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Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale (1861-1914) » White Mario Jessie  
1832 - 1906
 

 

 

Se La miseria in Napoli viene considerata la prima grande inchiesta nella storia del giornalismo italiano, alla sua autrice va senza dubbio riconosciuto il titolo di pioniere.

Jessie White Mario inventò un metodo di indagine e di scrittura, grazie al quale si raccontavano e interpretavano grandi problemi sociali e politici incrociando le testimonianze dirette, le statistiche e i risultati di minuziosi sopralluoghi sul campo.

Era il 1876, nel pieno di una stagione in cui il giornalismo, dopo aver svolto un ruolo fondamentale nel Risorgimento, era diventato uno strumento essenziale nel raccontare la prima grande questione nazionale posta all'Italia dopo l'Unità, cioè la questione meridionale, che aveva il suo epicentro nella decadenza della vecchia capitale borbonica.

La Jessie White Mario, quando tornò a Napoli per il più importante dei suoi lavori, aveva 44 anni. Era stata nello stesso tempo testimone e protagonista diretta del Risorgimento. Con le sue corrispondenze sulla stampa inglese e americana aveva dato un costante contributo a far conoscere non solo gli ideali mazziniani, ma anche i singoli passaggi della rivoluzione nazionale.

Si era già imposta come una di quelle eccezionali figure femminili dell'Ottocento che hanno lasciato una forte impronta nella vita culturale e pubblica.

Nacque il 9 maggio del 1832 a Gosport, un piccolo centro costiero nei pressi di Portsmouth, in una ricca famiglia borghese, aperta al pensiero liberale; attratta dalla filosofia, compì brillantemente gli studi prima alla scuola di Birmingham, impregnata del pensiero del predicatore riformatore Dowson, e poi alla Sorbona.

Viaggiò a lungo nell'Europa segnata dal clima del risveglio del 1848. Nell'autunno del ‘54 conobbe a Nizza Giuseppe Garibaldi – che avrebbe poi seguito in molte occasioni, fino alla spedizione nei Vosgi del 1870 – e due anni dopo, a Londra, incontrò Giuseppe Mazzini. Da quel momento si impegnò attivamente nella causa risorgimentale italiana, sia raccogliendo fondi, sia iniziando a scrivere.

Il suo primo articolo, Italy for italians, uscì nel novembre del ‘56 sul Daily News. Arrestata a Genova nella repressione seguita alla spedizione di Sapri e alla congiura mazziniana del ‘57, conobbe nella prigione di S. Andrea il giovane patriota veneto Alberto Mario, con cui si sposò in Inghilterra subito dopo la scarcerazione e con cui poi condivise sentimentalmente ed intellettualmente la vita.

Dopo un viaggio a New York, per propagandare la causa italiana, la White Mario – sempre insieme al marito – rientrò in Italia nel ‘59, partecipò come infermiera alle imprese garibaldine, riparò in Svizzera dove fu di nuovo arrestata, ma nel giugno del ‘60 raggiunse la Sicilia, subito dopo l'arrivo dei Mille.

Seguì Garibaldi, si stabilì a Napoli, iniziando da lì la fase più intensa della sua attività giornalistica, sia come informatrice, sia come corrispondente, scrivendo prima per il periodico americano The Nation e poi per l'inglese Morning Star. Fu però l'incontro con Pasquale Villari, che con le Lettere meridionali fu il primo meridionalista liberale, a proiettarla nella grande inchiesta che sarebbe uscita in una serie di articoli sul giornale Il pungolo e che poi sarebbe stata rielaborata e raccolta nel volume dal titolo La miseria in Napoli. Inchiesta che svolse visitando ogni angolo della città, passando al setaccio la società in tutti i suoi aspetti, descrivendo i Bassi, radiografando la rete dell'assistenza, affrontando le origini della criminalità.

Fu il giornalismo che tradusse la politica in indagine verso nuove tematiche sociali come la povertà, la condizione delle donne e dell'infanzia, la centralità dell'istruzione, il sistema carcerario, il lavoro, in una stagione che ha lasciato altre testimonianze di rilievo come quella di Renato Fucini, Napoli ad occhio nudo, e di Matilde Serao, Il ventre di Napoli.

Ma il lavoro di Jessie White Mario è considerato il più significativo – insieme ad altre sue inchieste, come quella in Sicilia – anche perché c'era nella sua scrittura una duplice carica: da un lato un coinvolgimento intellettuale e politico diretto nella tormentata trasformazione italiana; dall'altro lato una grande fiducia, maturata sui campi di battaglia del Risorgimento, sulla capacità degli italiani stessi di affrontare la loro emancipazione.

L'elogio migliore del ruolo storico dell'intellettuale angloitaliana è stato tessuto da Benedetto Croce, quando ha scritto ne La storia d'Italia dal 1871 al 1915 che «qualche rara voce protestava talvolta contro il pessimismo dei correnti giudizi recati dagli italiani sulle cose italiane: tra le quali voci è da notare quella di una inglese, che aveva partecipato alla spedizione dei Mille e si era fatta italiana, la White Mario, e che, sebbene di parentele e di amicizie fosse stretta agli oppositori di tutti i governi che si erano succeduti dal 1860, non resse all'offesa verità e volle, col lume del buon senso e della elementare giustizia, fugare le fantasie orrende che ad altri piaceva evocare e intrattenere».

In particolare Croce ha ricordato che fu proprio lei a dire che se il Risorgimento era stato un'assai bella «poesia», la «traduzione in prosa» fattane dopo il 1870 era «traduzione fedele allo spirito dell'originale» e a sottolineare «il gran cammino che l'Italia aveva percorso dal 1848 al 1888».

Jessie White Mario morì a Firenze il 5 marzo del 1906. Oltre a La miseria in Napoli, ha lasciato moltissimi saggi tra cui I garibaldini in Francia e le biografie di alcuni grandi protagonisti del Risorgimento come Mazzini, Garibaldi, Cattaneo e Bertani.

Renzo Foa

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