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   Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale (1861-1914)
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Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale (1861-1914) » Salvo Lucia  
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Particolare da un'illustrazione d'epoca sulla rivoluzione di Palermo del 12 gennaio 1848  

Tra storia e romanzo si dipana la vita di Lucia Salvo, detta la Siracusana, già per la penna del suo biografo, Luigi Natoli, autore di saggi storici e famoso romanziere, sotto lo pseudonimo di William Galt, dei Beati Paoli, della Vecchia dell'aceto, Calvello il bastardo, Coriolano della Foresta, creatore di caratteri che grazie ad una distribuzione a puntate nei feuilleton di primo Novecento conoscono una notorietà altrimenti impensabile, considerato il tasso di analfabetismo diffuso.

L'abitudine nei vicoli del centro storico e nei cortili dei quartieri popolari di riunire crocchi di ascoltatori attorno a un lettore, crea un vero e proprio tribunale delle gesta e delle qualità morali dei personaggi, per i quali si parteggia in modo appassionato.

Non come romanziere ma come storico tramanda la figura di Lucia, siracusana di origine, palermitana d'adozione, moglie di un detenuto delle carceri della Vicaria, condannato per un reato comune. I familiari dei detenuti provenienti dai paesi sono obbligati a seguire i loro congiunti a Palermo, per assicurare loro il necessario sostentamento. Tradizionalmente le madri, le mogli, le sorelle dei carcerati stazionano nei pressi del carcere, nella vicina piazza del Garraffello, luogo di piccoli traffici e di prostituzione occasionale.

Lucia per far campare se stessa e il marito, lontani dalla città di origine, fa la serva a casa Rammacca, dove conquista la fiducia del patriota Andrea che se ne serve per comunicare con i liberali detenuti per motivi politici nello stesso carcere. I messaggi, arrotolati come dei rocchetti di filo, vengono inseriti nella serratura della cella dei patrioti dalla donna, mentre chiacchiera con i carcerieri, intrecciando innocenti ceste e ventagli.

Ma la sua collaborazione non si ferma qui: porta sotto le ampie sottane clandestinamente nelle contrade attorno a Palermo armi e messaggi del comitato rivoluzionario alle squadre sparse ancora per le campagne, mentre in città vige già lo stato d'assedio. Le strade di accesso alla capitale dell'isola sono tutte custodite da esercito e gendarmeria; chiunque viene frugato minuziosamente, alle donne vengono fatti sciogliere i capelli. I messaggi vengono celati da Lucia «in un luogo che il pudore difende. Oh, quanto mai la impudicizia fu così santa?».

L'eroica Lucia sarebbe stata dimenticata se la riconoscenza di Andrea Rammacca, da cui Natoli apprende le notizie che la riguardano, non le avesse procurato un posto come «daziera» per perquisire a sua volta le donne sospettate di contrabbando. Figura silenziosa, seduta accanto ai gabbiotti del dazio a intrecciare paglia, non ne conosciamo nemmeno la data di morte.

La ricordiamo qui per una sorta di omaggio, una metaforica “lapide al milite ignoto”, in rappresentanza delle tante figure femminili che hanno trovato innumerevoli modi di collaborare attivamente alla causa della rivoluzione, antieroine che, pur menzionate nei diari, nelle lettere, nei racconti, nelle celebrazioni ufficiali e nei repertori biografici, non sono per questo uscite dall'anonimato.

Giovanna Fiume

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