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Percorsi » Musiciste  
 
 


 

  Renata Tebaldi in concerto al Teatro Manzoni di Milano, 1957 -  © Farabolafoto

Il 18 febbraio 2010 l'emiliana Nilla Pizzi salì sul palco del festival di Sanremo per duettare con la "cantantessa" siciliana Carmen Consoli.

Cinquantacinque anni separavano le date di nascita delle due donne (1919 e 1974), mezzo secolo durante il quale la musica italiana e le donne che l'hanno fatta sono cambiate radicalmente. Eppure quel singolare duetto di Grazie dei fiori fu un enorme.

A 22 anni, Nilla Pizzi era stata la prima cantante a trionfare a Sanremo, proprio con Grazie dei fiori, che raggiungerà la cifra - astronomica per l'epoca - di trentacinquemila dischi venduti. Era il lontano 1951, e l'evento divenne l'emblema di un'Italia rinata dalla guerra.

La carriera artistica della Pizzi (morta a Milano a 91 anni), però, non è stata tutta rose e fiori. Dopo l'enorme successo degli anni Cinquanta, infatti, con il Sessantotto la cantante è divenuta l'archetipo da abbattere. Un autentico antimodello, espressione di un mondo, di una femminilità e di un cantare demodé, ridicolo e sorpassato. Per questo ha fatto notizia il riconoscimento che nel 2010 Mina, altra mitica voce della canzone italiana, le tributò pubblicamente: "Ho imparato molto dalla sua voce, ed è giusto ammetterlo, finalmente", scrisse su La Stampa.

Non è un caso che questo percorso sulle musiciste italiane si sia aperto con Nilla Pizzi. È lei, infatti, la figura che incarna per eccellenza il rapporto tra le italiane e la musica. Anche se certo Nilla non fu la sola. Quantomeno nell'iconografia popolare, infatti, le donne italiane cantano tutte  sempre e da sempre. Cantano per amore, cantano mentre lavorano (le mondine parrebbero imbattibili), cantano per addormentare i figli, cantano per sublimare il dolore e la disperazione (“il canto può essere la forma più profonda di pianto” ha detto ancora la tigre di Cremona), cantano per manifestare la gioia, per ingannare l'attesa, cantano per osannare il Duce, inneggiare alla Resistenza e marciare nei cortei del Sessantotto.

Tra costoro, alcune italiane hanno fatto della loro voce, la loro fortuna. Qualcuna ha raggiunto vette talmente alte da assumere imperitura fama nella storia della musica occidentale, come nel caso della soprano Giuditta Maria Costanza Pasta (1797-1865), considerata la più celebre cantante lirica dell'Ottocento. Un secolo dopo, la celebre antagonista di Maria Callas, la pesarese Renata Tebaldi (1922-2004), non fu da meno: la sua Stella è finita addirittura sulla Hollywood Walk of Fame, riconoscimento imprescindibile per qualsiasi celebrità che si rispetti.

Soprano ma anche attrici furono Lina Cavalieri (1874-1944), immortalata di nero vestita con le sue perle in un famoso ritratto di Giovanni Boldini, e Toti Dal Monte (1893-1975), a cui il poeta Andrea Zanzotto dedicò la poesia in dialetto solighese 'Co l'é mort la Toti (contenuta nella raccolta Idioma).

Ma le italiane non hanno solo cantato. Gioconda De Vito (1907- 1994), ad esempio, è stata una grandissima violinista, mentre Emilia Gubitosi (1887-1972) fu pianista, oltre che compositrice. Compositrice come un'altra grande artista, Elena Barbàra Giuranna (1902-1998). Non furono molte, probabilmente, ma certo furono brave, caparbie e tenaci.

Se la musica è stata tradizionalmente un passatempo rispettabilissimo per le donne per bene, raramente però diveniva una professione di rosa vestita. Le difficoltà che incontravano le donne che intraprendevano questa carriera sono ben incarnate nella figura della signora De Lellis, la talentuosa pianista tratteggiata nel romanzo di Mariapia Veladiano, La vita accanto (Einaudi, 2011).

L'Italia, infine, ha avuto anche la sua cantante folk. Di nome faceva Rosa Balistreri (1927-1990). Siciliana, oltre che cantante, amava definirsi cantastorie. Un modello, per tante altre nei decenni successivi.

 

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