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Dagli anni Cinquanta ad oggi (1951-2011) » Occhini Giulia  
1926 - 1993
 

 

 
Giulia Occhini con Fausto Coppi, Rimini 1956 - © Farabolafoto, Milano  

Lo scandalo suscitato dall'amore fra Giulia Occhini e Fausto Coppi dipinge bene l'Italia degli anni Cinquanta, quando adulterio, abbandono del tetto coniugale e concubinaggio significavano, per una donna, la possibilità di finire in carcere.

Giulia, che ai tempi aveva 27 anni, si era infatti sposata giovanissima con il ricco medico varesino Enrico Locatelli, dal quale aveva avuto subito due figli, quando intrecciò una relazione sentimentale con il trentaquattrenne “campionissimo”, a sua volta sposato e padre di una figlia. Il loro amore fu una bomba che suscitò enorme scalpore, tanto che il Paese, quell'Italia dei Peppone e dei Don Camillo, si divise immediatamente in due partiti: innocentisti e colpevolisti.

La loro vicenda iniziò nel 1948, quando Giulia fu sollecitata dal marito, tifoso coppiano, a chiedere un autografo al campione, al termine della Tre Valli Varesine. Alla conoscenza seguì l'amicizia, un fitto scambio di biglietti e di auguri, finché Enrico Locatelli invitò Coppi a trascorrere una vacanza nella villa alle porte di Varese, per fargli meglio conoscere moglie e figli.

Una visita breve, ma Giulia si innamorò perdutamente del campione. In lui, confessò più tardi, aveva finalmente visto la possibilità di una vita elettrizzante e diversa da quella che condivideva con il marito. Fu lei a inseguirlo, a cercarlo: Coppi ricambiò.

Nell'estate del 1953, a Capri, diventarono amanti. La relazione restò segreta per mesi, fino a quando un giornalista l'intuì da un gesto di Coppi, che a Lugano, alla fine di una gara, allungò a una sorridente signora vestita con un montgomery bianco, il mazzo di fiori ricevuto in premio sul podio. Da quel momento Giulia Occhini fu soprannominata “la dama bianca”. Ma la reazione dei rispettivi coniugi fu violenta.

Giulia, dopo una serie di furibondi litigi decise di lasciare il marito e di scappare di casa. Andò a convivere con Coppi dapprima in un albergo, quindi misero su casa a Novi Ligure. Fu qui che lei venne raggiunta dalla denuncia per adulterio, abbandono del tetto coniugale, concubinaggio. Arrestata dai carabinieri, trascorse tre giorni nel carcere di Alessandria e fu condannata al domicilio coatto ad Ancona, presso una zia. Al campione, invece, fu semplicemente ritirato il passaporto.

Nel marzo del 1955 Coppi e Occhini furono condannati rispettivamente a due e tre mesi, con la condizionale. Nel frattempo, Giulia era rimasta incinta, aspettava un figlio dall'uomo che amava e, per consentirgli di dare il suo nome a quel loro bambino, andò a partorire a Buenos Aires. Se fosse rimasta in Italia, Fausto, come lei decise di chiamare anche il bambino, avrebbe avuto per legge il cognome di Enrico Locatelli. La persecuzione continuò, non solo dalle pagine dei giornali. Giulia non si arrese mai e continuò a lottare per ottenere il diritto di rivedere Maurizio e Lolli, i figli nati dal matrimonio con Locatelli. Ci vollero cinque anni, ma alla fine poté di incontrarli di nuovo.

Nel dicembre del 1959 Coppi decise di prendersi una vacanza e di andare in Africa, per una battuta di caccia grossa. Il 2 gennaio 1960 morì all'ospedale di Tortona, per aver contratto e trascurato il virus della malaria. A compiangerlo si ritrovò unita l'Italia intera.

Ma non ci fu perdono o solidarietà per Giulia, la “dama bianca”, che restò sola con Faustino. Solo più tardi conoscerà l'industriale Stefano Azzaretti, l'ultimo compagno della sua vita, che le sarà accanto anche nel dolore immenso per la morte della figlia primogenita, Lolli, colpita da tumore.

Giulia Occhini morirà nel gennaio 1993, per le conseguenze di un grave incidente stradale di cui era rimasta vittima 17 mesi prima proprio davanti a Villa Coppi, a Novi Ligure, dove era diventata una delle prime donne italiane capaci di battersi per vivere alla luce del sole i propri sentimenti.

Gloria Ghisi

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