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Napoli, 4 settembre 1810 – Careggi (Firenze), 8 giugno 1891
Entrò nella Compagnia di Gesù il 13 settembre 1826, e fu ordinato sacerdote il 1° novembre 1836. Dopo due anni di insegnamento a Lecce e uno come predicatore a Faenza, venne richiamato a Napoli, sua città natale, dove si occupò della cura spirituale dei reclusi nelle carceri. Nel 1843 entusiasta del Primato di Gioberti, ne curò un edizione stampata a Benevento assieme ad altri due confratelli. Nel 1845, però, di fronte alle accuse rivolte ai gesuiti nei Prolegomeni del Primato, pubblicò a Imola Fatti ed argomenti in risposta alle molte parole di Vincenzo Gioberti intorno ai Gesuiti, opera di notevole successo con la quale confutava le accuse rivolte alla Compagnia dal sacerdote piemontese, e negava che i gesuiti fossero avversari della civiltà moderna. Esule nel 1848 a Malta e poi a Parigi, continuò la polemica contro Gioberti e il suo Gesuita moderno del 1847 con l'opera Una divinazione sulle tre ultime opere di Vincenzo Gioberti, stampata a Parigi nel 1849 e letta con interesse da Pio IX a Gaeta. Rientrato a Napoli alla fine di quello stesso anno, sviluppò un progetto caro al papa, finalizzato alla creazione di un periodico che chiarisse i principi fondanti della civiltà cristiana e giudicasse con quest'ottica le pubblicazioni contemporanee. Nasceva così la «Civiltà Cattolica». La rivista, che iniziò le sue pubblicazioni a Napoli ma venne presto trasferita a Roma, vide la collaborazione fin dagli esordi dei padri Luigi Taparelli d'Azeglio, Matteo Liberatore e Antonio Bresciani. Esiliato a Bologna dal dicembre 1854 al luglio 1857 per le critiche rivolte al governo napoletano nelle Memorie della Civiltà Cattolica. Primo quadriennio, rientrato a Roma non si sentì più pienamente a suo agio nella redazione del periodico, e scelse nel 1864 di ridurre sensibilmente la sua collaborazione, poi definitivamente interrotta nel 1866. In più di quindici anni scrisse comunque sulla «Civiltà Cattolica» circa duecento articoli di diverso argomento, dal tono sempre polemico e conservatore. Un mese dopo la presa di Roma, nell'ottobre 1870, fece uscire a Firenze La caduta di Roma per le armi italiane considerata nelle sue cagioni e nei suoi effetti, in cui oscillava tra l'incredulità per quanto accaduto e la fiducia nella provvidenza, prendendo comunque atto del definitivo crollo del potere temporale. Nonostante le critiche ricevute, ribadì questo principio nelle prefazioni di due successive opere: Sopra l'internazionale del 1871 e la Ragione dell' opera, premessa alle Lezioni esegetiche e morali sopra i quattro Evangeli, del 1874. In una nuova stesura della Ragione dell'opera, inviata nel giugno 1875 a Pio IX in via riservata, proponeva la partecipazione massiccia dei cattolici a nuove elezioni e invitava il nuovo Parlamento a riconoscere il re come una autorità data da Dio, al fine di impedire l'approvazione di leggi contrarie alla religione, e di creare al papa le condizioni per restare a Roma come sovrano d'Italia. Considerando insolente la proposta, Pio IX proibì la pubblicazione del saggio, che poi avvenne all'insaputa dello stesso Curci nella «Rivista europea» del febbraio-marzo 1877. Questo evento provocò forte tensione con il nuovo generale della Compagnia del Gesù, Beckx, tensione che determinò, dopo alcuni tentativi di mediazione, le dimissioni di Curci dall'ordine, il 22 ottobre 1877. Dopo l'elezione di Leone XIII, Curci formulò un piano di riforma della Chiesa, che anticipava alcuni aspetti del Concilio Vaticano II, in tre distinte opere: apparse tra il 1881 e il 1884 esse vennero immediatamente messe all'Indice, mentre la pubblicazione delle seconda gli procurò la sospensione a divinis, a cui seguì, nel settembre 1884, una sua ritrattazione pubblica. Interessato fin dagli anni della «Civiltà Cattolica» alle tematiche sociali, nel saggio sul Socialismo cristiano del 1885 denunciò il pauperismo, l'alienazione dell'operaio e la pace armata tra lavoratori e operai come inevitabili conseguenze del sistema economico in vigore. Nuovamente ammesso nella Compagnia nel maggio 1891, morì a Careggi, presso Firenze, l'8 giugno dello stesso anno. Schede collegate: cultura antirisorgimentale Il programma della «Civiltà Cattolica» Le pagine che seguono sono tratte dall'articolo Il giornalismo moderno e il nostro programma apparso, a firma di padre Curci, nel primo numero della «Civiltà Cattolica», la rivista voluta da Pio IX nel 1850 per difendere i principi fondanti del cattolicesimo. Con il dichiarato intento di riportare in auge il principio di autorità, il periodico avrebbe trattato di questioni religiose come di tematiche sociali. Civiltà cattolica 1850-1945 antologia a cura di G. De Rosa, I, S. Giovanni Valdarno, Luciano Landi Editore, 1971, pp. 108-117.
Nell'articolo di padre Curci, apparso sul finire del 1860 sulla «Civiltà Cattolica», si ripercorre a grandi linee il processo di unificazione italiano al fine di individuare le principali colpe della dinastia sabauda. Accusato di aver conquistato con la forza il resto della penisola, di aver spodestato i governi legittimi, di aver sfruttato il malcontento esistente negli altri Stati, fomentando le frange rivoluzionarie, il Regno di Sardegna è aspramente biasimato anche per la sua politica antiecclesiastica, sfociata in violente persecuzioni contro la Chiesa. Civiltà cattolica 1850-1945 antologia a cura di G. De Rosa, II, S. Giovanni Valdarno, Luciano Landi Editore, 1971, pp. 728-742. |