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Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale (1861-1914) » Giustiniani Bandini Cristina  
1866 - 1959
 


 

 

Appartiene alla prima generazione delle donne cattoliche protagoniste nella Chiesa e nella società nel nuovo ruolo di laiche: né mogli, né suore, ma donne impegnate nella società civile.

Nata in una famiglia dell'aristocrazia romana, era entrata appena diciottenne nel Convento del Sacro Cuore a Trinità dei Monti, dove aveva appena concluso gli studi superiori. Tuttavia, nel 1895 fu costretta a lasciare improvvisamente la vita religiosa per motivi di salute. L'abbandono del convento non significò una diminuzione del suo forte impegno religioso: divenuta terziaria domenicana, continuò a tenere fede ai voti che aveva formulato durante gli anni passati a Trinità dei Monti. All'uscita dal convento non fu più accolta nella casa paterna e quindi fu sempre costretta a lavorare per mantenersi.

Fra il 1902 e il 1907 comincia a contribuire con numerosi articoli alla rivista Il secolo del Sacro Cuore, dove pubblica anche un lungo racconto a puntate Oportet illium regnare sulla consacrazione al Sacro Cuore. Inoltre, con il ritorno allo stato laicale, cominciò a rivolgere la sua attenzione al grande fermento che agitava, all'inizio del Novecento, il mondo femminile cattolico e laico. Assistendo ai primi congressi femminili, del 1907 e 1908, si rese conto della grande impreparazione e disorganizzazione delle donne cattoliche e della tendenziale ideologia anticattolica presente in molti gruppi femministi.

Nasce allora in lei l'idea di dare vita ad un'associazione femminile cattolica su scala nazionale, per impegnare e coinvolgere le donne in un'azione di difesa dei valori cristiani, in sdegnata reazione alla mozione per la soppressione dell'insegnamento religioso nelle scuole elementari, votata al primo Congresso femminile nazionale nel 1908. Promosse in questa occasione una vasta protesta, alla quale aderirono molte donne che costituirono il nucleo iniziale della futura Unione fra le donne cattoliche d'Italia.

La Giustiniani Bandini, di temperamento energico e coraggioso, sarà la fondatrice e l'instancabile presidente dell'Unione dal 1909 al 1917, che guiderà verso la conquista di una piena autonomia. Contraddistinta da una grande attenzione per gli aspetti religiosi, rivelò invece una minore sensibilità per i problemi di carattere sociale, che erano stati significativamente presenti nel gruppo delle giovani lombarde di “Pensiero e Azione”. A causa del suo carattere decisamente accentratore, teso a controllare direttamente tutta la vita dell'associazione, ne limitò l'articolazione interna, ma nello stesso tempo ne difese l'autonomia e l'indipendenza dalle associazioni cattoliche maschili.

Nelle numerose udienze concessele da Pio X, elaborò il programma dell'Unione, che il pontefice approvò ed appoggiò. Pio X infatti, dopo una iniziale perplessità, si andava progressivamente convincendo che le donne cattoliche dovevano scendere in campo per combattere il femminismo laico e difendere gli ideali della famiglia e della religione.

Dopo una fase costituente che durò quasi un anno, l'Unione fu inaugurata ufficialmente il 21 aprile 1909, alla presenza di Pio X che nominò la Giustiniani Bandini presidente generale. Da quel momento, l'attività femminile cattolica, sino ad allora principalmente legata a forme tradizionali di tipo pietistico come le Confraternite e le Pie associazioni, assunse uno slancio più consono ai caratteri della società moderna. L'Unione riuscì a mobilitare quasi 30.000 donne, operanti in tutte le regioni d'Italia, impegnandole sui temi dell'educazione femminile, dell'istruzione dei figli, della cultura, della vita familiare e dell'organizzazione professionale. Per la prima volta, le donne furono anche coinvolte in campagne di mobilitazione civile, come quella contro il divorzio o in difesa dell'insegnamento della religione.

Anche se i contenuti erano prevalentemente religiosi e non toccavano esplicitamente la condizione femminile, l'Unione riuscì a smuovere il mondo delle donne, anche quello arretrato del meridione, organizzando incontri, convegni, seminari, dibattiti, che fecero acquisire alle donne cattoliche - e quindi alla quasi totalità delle donne italiane - una maggiore coscienza di se stesse e una più disinvolta abitudine alla presenza nella società.

Con l'avvento al soglio pontificio di Benedetto XV, fautore di un rinnovamento dell'associazionismo laicale, ed anche a causa della cagionevole salute, fu sostituita a capo dell'Unione da Maddalena Patrizi Gondi nel 1917. Continuò comunque a partecipare al movimento femminile cattolico per tutti gli anni Trenta.

Dal 1926 fino al 1935 fu segretaria di Paolucci de Calboli alla Società delle Nazioni, per conto della quale condusse anche un'inchiesta sulle case chiuse in Italia, in una fase nella quale il tema si affacciava all'opinione pubblica. A Ginevra svolse un ruolo catalizzatore delle forze cattoliche presenti, incentivando le missioni nei paesi del terzo mondo e riannodando i contatti internazionali che aveva stretto durante il periodo di presidenza dell'Unione. Continuò anche ad occuparsi della preparazione culturale e tecnica delle infermiere, di cui si era sempre interessata attivamente.

Costretta a letto per sette anni da una grave forma di paralisi, morì nel 1959, quando l'azione cattolica femminile, da lei fondata, era ancora una grande associazione femminile di massa.

Cecilia Dau Novelli

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