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Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale (1861-1914) » Coari Adelaide  
1881 - 1966
 


 

 
Adelaide Coari - 1934  

Adelaide Coari è stata una protagonista spesso trascurata del primo decennio del Novecento italiano. Appena ventenne, ancora fresca di diploma di maestra elementare, comincia la sua esperienza di insegnamento in una scuola pubblica rurale, a Cascina, mentre collabora al periodico Il catechista cattolico, fondato da Don Achille Ratti.

Quell'anno l'ambiente femminile dell'ordine francescano aveva dato vita alla rivista L'Azione muliebre, diretta da Maria Baldo, col supplemento La donna del popolo e, in aprile, al primo convegno femminista cristiano, benedetto dal cardinal Ferrari. Adelaide Coari, chiamata a collaborare come segretaria di redazione, a fine anno sarà tra le fondatrici del Fascio femminile democratico cristiano, che avrà nel settimanale La donna (sostitutivo del supplemento dell'Azione muliebre) la sua palestra, che durerà fino al maggio 1904, per poi confluire nel Domani d'Italia, il giornale fondato a Roma da Murri che si trasferiva a Milano, come organo del Fascio democratico cristiano.

Nello stesso anno, nella città lombarda era nata, per iniziativa di Adele Colombo, la Legacattolica femminile per la rigenerazione del lavoro, cui aderirono subito più di mille lavoratrici.

Ci si può ancora appassionare leggendo il “Programma minimo femminista”, presentato nel 1907 da questa giovanissima maestra di una scuola rurale del milanese, cattolica intransigente e proprio per questo rigorosamente impegnata nella questione femminile e sociale, giornalista, fondatrice e direttrice della rivista Pensiero e Azione, che tra il 1904 e il 1908 diventa il battagliero quindicinale del Fascio femminile democratico cristiano e poi della Federazione Femminile milanese. Una Federazione che Paola Gaiotti ha definito «l'esempio più consistente ed esteso di movimento sociale cattolico di base, di iniziativa, che riguardi le donne e fatto da donne» e che nel 1907 contava ben ventimila socie nella sola provincia di Milano e nel 1908 aveva attivato circoli a Roma, nel Veneto, in Emilia, nelle Marche, in Toscana, puntando a diventare la prima organizzazione nazionale femminile cattolica.

La giovane Adelaide va inserita nel contesto storico e giornalistico del movimento cattolico di quegli anni che, dopo la svolta della Rerum Novarum e l'esperienza dell'Opera dei Congressi, vedeva affermarsi il movimento democratico cristiano e modernista. Un movimento che - dopo una dura repressione - nel secondo decennio del Novecento darà vita all'esperienza sindacale e politica dei cattolici democratici.

Va dunque riconosciuta la statura di anticipatrice di Adelaide Coari, il suo coraggio morale che, se pure prendeva le distanze da un cattolicesimo clericomoderato, ostile al femminismo cristiano e al riconoscimento di un ruolo pubblico della donna, era fermamente all'opposizione di un liberalismo elitario e di un socialismo materialista, pur cercando un terreno di possibile incontro sul versante delle proposte concrete per migliorare la condizione delle donne. Una franchezza battagliera, unita però ad una appassionata fedeltà alla Chiesa e alla dimensione religiosa come impegno globale di vita, ma capace di apertura al dialogo e alla collaborazione con le donne di tutte le fedi e convinzioni.

Una appartenenza cattolica, la sua, tanto sentita da portare all'aperta dissociazione, nel 1907, come insegnante elementare, dal metodo “laicista e autoritario” della celebrata Maria Montessori, «che riduce l'educatrice a semplice osservatrice del bambino», a favore di un metodo di “pedagogia integrale”, da lei elaborato nel tempo, che proceda senza un programma stabilito e rigido, ma a partire dall'esperienza del bambino, dove l'insegnante è “più guida di anime che esperto”.

