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Percorsi » Imprenditrici  
 
 


 

  Marisa Bellisario -  © www.storiaolivetti.it-Associazione Archivio Storico Olivetti di Ivrea

Seppur numericamente esigue, le imprenditrici italiane sono state qualitativamente eccezionali, raggiungendo spesso una fama e un successo ragguardevoli e meritati.

Basti, su tutti, il nome di Marisa Bellisario che, nell'autobiografia, ha descritto con efficacia il senso del suo percorso.

“Non ho vissuto da protagonista il femminismo nei suoi anni più caldi: ero impegnata nel mio lavoro all'estero e poi a Ivrea. Lavoravo e facevo carriera, dimostrando che potevo fare quello che facevano gli uomini, e forse farlo meglio”.

Non a caso a lei, scomparsa prematuramente a soli 53 anni, sono intitolati la Fondazione e il Premio omonimo, assegnato ogni anno alle donne che si distinguono nel mondo dell'imprenditoria.

La donna manager più famosa d'Italia, però, veniva definita con un certo sarcasmo “la signora con i baffi”. Ironia indispensabile: per gli uomini, era impossibile riconoscere un talento così strepitoso se non riportandolo all'interno di connotati maschili.

Prima di Marisa Bellisario, la scena italiana aveva conosciuto un'altra imprenditrice geniale, anche per la modernissima idea di fabbrica che aveva ideato e realizzato. Ci riferiamo a Luisa Spagnoli, lungimirante capitano d'industria che, negli anni Quaranta, per le sue dipendenti volle casette a schiera, asili nido e varie attività ricreative.

Se dunque oggi l'attività imprenditoriale femminile è diventata una componente insostituibile del tessuto economico e sociale del nostro Paese, ciò si deve anche alle pioniere incluse in questo percorso. Donne che, spesso, faticarono più degli uomini dovendo affrontare quello che ad oggi resta forse il nodo più complesso per quante intendono “fare carriera”. E cioè la difficoltà di riuscire a conciliare lavoro e maternità.

Non a caso Giancarla Mursia, che per quasi quarant'anni ha gestito a Milano con il marito l'omonima casa editrice (divenendo uno dei personaggi di spicco nel mondo culturale italiano), ha raccontato quello che ritiene essere il fallimento della sua vita. “Ho preteso il massimo da me stessa e non ce l'ho fatta. Oggi se mi guardo indietro, mi sento soddisfatta come editrice e realizzata come moglie; sono tragicamente fallita, invece, come madre”. Una confessione coraggiosa. Specie quando proviene da una donna.
 

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