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Il Risorgimento e l'Europa » Le opinioni pubbliche  
 


 

 
Composizione di ritratti  

L'eredità di Cavour

In Germania l'interesse per le vicende italiane si fece sentire sia attraverso la fondazione di una Deutscher Nationalverein, l'equivalente della Società Nazionale guidata da Giuseppe La Farina, che per una forte attenzione per la politica e la personalità di Cavour la cui fama non si collegò soltanto alla sua abilità diplomatica ma si combinò, strettamente, con la nascita dell'Italia unita e all'interpretazione di un liberalismo costituzionale che rappresentava «l'oggetto e il fine di una trasformazione sociale e politica». Il documento che riproduciamo mostra l'ammirazione che l'intellettuale tedesco Heinrich Von Treitschke ebbe per Cavour, il quale rappresentò, per larga parte dell'opinione pubblica tedesca, «il modello di uomo di Stato liberale e nazionale».

E. Ragionieri, Italia giudicata. Dall'unificazione alla crisi di fine secolo, I, Torino, Einaudi, 1976 (I ed. 1969), pp. 21-24.

 

L'Italia e il “principio federalista”

L'intellettuale francese Pierre-Joseph Proudhon riflette sulla situazione italiana all'indomani dei fatti di Aspromonte del 29 agosto 1862. Il testo rispecchia lo scetticismo diffuso in tutta Europa – nelle cancellerie, nella letteratura di viaggio e nella pubblicistica politica – sulla effettiva stabilità del neonato Stato nazionale. All'ammirazione del Garibaldi «patriota e soldato» Proudhon contrappone la disapprovazione dell'operato del nizzardo quando si trasforma nel «capo di una fazione» che si avventura in «una politica da cospiratore» e dà al suo paese «il segnale di una guerra civile» mettendo a rischio un'unità nazionale che era ancora un «qualcosa di artificioso» e di «arbitrario». A questa unità territoriale definita come «una pura invenzione politica», Proudhon contrappone, infatti, il «principio federalista» e «l'organizzazione municipale» perché, scrive il pensatore francese, «l'Italia, per natura e configurazione fisica, è federalista».

E. Ragionieri, Italia giudicata. Dall'unificazione alla crisi di fine secolo, I, Torino, Einaudi, 1976 (I ed. 1969), pp. 26-33.

 

La crisi delle prospettive democratiche

Aleksandr Herzen espone il suo scetticismo su «un futuro positivo sviluppo» dell'Italia perché i popoli latini, secondo il pensatore russo, «amano le rivoluzioni, ma il progresso conquistato li affatica». Herzen evidenzia, infatti, come dopo il raggiungimento dell'Unità si sia «lasciato cadere l'elemento sostanziale, vitale» del processo risorgimentale e si sia, all'opposto, «mantenuto quello vecchio, in decomposizione, morente e mortale». Sebbene i nomi di Garibaldi e Mazzini siano «alti e luminosi su tutta l'Italia», scrive Herzen, difficilmente il nuovo Stato nazionale si atterrà «al programma del grande carbonaro e del grande guerriero».

E. Ragionieri, Italia giudicata. Dall'unificazione alla crisi di fine secolo, I, Torino, Einaudi, 1976 (I ed. 1969), pp. 40-43.

 

I garibaldini a Mentana

Una riflessione dello scrittore tedesco Ferdinand Gregorovius sui fatti di Mentana del novembre 1867. La testimonianza, scritta da un intellettuale noto per i suoi resoconti di viaggio in Italia, rappresenta una dura critica sia nei confronti del governo del tempo – che «mostrò il machiavellismo e la debolezza profonda» – che verso il «condottiero» Garibaldi, «eremita agitatore» che «appare nella sua patria solo per mettere in esecuzione i suoi disegni, a dispetto dello Stato, per mezzo di agitazioni popolari e schiere di volontari». La «pagina dolorosa» di Mentana, secondo Gregorovius, è dunque il prodotto di «una democrazia senza forza ed una eroica furia di condottieri».

E. Ragionieri, Italia giudicata. Dall'unificazione alla crisi di fine secolo, I, Torino, Einaudi, 1976 (I ed. 1969), pp. 81-89.

 

La presa di Roma vista dal «Times»

Il documento che riproduciamo è un estratto di due articoli pubblicati sul «Times» il 24 e il 30 settembre 1870 all'indomani della presa di Roma del 20 settembre che segnò la fine dello Stato pontificio e del potere temporale dei papi e la conseguente annessione del Lazio e della Città eterna al Regno d'Italia. Accanto al tradizionale antipapismo protestante e, all'altrettanto tradizionale entusiasmo anglosassone per il processo di unità nazionale italiano, il quotidiano britannico mette in evidenza i limiti dell'effettivo raggiungimento dell'unità «intellettuale e morale» del popolo italiano. «Finora Roma è stata conquistata militarmente», scrive il giornale britannico, ma per una effettiva realizzazione dell'unità nazionale occorrerà ancora «un lungo lavoro di anni futuri».

E. Ragionieri, Italia giudicata. Dall'unificazione alla crisi di fine secolo, I, Torino, Einaudi, 1976 (I ed. 1969), pp. 96-98.

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