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Molte sono le donne italiane che hanno partecipato con emozione al processo di costruzione dell'Unità d'Italia, e non solamente attraverso la preoccupazione delle sorti di figli o mariti impegnati nelle lotte clandestine o nelle guerre di liberazione, o come trepide cucitrici di bandiere e coccarde, ma anche come protagoniste vere e proprie della vita politica e degli eventi militari. I moti del 1848 sono stati quelli a cui le donne hanno partecipato più numerose, sia mescolandosi a veri e propri combattimenti – vestite da uomo – sia organizzando servizi di soccorso alimentare o medico durante le rivolte. Ma anche negli anni immediatamente precedenti a questo acme rivoluzionario, molte donne con i loro salotti, il loro impegno intellettuale e politico avevano contribuito a diffondere e rafforzare la fede rivoluzionaria in un'Italia unita, spesso pagando di persona con l'esilio e in alcuni casi addirittura con l'allontanamento dai figli la loro passione patriottica. Soprattutto, hanno contribuito a tenere insieme le reti della cospirazione clandestina scrivendo lettere, portando messaggi e ordini, e aiutando i patrioti costretti a vivere all'estero spesso privi di sostentamento. I beni di molte di queste donne hanno svolto un ruolo decisivo nel permettere a Mazzini, Gioberti, e tanti altri fuggiaschi di continuare a cospirare, scrivere, lavorare per il progetto dell'unità d'Italia. La loro generosità, la loro dedizione alla causa fu leggendaria, soprattutto nel campo dei seguaci di Mazzini, per i quali la necessità di soccorso materiale e psicologico durò anche dopo la creazione del Regno d'Italia. Basti ricordare che, avvolti nella coperta a quadri di Sara Nathan morirono sia Carlo Cattaneo che, molti decenni dopo, Giuseppe Mazzini: oggetto simbolico, che rappresentava una cura e una protezione che Sara esercitò nei loro confronti durante tutta la loro vita, permettendo loro – anche con le sue cospicue donazioni - di realizzare progetti e di scrivere opere importanti.
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