Dalla prima guerra mondiale al secondo dopoguerra (1915-1950)
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1908 - 1996
La sua pittura è stata definita «grande e magica, poetica e mitica, inquietante e placida, bella e fiabesca»; e Leonor Fini, genio ribelle e contraddizione vivente, è di certo da annoverare tra le più coraggiose ed indipendenti artiste donna che il Novecento abbia prodotto. Le ricercate fantasticherie delle sue invenzioni sono state accompagnate, difatti, da uno stile di vita personalissimo, stravagante e anticonformista, le sue apparizioni pubbliche enfatizzate dai bizzarri costumi disegnati da lei stessa: anche la sua quotidianità ha corso sul filo estremo dell'arte. Figlia di madre italiana e padre argentino, Leonor Fini viene portata via dalla nativa Buenos Aires per trasferirsi in Italia non ancora compiuto il primo anno di età. Nella cosmopolita Trieste prende il via un'adolescenza all'insegna dell'avventura: costretta a sfuggire ai tentativi di rapimento orditi dal marito dall'Argentina, la madre le fa indossare abiti maschili fino agli anni della pubertà. Educata alla cultura in generale, Leonor manifesta un precoce interesse per l'arte ma, ostica all'insegnamento accademico, inizia a disegnare da autodidatta e ad apprendere l'anatomia umana osservando i corpi dell'obitorio di Trieste. Per Freud, che peraltro nella stessa città era passato, la pittrice ha una vera predilezione e non a caso la sua prima composizione, intitolata La tentation, rencontre pendant la nuit, sembra ispirata dalle giovanili letture dell'opera del grande scienziato austriaco. I suoi dipinti saranno da allora costantemente ambientati in scenografie ambigue ed inquietanti, animate di oggetti di misteriosa valenza psicoanalitica. A 17 anni a Milano, presso la Galleria Barbaroux, ha luogo la sua prima mostra personale. Subito dopo, Leonor si trasferisce da sola a Parigi e si afferma subito come brillante talento, entrando in contatto con il gruppo dei Surrealisti e divenendo amica di Max Ernst e di Victor Brauner. Ma, sebbene abbia regolarmente anche esposto con Breton e la sua cerchia in occasione delle loro grandi mostre internazionali – particolarmente significativa quella del 1938, a New York, con presentazione di Giorgio De Chirico e Paul Eluard – Leonor ha sempre rifiutato di considerarsi parte del gruppo, contraria altresì a qualunque tipo di classificazione per la propria arte. Durante la seconda guerra mondiale l'artista si sposta a Montecarlo e dunque, momentaneamente, a Roma, dove stringe forti legami con il locale mondo intellettuale; la sua passione per i gatti – in casa arrivò ad ospitarne più di venti insieme – è motivo di incontro con Anna Magnani ed Elsa Morante. Ma, oltre agli amatissimi felini, sono soprattutto oscuri e sensuali soggetti femminili ad attirare Leonor, visti dalla pittrice attraverso un linguaggio pieno di suggestioni derivate dal romanticismo tedesco, dal decadentismo della Secessione viennese e dal Simbolismo francese, nonché da una certa tradizione del fantastico, che va dalla pittura rinascimentale fiamminga al manierismo italiano. In essi si manifestano le sue radicali idee femministe, il proprio ideale di donna forte, quasi autoritaria, bella e passionale, in grado di scalzare l'uomo nella corsa al dominio del mondo. L'arte di Leonor Fini costituisce, in questo senso, un valido punto di vista “al femminile” della temperie emotiva e poetica del Surrealismo e l'interpretazione, in particolare, dell'ossessione per il corpo femminile e per l'erotismo tipica di quel movimento. Disegnatrice virtuosa, capace di sperimentare qualunque medium pittorico e grafico, la Fini è stata anche originale illustratrice di testi di de Sade, Audibert, Cocteau, Poe, Racine, Shakespeare, Faulkner e altri autori a lei vicini per sensibilità, ed apprezzata scenografa per balletti, teatro e cinema. Leonor Fini è morta a Parigi nel 1996, a 87 anni. Chiara Barbato – Alessandro Masi |