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Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale (1861-1914) » Florio Franca  
1874 - 1950
 


 

 
Cortesia Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, Roma (F 24685)  

Ricordare Franca Florio solamente per la sua straordinaria bellezza sarebbe fare un torto alla gentildonna palermitana, che fu una delle esponenti di maggiore rilievo della Belle Epoque siciliana, negli anni che vanno dalla fine del XIX al primo ventennio del XX secolo. La sua figura statuaria, il viso dall'ovale perfetto, i profondi occhi grigi, il sorriso smagliante, si univano infatti ad una straordinaria carica di simpatia, ad una innata generosità, alla capacità di tessere, con garbo ed intelligenza, relazioni ad alto livello, tanto che nella ascesa di Casa Florio ebbe un ruolo di grande importanza ed offrì con grazia e con garbo un insostituibile supporto alle attività imprenditoriali del marito, l'armatore Ignazio Florio, ultimo esponente di un casato che per oltre un secolo rappresentò una delle maggiori potenze economiche dell'Italia post unitaria.

Figlia del barone Jacona di San Giuliano e di Costanza Notarbartolo di Villarosa, discendente da una delle più antiche famiglie aristocratiche siciliane, Franca sposa nel 1893, a diciannove anni, il giovane Florio e da quel momento fa il suo ingresso nei salotti della aristocrazia cittadina, divenendo subito, per il suo charme, la sua allegria, la sua disinvoltura, punto di riferimento per ogni iniziativa mondana, sportiva e culturale della città. L'immenso patrimonio dei Florio, derivante dalle loro attività che spaziavano in tutti i settori produttivi della economia italiana: la navigazione, le miniere di zolfo, il vino Marsala, la pesca e la conservazione del tonno, industrie tessili, metalmeccaniche e chimiche – per ricordare solo una parte dei loro molteplici interessi imprenditoriali – aveva introdotto a pieno titolo questa famiglia di industriali di modestissime origini, provenienti dalla Calabria, nel mondo della aristocrazia più esclusiva.

A questo ingresso aveva contribuito anche il matrimonio della sorella minore di Ignazio, Giulia, con il principe Pietro Lanza Branciforti di Trabia. La piccola Florio, sposatasi a soli quindici anni, aveva portato in dote al nobile e poco facoltoso marito ben cinque milioni di lire, una cifra impensabile per quei tempi, che aveva contribuito a rimettere in sesto le finanze di casa Trabia e a restaurare lo splendido palazzo Butera al Foro Italico, che sarà, durante la Belle Epoquesiciliana, uno dei più ambiti punti di ritrovo della élite palermitana.

La vita di Franca Florio fu così densa di eventi, di relazioni, di gioie e di dolori, di splendore e di miseria, da potere essere paragonata ad un avvincente romanzo di appendice. Godette dell'incondizionata ammirazione del Kaiser Guglielmo II, che in quegli anni venne più volte a Palermo con l'imperatrice Augusta Vittoria e fu ricevuto con grandi onori dai Florio nel parco dell'Olivuzza, dove furono ospiti anche banchieri ed uomini della finanza internazionale, quali Morgan, Vanderbilt, Rothschild, con i quali Ignazio Florio intratteneva rapporti d'affari. Con Gabriele D'Annunzio, che l'aveva soprannominata la Divina, intrattenne una cordiale amicizia, che si protrasse oltre il volontario esilio del Vate al Vittoriale. Fu celebrata da poeti e musicisti, scrittori ed artisti, da Robert de Montesquiou a Trilussa, da Mascagni a Leoncavallo, da Matilde Serao a Neera, da Boldini a Ettore De Maria Bergler, che la immortalarono nei loro ritratti, e da Augusto Canonica, che la ritrasse in un bel busto di marmo. La chiamarono l'Unica e anche la Reginadi Palermo. Quando usciva con la sua carrozza la gente per la strada si fermava ad ammirarla.

Franca Florio, tuttavia, fu anche duramente provata dalla sorte. Subì infatti la perdita di due bambini, fra cui l'unico figlio maschio, il piccolo Baby Boy, l'erede sul quale Ignazio aveva riposto tutte le sue aspettative. La figura di Donna Franca non può prescindere dal contesto di Casa Florio, di cui fu parte integrante, dalle tante iniziative mondane, culturali e sportive dovute alla genialità e al mecenatismo di Ignazio: la costruzione del prestigioso albergo di Villa Igiea, che ospitò le teste coro nate di tutto il mondo; il Teatro Massimo, inaugurato alla fine dell'Ottocento; il giornale L'Ora, fondato dall'industriale siciliano col preciso intento di sostenere le istan ze del Mezzogiorno; la Targa Florio, famosa corsa automobilistica siciliana, unica fra le tante realizzazioni dei Florio, che tramandi fino ad oggi il nome del casato. In ogni occasione, nel corso di ogni evento, nelle cerimonie inaugurali come nel varo di una nuova nave, Ignazio ebbe sempre accanto, nella sua sfolgorante bellezza, sua moglie.

Il rapporto fra i due coniugi, nato da un grande amore giovanile, fu complesso e travagliato, a causa soprattutto delle molteplici evasioni sentimentali di Ignazio, che ferivano profondamente Franca, gelosissima e appassionatamente innamorata del marito. Al periodo d'oro della mirabile ascesa dei Florio appartengono i lunghi soggiorni nelle più rinomate località climatiche della Costa Azzurra o della Riviera, le crociere a bordo dei loro splendidi yacht, il Sultana e l'Aegusa, pari per lusso e raffinatezza al famoso Cristina di Onassis, i viaggi con i figli e con una numerosa corte di amici, dame di compagnia, bambinaie, precettori, servitù, sul proprio treno personale.

Lentamente ma inesorabilmente, tuttavia, nel primo decennio del XX secolo, per motivi assai complessi di ordine economico, ma anche politico, inizia la parabola discendente del casato, che avrà il suo drammatico epilogo negli anni Venti, quando Franca sarà costretta a vendere all'asta i suoi favolosi gioielli e i Florio con il rovinoso fallimento di tutte le loro imprese si vedranno privati di tutti i loro beni.

È questo il periodo più triste e più drammatico della mirabile storia dei Florio. Lo sgretolarsi del loro impero, infatti, li porterà all'indigenza più assoluta. Ignazio e Franca lasceranno Palermo per trasferirsi a Roma, ospiti in casa della figlia maggiore, Igiea Salviati e qui rimarranno fino al termine dei loro giorni. Con grande dignità Donna Franca, affronterà gli anni durissimi della sua vecchiaia, senza rimpianti, senza recriminazioni, rifugiandosi negli affetti familiari e nel legame col marito, rinsaldatosi al momento di affrontare insieme, uniti e solidali, le avversità.

Dimenticata da quella Palermo di cui era stata la regina, Franca Florio si spegnerà nel novembre del 1950 e tornerà nella sua città solo per trovare posto nella monumentale tomba di famiglia nel cimitero di Santa Maria di Gesù.

Anna Pomar

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