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Eventi » I martiri di Belfiore  
 
 


 

  A. Duroni - Don Enrico Tazzoli (1812-1852) - 1851 - Musei Civici - Milano


 

 
Tito Speri (1825-1  853) - 1852 - Musei Civici - Milano  

 

                                                                                                                                                                                            

Tra il novembre 1851 e il luglio 1855 undici italiani furono giustiziati nella valletta di Belfiore, presso Mantova. Di questi, nove appartenevano a comitati rivoluzionari formatisi nel Lombardo-Veneto a partire dal 1850.

Il Comitato mantovano, le cui basi vennero poste in una riunione del 2 novembre 1850, ruotava intorno alla figura di don Enrico Tazzoli, prelato di orientamento mazziniano che teneva contatti con le cellule rivoluzionarie di Verona, Brescia, Venezia, Milano e Padova.

Impegnato nella vendita delle cartelle del prestito interprovinciale organizzato da Mazzini per finanziarie imprese rivoluzionarie, Tazzoli fu arrestato il 27 gennaio 1852, dopo che la polizia ebbe scoperto la congiura in circostanze fortuite.

Sebbene il sacerdote non avesse rivelato la chiave di lettura del quaderno su cui annotava, secondo un codice segreto, i nomi degli altri affiliati, gli austriaci riuscirono a decifrare le informazioni in esso contenute e procedettero all'arresto di 110 patrioti appartenenti ai comitati delle varie province lombardo-venete, tra cui spiccavano Tito Speri, protagonista delle Dieci giornate di Brescia, Antonio Scarsellini di Venezia e il conte Carlo Montanari di Verona.

Rinchiusi e sottoposti a torture morali e fisiche nel carcere del Castello di S. Giorgio o in quello della Mainolda, quasi tutti i prigionieri confessarono, decretando inconsapevolmente la loro fine, dal momento che il codice penale austriaco prevedeva la condanna a morte nei casi di alto tradimento solo per chi si dichiarava colpevole.

 


 

  G. Induno - Arresto di P. F. Calvi - olio su tela - Collezione Mancia - Milano

Il vescovo di Mantova, monsignor Corti, tentò una mediazione attraverso i buoni uffici della Santa Sede, contando soprattutto sulla presenza di sacerdoti tra i condannati. Ma il Segretario di Stato vaticano si rifiutò di intervenire, così come non volle rinunciare a ordinare al vescovo di procedere, prima dell'esecuzione, alla riduzione allo stato laicale di don Tazzoli.

Il 7 dicembre 1852 furono eseguite le prime condanne per impiccagione di Giovanni Zambelli, Angelo Scarsellini, Enrico Tazzoli, Bernardo De Canal e Carlo Poma.

Nel marzo 1853 altri quattro cospiratori vennero quindi impiccati a Belfiore: il 3 fu la volta di Carlo Montanari, Tito Speri, e don Bartolomeo Grazioli, arciprete di Revere; il 19, poche ore prima che fosse notificato un decreto di amnistia a tutti i condannati edito da Radetzky per l'onomastico dell'imperatore, venne infine impiccato Pietro Frattini.

Altri due italiani, estranei alla congiura, furono giustiziati a Belfiore: don Giovanni Grioli, condannato a morte il 5 novembre 1851 perché accusato falsamente di aver tentato di indurre alla diserzione due soldati ungheresi, e Pier Fortunato Calvi, il capo della resistenza cadorina del 1848, arrestato dagli austriaci in trentino e ucciso nel luglio del 1855.

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