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   Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale (1861-1914)
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Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale (1861-1914) » Marchesa Colombi (Maria Antonietta Torriani)  
1846 - 1920
 
 
© G.B.B./Grazia Neri, Milano  

La Marchesa Colombi è l'ironico pseudonimo, tratto da una commedia di Ferrari, che la giovane Maria Antonietta Torriani si scelse per attraversare impavida il mondo delle lettere nell'Italia appena unita. Con questo pseudonimo la Torriani, nata a Novara nel 1846, si guadagnò autorevolezza, rispetto e successo come conferenziera, come romanziera, ma soprattutto come maestra delle buone maniere.

Il suo galateo dal significativo titolo Gente per Bene: leggi di convenienza, sociale, (prima edizione 1877, ultima edizione 1892) ebbe diciotto edizioni in meno di vent'anni, e fu qualcosa di più di un libro di etichetta: fu un vero manuale di formazione per il Vero Signore e la Vera Signora della neonata nazione. Fatta l'Italia bisognava fare gli italiani, e a questo ci pensò seriamente la Marchesa Colombi che indirizzò i suoi sforzi educativi soprattutto ai ceti medi.

Maria Torriani abbandonata la pigra provincia piemontese si era trasferita a Milano dove sposò il signor Viollier, ovvero il fondatore del Corriere della Sera e dove primeggiò nei salotti progressisti dell'epoca. Separatasi con grande audacia dal marito solo dopo pochi anni dalle nozze, frequentò i circoli intellettuali dell'avanguardia dell'epoca, gli aristocratici più aperti alle innovazioni e il bel mondo imprenditoriale intriso di cultura e di aspirazioni riformatrici. Da questo ambiente nacque Gente Per Bene che, più decisamente di altri galatei dell'epoca, rappresenta il modello ideale di comportamento e di relazioni sociali cui ambiva arrivare la parte più moderna e progressista del nuovo ceto dirigente.

L'italiano sognato dalla nascente borghesia, soprattutto quella milanese, avrebbe dovuto essere un misto di cortesia e distinzione aristocratica, uniti ad un buonsenso e a un pragmatismo tutto borghese, con una educazione al bello e alla eleganza coniugata però all'etica del lavoro, al controllo di sé e alla prudenza. Precetti e regole, pur venati da un sottile umorismo, per adeguarsi a questo modello sono tutti lì nelle pagine del galateo più famoso dell'epoca, il piùimportante per chi oggi voglia ricostruire gli ideali e le aspirazioni del nascente ceto medio prima che s'incanaglisse del tutto.

Ma la Marchesa Colombi fu molto apprezzata anche come scrittrice, sia pur considerata dai suoi contemporanei come una autrice per il pubblico femminile, per i toni sentimentali e per la minuziosa descrizione degli ambienti familiari e domestici. Furono proprio queste caratteristiche a guadagnarle il favore del pubblico suo con temporaneo e più tardi della critica letteraria. Croce ne apprezzò la capacità di osservazione e descrizione delle diverse condizioni sociali e lo stile innovativo rispetto alla novellistica dell'epoca.

Ma suoi veri e propri fan più recentemente sono stati Natalia Ginzburg e Italo Calvino che promossero la riedizione, presso Einaudi nel 1973, del suo romanzo più bello: Un Matrimonio in provincia. Romanzo straordinario che sottrae la Marchesa Colombi alla folla dei cosiddetti autori minori dell'Ottocento italiano e la colloca fra le voci importanti della nostra letteratura. Calvino la paragona a Cechov, ma soprattutto alla stessa Ginzburg a cui l'accomuna «quell'humour caricaturale e naïf che tra sfigura la lagna dei giorni che passano, i silenzi e le chiacchiere, le incompatibilità che si accumulano nelle lunghe convivenze, è un segreto che pare trasmesso diretta mente dall'autrice di Un matrimonio in provincia all'autrice delle Voci della sera, di Valentino e di Lessico famigliare».

La Ginzburgdal canto suo riconosce questa eredità ricevuta quasi inconsapevol mente e dovuta ad una lettura adolescenziale, ma mai dimenticata appunto di Un matrimonio in provincia.

«Rileggendolo [...] scopersi che quando avevo pensato a scrivere dei romanzi li avevo assai sovente situati in una luce invernale e avevo sperato di dare a luoghi e persone i medesimi tratti amari e allegri che essi avevano qui. Ma non me n'ero accorta, custodivo sempre questo romanzo nella memoria».

Merita però ricordare alcuni altri titoli della vastissima produzione della Marchesa Colombi: Giulia Modena (1871), Dopo il caffè (1880), L'Età del marito (1881), Raccontini e commedie (1887), Le gioie degli altri e Racconti popolari (1900), La cartella n.4 (1901).

Maria Torriani Vollier muore a Milano nel 1920.

Gabriella Turnaturi

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