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Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale (1861-1914) » Casati Sacchi Elena  
1834 - 1882
 


 

 
Foto cortesia Istituto mantovano di storia contemporanea, Archivio Famiglia Sacchi – Chiara Sacchi  

Elena nacque a Como da famiglia benestante, di idee liberali e patriottiche: la madre Luisa era un personaggio importante. Rimasta vedova giovane, si era dedicata ad educare i figli agli ideali democratici, tanto da emigrare a Locarno e poi a Lione dopo la sconfitta del 1848, partecipando soprattutto con passione alle notizie che venivano dalla triste fine della Repubblica romana nel 1849. Questi eventi la spinsero ad abbandonare il cattolicesimo e farsi protestante. Tornò quindi a vivere in Svizzera, visse a Zurigo, dove la sua casa divenne asilo e aiuto per tutti i nostri emigrati politici.

Ella infatti, come la descrive Maurizio Quadrio, “divideva il dolore di tutti e diffondeva intorno a sé con cuor caldo e con mano aperta, i conforti dell'amicizia e della ricchezza”. In questa casa passarono i più grandi esuli del Risorgimento, fra cui naturalmente Mazzini. Anima inquieta, Luisa tornò a trasferirsi in Francia, poi in Belgio e poi in Inghilterra, dove risiedeva Mazzini, ma nel 1855 morì a Bruxelles, dove fu sepolta accanto alla madre del patriota ungherese Luigi Kossuth.

Elena era la figlia che più aveva ereditato l'indole e la passione politica materna: dopo la morte della madre, tornò a Como con la sorella minore Alina, in casa dello zio materno, che però non condivideva le idee liberali e anticattoliche. Cesare Cantù cercò di farsi mediatore fra le due esigenze, mentre la giovane Elena esprimeva il desiderio di andare a vivere da sola. Prese così in affitto una camera, da dove poteva anche tenere i contatti con i cospiratori emigrati, come Mazzini, consacrandosi ad una vita solitaria di buone azioni – oltre che a finanziare generosamente le imprese mazziniane – perché Achille Sacchi, il medico patriota da lei conosciuto e amato in esilio, sembrava essersi impegnato con un'altra giovinetta.

Per alcuni periodi si trasferì a Genova per essere vicina a Mazzini, partecipando ai preparativi della spedizione di Pisacane, in gran parte da lei finanziata. Collaborava anche alla distribuzione dei messaggi cifrati, e alla loro lettura. Durante questi soggiorni genovesi, trascorsi spesso presso Alberto Mario e la moglie Jessie White, Elena rivide Achille Sacchi e decisero infine di sposarsi, nel 1858. I due sposi andarono a vivere a Pisa, e parteciparono insieme - portando il primo figlio di tre mesi - alla campagna del 1859 accanto a Garibaldi. Parteciperà anche, con una abbondante donazione, all'impresa dei Mille, mentre il marito si impegnava in attività cospirative nell'Italia centrale. Proprio per continuare l'attività cospirativa mazziniana i coniugi Sacchi si trasferirono a Genova, e Mazzini si rivolge spesso a entrambi - ma per l'aiuto finanziario a Elena - quando ha bisogno: per lui sono una sicurezza, un punto di forza su cui può sempre contare.

Elena è l'anima del comitato femminile che affianca l'attività di Mazzini, sia come collettrice di fondi che come amica, ma è anche quella che offre all'esule biancheria, dolci, fiori, che si occupa della sua salute. Mentre il marito, insieme con Agostino Bertani, si unisce a tutte le imprese belliche garibaldine come medico, Elena rimane la fedele assistente di Mazzini, in tutte le sue velleità organizzative, e diffonde il suo pensiero anche dopo la morte, nel 1872. Nonostante la nascita di quindici figli, di cui ben dieci sopravvissero, (nessuno dei quali battezzato) infatti, Elena non cesserà mai di impegnarsi per la causa mazziniana: nel 1870, dalla Svizzera, Mazzini le scrive riconoscendo la sua lunga fedeltà: “Ebbi - tardissime - le vostre linee e mi furono care assai. Vi ricordo sempre con affetto e in tanto mutamento d'antiche amicizie in tiepide, paurose o, peggio, è pur qualche cosa di sapersi ricordato con affetto da un'anima buona davvero come la vostra”.

Lucetta Scaraffia

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