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Narni, 1803 - Firenze, 1887
Scrittrice e patriota. Suo padre, Antonio, era stato ministro della Repubblica Romana del 1798-1799. A cinque anni per un incidente perse l'uso di un occhio e, compromesso anche l'altro, rimase cieca per cinque anni. Fu educata allo studio dei classici latini e italiani. Trasferitasi nel 1823 con la famiglia a Macerata, la sua fama di latinista le valse l'apprezzamento di Giacomo Leopardi. A Macerata continuò gli studi da autodidatta, iniziando l'apprendimento del greco. Cominciò presto a essere conosciuta anche come autrice di poesie. Nel 1827 sposò il latinista Michele Ferrucci e con lui si trasferì a Bologna, dove fu invitata all'Accademia dei Felsinei e dove conobbe Pietro Giordani. A Bologna, insieme col marito, che dal 1829 era stato nominato professore all'università, fu coinvolta nei moti del 1831. Nel 1836 la coppia si trasferì a Ginevra, dove Michele aveva ottenuto la cattedra di letteratura latina all'Accademia, anche per intercessione di Cavour. A Ginevra la Franceschi tenne, in lingua francese, corsi liberi di letteratura italiana e lezioni su Dante e la Divina Commedia. Nel 1844 rientrarono in Italia a Pisa, dove Michele Ferrucci fu chiamato ad insegnare archeologia e storia. Negli anni Quaranta, Caterina Franceschi fu fortemente ispirata dalla riflessione filosofica e politica di Vincenzo Gioberti e in particolare dalle sue idee sull'educazione, alla cui divulgazione la Franceschi si dedicò nelle proprie opere. Nel 1848 Carlo Bon Compagni, ministro della Pubblica istruzione del Regno di Sardegna pensò di chiamarla alla direzione dei nuovi collegi nazionali di educazione; le sue dimissioni da ministro, tuttavia, troncarono il progetto. Nel 1848, la famiglia Franceschi Ferrucci prese parte alla mobilitazione politica e militare. Padre e figlio combatterono in Lombardia, la madre scrisse molti articoli per difendere la causa dell'indipendenza italiana. Nell'aprile del 1850, fu chiamata a Genova a dirigere il progettato Istituto italiano di educazione femminile. Nell'ottobre del 1850 la Franceschi pubblicava a Genova un manifesto Alle madri italiane, per far conoscere il collegio, che fu aperto il 15 novembre. Ma già nel gennaio successivo cominciarono i primi dissapori tra la Franceschi e il consiglio dell'Istituto. Vista con sospetto dai clericali per le relative novità del suo programma educativo, era da altri giudicata retriva per la sua decisa presa di posizione contro i democratici, ma, in sostanza, era in causa il concetto giobertiano dell'educazione cui la Franceschi aveva voluto fosse ispirato il collegio. Caterina Franceschi si dimise nel settembre del 1851. Trasferitasi a Firenze, alla fine del 1852 era di nuovo a Pisa. Alla fine degli anni Cinquanta fu duramente colpita dalla morte della figlia Rosa. Nel 1871 l'Accademia della Crusca la nominò membro corrispondente: la prima donna a esservi eletta. Nel novembre 1875, mentre stava concludendo gli Ammaestramenti religiosi e morali, fu colpita da paralisi. Visse ancora molti anni in quell'isolamento che, già congeniale alla sua indole, le era divenuto una necessità dopo la morte della figlia. Dopo la morte del marito, nel 1881, si stabilì a Firenze col nipote Filippo. L'unificazione italiana cambiò profondamente la carta geopolitica dell'Europa. Proprio perciò essa non poté che avvenire con un profondo coinvolgimento delle diplomazie dei principali Paesi del Vecchio Continente. Nonostante i tentativi dell'Austria - lo Stato maggiormente coinvolto nelle modifiche geopolitiche italiane -, volti a cancellare il problema e a ridurlo ad un semplice fatto di ordine pubblico e di sobillazione piemontese, Francia, Gran Bretagna, Russia e Prussia via via si convinsero che l'Italia rappresentava effettivamente un "problema" da risolvere. Quella che possiamo chiamare l'internazionalizzazione della questione italiana fu uno degli obiettivi decisivi conseguiti dalla politica cavouriana da un lato, e dall'incessante agitazione mazziniana e garibaldina dall'altro. Questa sezione è suddivisa a sua volta in 2 sotto sezioni: In difesa del battaglione universitario toscano In questo articolo stampato sul giornale di Pisa «L'Italia» nell'aprile 1848, Caterina Franceschi Ferrucci, con accenti fortemente patriottici, difende l'onore del marito Michele Ferrucci, accorso con il battaglione universitario toscano in Lombardia per combattere contro gli austriaci. Del battaglione faceva parte anche il figlio Antonio. C. Franceschi Ferrucci, Scritti letterarj educativi e patriottici inediti o sparsi, a cura di G. Guidetti, Reggio Emilia, Tipografia editrice Guidetti, 1932, pp. 84-86.
Esortazione agli italiani nell'aprile 1848 Nella parte conclusiva dello scritto dell'aprile del 1848 Della Repubblica in Italia. Considerazioni, Caterina Franceschi Ferrucci, che nel testo aveva espresso la sua preferenza per la monarchia costituzionale, esorta gli uomini d'Italia a mettere da parte le controversie politiche in nome della patria, e a prendere ad esempio lo spirito di sacrificio delle donne. C. Franceschi Ferrucci, Della Repubblica in Italia. Considerazioni, Milano, Vallari, 1848, pp. 19-20.
Caterina Franceschi Ferrucci ai suoi cari nel giugno 1848 In questa lettera indirizzata da Caterina Franceschi Ferrucci al marito e al figlio nel giugno 1848, alcuni giorni dopo la capitolazione di Vicenza, l'autrice esorta i propri cari a rimanere al loro posto fin quando fosse stato necessario. Epistolario di Caterina Franceschi Ferrucci, a cura di G. Guidetti, Reggio Emilia, Tipografia editrice Guidetti, 1910, pp. 200-202. Galleria immagini
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