Ripercorrendo questa vicenda biografica, non possiamo non commuoverci per la dolorosa, “desolata” decisione di Adelaide Coari di chiudere Pensiero e Azione, (dopo una serie di attacchi dalle gerarchie ecclesiastiche per la sua apertura al confronto e per l'approfondimento delle tesi avverse), anche per non compromettere i suoi sostenitori, a partire dall'illuminato Cardinal Ferrari e dall'antico amico e confidente, grande estimatore e sostenitore, il Vescovo Radini Tedeschi, a cui si deve aggiungere il combattivo assistente religioso don Carlo Grugni (che morirà l'anno successivo), investiti dall'ondata restauratrice antimodernista, che da Roma travolgerà il cattolicesimo italiano e soprattutto quello lombardo.

Ma soprattutto proviamo grande stupore - in questa nostra epoca di trasformismi e di strenuo attaccamento al potere - davanti alla silenziosa uscita di scena di questa grande protagonista della prima battaglia del femminismo cattolico italiano per il diritto di voto alle donne (nel 1905), per la tutela e il riscatto del lavoro delle donne, a partire dalle operaie, per la promozione del Sud (dopo le sue visite - nel 1905 e nel 1908 - alle zone terremotate), per la crescita dell'istruzione e della cultura femminile, per il rinnovamento religioso ed ecclesiale, per una inedita centralità e ruolo delle donne nel laicato cattolico, nelle battaglie sociali e sindacali, nella vita amministrativa e politica.

Ma uscire di scena, per una donna dalla passione morale e civile di Adelaide Coari, non poteva significare disimpegno o inattività. Dal 1910 torna all'insegnamento, lavora con il senatore Franchetti ad un progetto di Istituto agricolo nel Sud e da lui viene chiamata a dirigere un istituto per maestre nel Meridione, invito che declinerà perché sarebbe stata obbligata a proporre il metodo Montessori. Scrive un libro su Niccolò Tommaseo, con la prefazione di Fogazzaro. Torna a Milano, dove insegnerà fino al 1915, per poi andare ad Udine, per assistere i feriti negli ospedali da campo finché, nel 1916, diventa ispettrice delle scuole elementari e nel ‘26 sarà direttrice centrale per le scuole rurali lombarde.

Non deve stupire il fatto che la battaglia per l'istruzione femminile fosse sentita da molte militanti femministe come una logica continuazione dell'impegno politico: basti ricordare che nel 1900 l'analfabetismo femminile toccava il 75 per cento; che nelle scuole secondarie classiche e tecniche le studentesse erano 5513, le iscritte alle università italiane erano 250. Si comprende perché le “maestrine”, come Adelaide Coari, abbiano sentito tanto profondamente il loro ruolo educativo come missione insieme culturale e di riscatto sociale, soprattutto per le bambine e le ragazze.

La Coari è attiva nell'associazionismo cattolico degli insegnanti finché non interviene il veto fascista ai raduni di maestri non organizzati dalle associazioni del partito. Ma, per poter continuare ad insegnare – lei, ricordiamolo, donna sola – prende la tessera fascista. Andrà in pensione nel ‘39, ritirandosi in Liguria, ma non si ferma. Si appassiona all'Opera per i poveri di Don Orione, che aveva conosciuto e, nel 1962 – su sollecitazione di molti – pubblica a Brescia Ho cercato la sua scuola. Spirito e tecnica, in cui sistematizza la sua pedagogia integrale.

Ma forse la biografia più vera, la fotografia più illuminante di Adelaide Coari che, ottantenne, nel clima rinnovato del Concilio Vaticano II, riandava con vivacità e entusiasmo a “quegli anni” del suo femminismo e del modernismo, è quella raccontata dagli epistolari pubblicati negli ultimi due decenni, tra la “maestrina” milanese e i grandi che con lei hanno costantemente dialogato: Don Angelo Roncalli, il Cardinal Ferrari, Giuseppe Toniolo, Mons. Radini Tedeschi, Don Achille Ratti.

Silvia Costa

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