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   Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale (1861-1914)
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Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale (1861-1914) » Altobelli Argentina  
1866-1942
 


 

 

«E' sempre in giro per vari comuni a catechizzare le turbe che l'accolgono con grande simpatia (specie le donne). Giovane piacente e disinvolta parlatrice, esercita un autorevole ascendente sulle masse ignoranti che l'ascoltano e ne seguono gli ordini e i consigli». Così, nel fascicolo a lei personalmente dedicato nel Casellario Politico Centrale, viene descritta l'attività di una donna famosa tra le masse rurali e amata al punto che a molte bambine veniva imposto il suo nome.

«Soprattutto sentivo che socialismo voleva dire elevazione della donna e per primo della donna dei campi» scriveva. E ancora: «Sia dunque proposito delle donne socialiste [...] spronare gli uomini a quest'opera di redenzione famigliare che deve trasformare la massaia nella donna, la femmina nella compagna, la schiava nella cittadina che saprà meglio comprendere ed amare l'uomo, meglio educare i figli per la società nuova che noi socialisti andiamo preparando ogni giorno». Prima donna a ricoprire la carica di segretaria nazionale della Federterra nel 1900, prima donna insieme a Carlotta Clerici a far parte, nel 1912, del Consiglio Superiore del Lavoro, Argentina è espressione compiuta del movimento di emancipazione femminile che, fuori dai proclami ideologici, si confrontava con le disperanti condizioni di vita delle mondariso, delle braccianti, delle contadine, donne prive di diritti, sia nei campi che nelle proprie case.

Quando nacque ad Imola il padre «liberale di idee – come racconta lei stessa – era a combattere per l'Unità d'Italia. Lui e mia madre, di sentimenti patriottici, mi trasfusero nel sangue l'amore che, in quel tempo, impregnava di sé l'aria, penetrando in ogni mente, per la libertà». Affidata agli zii paterni che l'amarono come una figlia, Argentina crebbe avida di letture al punto da togliersi letteralmente il pane di bocca per comperare libri che si accatastavano alla rinfusa nella sua stanza e nella sua mente, fino a quando, mal consigliati da un'amica bigotta, gli zii non glieli bruciarono tutti. Ma nulla riuscì a spegnere il «fuoco sacro che ardeva sempre in me contro i pre giudizi e le superstizioni che incatenavano il cuore e la mente della donna».

Amica di Anna Kuliscioff e Rosa Luxemburg, Argentina non si chiudeva nel mondo degli ideali ma cercava di calarli nella concretezza delle battaglie sindacali e politiche. Partita da posizioni mazziniane aderì al socialismo attraverso gli scritti di Andrea Costa, e diventò ben presto esponente di punta del movimento. Infaticabile attraversava le campagne del Centro e del Nord Italia per organizzare conferenze, tenere comizi, nella stagione di lotte contadine che riuscirono a strappare, con scioperi durissimi, le prime conquiste. A lei si deve il rinnovo del patto agrario, imposto nella Val di Cornia e preso a modello per il contratto nazionale. L'incontro con Abdon Altobelli, giornalista e scrittore, di 17 anni più grande di lei, sposato nel 1899, e la nascita di due figli, non interferì nella sua attività se non per rafforzarla.

Fu proprio il marito a convincere Argentina a non abbandonare le sue battaglie, fu lui a prendere il posto della moglie nella cura di Demos e Trieste, quando era chiamata in Italia e all'estero. «Mio marito mi diceva spesso che non voleva si spegnesse in me la bella fiamma della mia idealità». Raro esempio di solidarietà coniugale! L'avvento del fascismo la vide ripiegare in un burocratico lavoro di impiegata presso l'Istituto di Previdenza, ma nell'oscurità del suo ufficio, nelle pratiche quotidiane, trovò i modi per restare fedele ai suoi ideali e ai suoi impegni.

Matilde Passa

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