, la più grande tennista azzurra degli anni ‘30.

Nata a Milano nel 1905, Lucia prima di dedicarsi completamente al tennis pratica equitazione, sci e scherma, allieva di Agesilao Greco. Figlia di un esperto tennista, la Valerio viene incoraggiata, con il fratello Mario, proprio dal padre a coltivare con più impegno lo sport della racchetta. Così, nel 1926, Lucia all'età di ventun'anni si iscrive ai campionati assoluti di Trieste, dai quali esce vincitrice: questo è il primo dei dieci titoli consecutivi che riesce a conquistare nel «singolare signorine», come viene chiamato in questi anni il singolo femminile.

Giocatrice del Tennis Club di Milano Alberto Bonacossa, come Rosetta Gagliardi, in questi anni la Valerio si aggiudica anche molti tornei europei ed internazionali: a Montecarlo, Nizza, Cannes, Mentone, Parigi, Monaco. Anche per questo, Lucia viene annoverata tra le protagoniste della Belle Époque del tennis degli anni ‘30.

Oltre che allo sport, infatti, la Valerio si dedica ai viaggi, spesso lunghissimi, in terre lontane, come quello del 1931 in India su invito di un maharaja. In questa occasione, insieme ad altri tennisti italiani, la giovane campionessa milanese si cimenta persino nella caccia alla pantera e al coccodrillo. Gianni Clerici ha raccolto i ricordi di Giorgio de' Stefani, suo grande amico, testimone di un emozionante episodio in cui i nostri rischiarono grosso, proprio perché la Valerio aveva soltanto ferito la belva: «Il primo colpo spettava a Lucia. Ma fu lei stessa a finir la, e un principe indiano le segnò la fronte con il sangue della pantera!».

Sempre in tenuta rigorosamente bianca, gonna lunga e calze fitte, ampia visiera, Lucia conduce un gioco regolare, dettato anche dal rigore con il quale si dedica agli allenamenti quotidiani. Ricorda a tale proposito la sua prima avversaria Rosetta Gagliardi: «Passava la vita sul campo, in un gioco simile a chi fa la maglia, un diritto e un rovescio, un diritto e un rovescio. [...] Una volta che dichiarò di non essersi allenata per sei giorni, pensammo che le fosse accaduto qualcosa di veramente grave».

Nel 1933, pur sconfitta in semifinale a Milano dalla quarantunenne statunitense Elizabeth Ryan, Lucia Valerio ottiene il suo miglior risultato sotto il profilo mondiale: raggiunge infatti i quarti a Wimbledon, impresa ripetuta solo cinquantasei anni più tardi da un'altra tennista milanese, Laura Golarsa.

Contro le grandi del suo tempo Lucia lotta per lo più alla pari. Batte anche diverse volte la famosa tedesca Cilly Aussem: due volte negli Internazionali d'Italia, sempre in semifinale; a Milano nel 1932 e a Roma nel ‘35. Nella prima edizione del 1930, in finale contro la spagnola Lilì de Alvarez, la Valerio conduce i primi due set prima di cedere al terzo; la vittoria però arriva l'anno successivo, quando Lucia corona il sogno di vincere davanti al proprio pubblico, in quel Tennis Club Milano che aveva dato i natali agli Internazionali d'Italia. In finale, la tennista azzurra batte in tre partite la quotata americana Dorothy Andrus, guadagnando un buono di 750 lire da spendere in un negozio di articoli sportivi.

Sempre tra la fine degli anni Venti e i primi anni Trenta, la Valerio gioca anche in doppio, conquistando nel 1927 il titolo italiano del «doppio signore», e nel 1926, ‘27, ‘29, ‘30 e ‘31 il titolo di doppio misto. Proprio durante i tornei del 1930-31, Lucia vince accanto alla de Alvarez il doppio femminile e perde il misto contro la spagnola in coppia con Hubert de Morpurgo. In questa occasione Hubert si rende protagonista di una lite piuttosto accesa con il compagno della Valerio, l'inglese Pat Hughes, con il quale Lucia vince poi il misto nel 1931.

Nel 1936 la campionessa milanese si ritira dal tennis agonistico e accetta per un breve periodo un incarico tecnico per il tennis femminile affidatole dall'amico Giorgio de' Stefani, divenuto presidente della FIT. Ma, soprattutto, Lucia continua a giocare – non smette nemmeno alla soglia dei novant'anni – e a frequentare i gran di tornei come spettatrice appassionata, anche se il suo spirito ormai è molto lonta no dal modo in cui le tenniste moderne vivono lo sport.

Alessandra Antinori

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