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Dalla prima guerra mondiale al secondo dopoguerra (1915-1950) » Rosą Rosa (Edith von Haynau)  
1884 - 1978
 


 

 

Si chiamava Edith von Haynau ed era pronipote del generale Julius, braccio destro di Radetzsky, tristemente noto per la ferocia con cui, nel 1848, represse i moti patriotici delle Dieci giornate di Brescia. La famiglia, di austere tradizioni aristocratiche, non volle che Edith, nata a Vienna nel 1884, frequentasse una scuola. La sua educazione fu affidata a precettori privati, che le insegnarono la letteratura e la matematica, la storia dell'arte e il ricamo, la musica e il violino. Nella sua infanzia solitaria, coltivò le letture e la fantasia, redigendo un suo personale giornalino di viaggi e avventure immaginarie. Riuscirà a frequentare la Scuola d'arte di Vienna già quasi adulta, ribellandosi apertamente alla famiglia.

Nel 1908 sposa uno scrittore italiano, Ulrico Arnaldi, conosciuto l'anno prima durante una crociera a Capo Nord e si trasferisce a Roma: in sei anni, avrà da lui quattro figli. Ma nel 1915, allo scoppio della guerra, l'Arnaldi è richiamato alle armi. Rimasta sola, Edith sente risvegliarsi i suoi interessi letterari: si avvicina al futurismo, in particolare al gruppo fiorentino de L'Italia futurista (1916-18), periodico tra le cui pagine si manifesta un vivo interesse per lo psichismo e per la medianità e al quale collaborano, tra gli altri, oltre allo stesso Marinetti, Bruno Corra e Arnaldo Ginna, Maria Ginanni e Irma Valeria, Emilio Settimelli, Mario Carli e Remo Chiti.

Cambia nome e, come Rosa Rosà, inizia la sua attività di scrittrice, schierandosi, con articoli e prose creative, per la “questione femminile” e per una ridefinizione della posizione della donna in seno alla società. Marinetti ha appena pubblicato Come si seducono le donne, un testo da molti giudicato offensivo per le donne. A lui, Edith risponde annunciando che «gli istinti femminili lentamente ma sicuramente si stanno mutando verso il tipo superiore». «Le donne cambiano – scrive – Le donne-oggetto [...] illogiche, inconsistenti, irresponsabili [...] avvertono gli uomini che [...] esse stanno per acquistare [...] un metacentro astratto, inconquistabile [...] la coscienza di un libero «Io» immortale che non si dà a nulla e a nessuno».

In linea con queste convinzioni, ma consapevole delle lacerazioni che attendono le donne liberate, mutate dall'esperienza della guerra (Le donne del posdomani), Rosa Rosà scrive il suo romanzo più noto, Una donna con tre anime (1918), ironica prefigurazione delle surreali peripezie di un'anonima Giorgina Rossi, che sperimenta, in breve spazio di tempo, per l'alterazione psichica dovuta a un incidente elettromagnetico, tre personalità lontanissime dalla sua abituale natura, che alternano sintomi di amorale sensualità, temperamento virile e doti di supersensibilità, arricchite da «nuovi sensi irradiati immaterialmente nell'Infinito».

In quegli stessi anni, la von Haynau avvia poi una fitta attività di pittrice e produce per le edizioni futuriste tavole di ispirazione «cerebrale» e medianica, tendendenti spesso all'astrattismo. Illustra inoltre Le mille e una notte e un Persische Papageienbuch, collabora al periodico La donna (1920-22) e lavora come grafica rea lizzando manifesti, calendari, programmi cinematografici. Nel 1919 partecipa, a Milano, alla Grande Esposizione Futurista e, nel ‘22, a Berlino, all'Esposizione Futurista Internazionale. Nel ‘27, inizia la stesura del romanzo La casa della felicità, destinato a rimanere incompiuto. Di fatto, la sua attività subisce qui una brusca cesura, interrompendosi fino al 1964, quando la von Haynau, ormai ottantenne, torna alla scrittura con il saggio Eterno Mediterraneo, sorta di viaggio alla ricerca delle sorgenti dell'arte, cui seguirà Il fenomeno Bisanzio (1970), storia della città prima dell'occupazione ottomana. Alla sua morte, lascia inediti altri due libri: Fuga dal labirinto e l'autobiografico Il Danubio è grigio.

Simona Cigliana

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