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Dagli anni Cinquanta ad oggi (1951-2011) » Wertmüller Lina  
1928
 

 

 

Lina Wertmüller è la prima regista donna riconosciuta a livello internazionale nella storia del cinema.

È anche la più prolifica, avendo scritto e diretto 30 film; ma i primati non si fermano qui. È stata la prima regista donna a ricevere una nomination all'Oscar, per Pasqualino Settebellezze (1976). Il film ne ha ricevute 4, di candidature: regia, film straniero, sceneggiatura, attore; un doppio primato, perché nessun regista d'un film non americano, maschio o femmina, ne aveva mai ricevute tante.

La cineasta italiana, con origini svizzero-tedesche, è nata a Roma il 14 agosto, 1928 con un nome lungo come quelli dei suoi film: Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Espanol von Brauchich. Titoli e nome sono la spia della sua indole artistica: barocca, tragicomica, grottesca. Scugnizza indocile, da bambina la cacciano da ben 11 scuole. A 17 anni studia regia teatrale con Pietro Sharoff e debutta nel Teatro dei burattini di Maria Signorelli.

Un giorno suona alla porta d'un regista di teatro e chiede di fare l'aiuto. Così passa dal teatro sperimentale a quello ufficiale d'alto livello: la compagnia Salvini al Teatro Eliseo di Roma. La capocomica Andreina Pagnani chiede alla giovane assistente di riscrivere le battute che l'attrice dovrà recitare in una commedia di Garinei e Giovannini, La padrona di Raggio di Luna.

Senza esperienza e senza complessi, la Wertmüller riscrive il testo e legge il risultato agli autori; l'assumono seduta stante come “negro”, termine sbrigativo per chi scrive senza firmare. Per vari anni scrive musical d'estate, e d'inverno fa teatro come aiuto di Giorgio De Lullo nella Compagnia dei Giovani.

Negli anni Sessanta Wertmüller fa il balzo nel cinema. Federico Fellini l'arruola come uno degli assistenti di Otto e mezzo (1963). Finita la gavetta, Wertmüller scrive il suo primo film in una settimana, e lo gira in venti giorni con alcuni tecnici presi in prestito da Fellini. I basilischi vince 14 premi, tra cui quello del Festival Internazionale di Locarno. Nel 1968 scrive la sua prima commedia teatrale 2+2 non fanno più quattro (ne scriverà altri tre), recitato da Giancarlo Giannini, con cui formerà un fortunato sodalizio artistico che li porterà sugli altari anche all'estero qual che anno più tardi.

Nel frattempo Wertmüller comincia un'intensa produzione radio-Tv come scrittrice-regista, tra cui Il giornalino di Gian Burrasca e Canzonissima. Nel 1965 gira Questa volta parliamo di uomini, film a episodi didattico-femminista in anticipo sui tempi, e poco dopo incontra Enrico Job, in seguito scenografo di tutti i suoi film, che sposa nel 1968.

Sfidando gli scettici, l'autrice dichiara ideale il suo matrimonio, «che non conosce crisi». Ha una stima sconfinata per il marito, che considera il vero artista della famiglia. Dopo l'incontro con Job, i suoi film assumono quelle connotazioni visive esuberanti, sopra le righe, coloratissime, debordanti, considerate la sua firma d'autore, insieme alle tematiche che mescolano politica, amore e sesso.

La regista è amata e molto contestata per i contenuti paradossali del suo cinema: l'adorazione anche per il più abietto dei maschi, le ambigue bizzarrie politico-morali e la raffigurazione mostruosa della femminilità.

La fama mondiale arriva per Wertmüller con un quartetto di film: Mimì metallurgico ferito nell'onore (1972); Film d'amore e d'anarchia, ovvero stamattina alle 10 in Via dei Fiori nella nota casa di tolleranza (1973); Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto (1974); e Pasqualino Settebellezze, la storia di un tipaccio pronto ad ogni bassezza pur di sopravvivere agli orrori d'un lager nazista, considerato il suo capolavoro.

Sulla cresta dell'onda firma un contratto per quattro film con la Warner, ma il primo girato in Usa, Fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia (1978), non piace neanche a lei, e rientra in Italia.

Nel 1990 è arrivata l'unica figlia, Maria Zulima. Dopo i picchi di consenso degli anni Settanta, continua a scrivere e a girare film (Francesca e Nunziata è del 2001), ma come tutto il cinema italiano, senza lo slancio propulsivo d'allora.

Anselma Dell'Olio

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