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I valori » L’esilio  
 


 

  D. Peterlin - Dante in esilio

L'esilio è un tema tipico della cultura romantica e gioca un ruolo molto importante nella definizione della soggettività moderna. La sua figura è quella del viandante: al tempo stesso pellegrino e ribelle. È l'uomo in cima ad una montagna ricoperta di neve del celebre quadro di Caspar David Friedrich, il Viandante sul mare di nebbia (1818) ed è l'eroe delle poesie di Byron.

Sempre insoddisfatto, sempre alla ricerca di nuove sensazioni. Solitario, mentre ascende, lento, alla cima di un monte, si descrive Santorre di Santarosa in una lettera alla moglie dall'esilio svizzero dopo la fallita rivoluzione in Piemonte del 1821.

Come Byron, un anno dopo di lui, Santarosa morirà combattendo per la causa greca, nel 1825. Nella tradizione politica e culturale del Risorgimento italiano molto contò il modello di Dante Alighieri, scacciato da Firenze. I grandi mediatori di questo modello furono Foscolo e Mazzini.

In particolare, l'esilio di Foscolo (1815) esercitò un grande influsso sull'immaginazione dei giovani di allora e sulle generazioni a venire. Quell'esilio è fortemente segnato dalla memoria culturale di Dante.


 

 
F.-X. Fabre - Ugo Foscolo - 1913 ca.  

«Spesso io – scrive Foscolo il 12 marzo 1816 – ripensando a' guai di quel grand'uomo, e alle magnanimità con che li convertì a invigorirsi il cuore ed esercitare l'ingegno, io mi sollevai dall'abbattimento in cui le disgrazie mie volevano pure prostrarmi: e dunque bene che io imiti il suo sdegno generoso».

Del proprio amor di patria, Santarosa dirà nel 1822 che nessun Guelfo cacciato da Firenze nel XIII secolo lo aveva sentito come lo sentiva lui.

Il nesso privilegiato che in età romantica si salda tra esilio e letteratura rivela un aspetto ulteriore. L'esilio è un'esperienza tipica dell'intellettuale perché ne riflette la trasformazione più importante che si è compiuta in età napoleonica: la nazionalizzazione.

Le imprese napoleoniche hanno mobilitato energie a vantaggio delle cause nazionali che si combattono in Europa nel corso del secolo e hanno incoraggiato gli intellettuali a farsi voce del popolo.

La sconfitta di Napoleone ridisegnò la carta geografica d'Europa. Rifiutare la Restaurazione volle dire innanzitutto non riconoscere i nuovi confini disegnati a Vienna, proporsi di trasgredirli. Ogni militante impegnato nelle rivoluzioni nazionali ottocentesche si trovò dunque ad essere un candidato naturale all'esilio.

 

 

  Fratelli Treves - Mazzini in esilio nel 1831

Accanto alle immagini e alle rappresentazioni c'è l'esperienza concreta degli esuli. Quando i fuoriusciti sono dei nobili, l'esperienza dell'esilio è spesso attutita dal sistema transnazionale delle solidarietà aristocratiche.

A partire dal 1848, la provenienza sociale degli esuli è più variegata e chi non può godere della rete protettiva della famiglia è spesso solo e la sua solitudine acuisce il sentimento dello sradicamento. Francesco De Sanctis a Zurigo vive «in una cella», che diventa una condizione dell'anima isolata.

L'esilio scompagina la trama degli affetti e l'economia delle famiglie. L'amore, l'educazione dei figli, l'amministrazione del patrimonio, l'andamento dei processi sono questioni diverse e tutte ugualmente urgenti per chi è costretto a vivere lontano da casa. Investono la sfera degli interessi e dei sentimenti, mettono in gioco l'identità personale del fuoriuscito, cui l'espatrio forzato impedisce il ruolo tradizionale di tutore e sostegno dell'integrità della famiglia.

L'esilio mette duramente alla prova gli animi. Tutto passa attraverso le lettere. Le lettere sono un «balsamo» per chi è lontano, e diventano un tormento quando non arrivano. Scrivere impone un confronto con chi non c'è ma anche con il potere che scruta, legge e censura, e dunque obbliga i corrispondenti a tutta una serie di strategie elusive.

La lontananza rivoluziona i rapporti tra gli uomini e le donne. Scarica su chi resta, le donne in particolare, responsabilità inedite che sono al tempo stesso l'occasione di un nuovo protagonismo e di una nuova libertà; mentre procura agli esuli le condizioni euforiche di un'esistenza sospesa, senza vincoli e senza obblighi. L'esilio è il tempo in cui fioriscono nuovi amori e si intrecciano relazioni libere. Rosolino Pilo, esule a Genova, vive con una donna sposata, che per lui ha abbandonato il marito.


 

 
Ritratto di Francesco De Sanctis  

Costanza a Torino, Nina a Zurigo sono due amori di Francesco De Sanctis di cui resta traccia nelle sue lettere dall'esilio.

Alla stessa maniera, la militanza politica femminile manda all'aria molti matrimoni. Esperienza prevalentemente maschile, le storie dell'esilio raccontano anche le vicende di donne, giovani e colte, che, libere, si muovono tra l'Italia e l'Europa, affrontando i rischi della cospirazione e dell'onore.

È il caso di Costanza Arconati esule con il marito in Belgio e animatrice della colonia del castello di Gaesbeek.

L'esilio come la rivoluzione sono esperienze profonde del soggetto. Investo e sovvertono le sue gerarchie, i codici morali, le norme che ne hanno regolato per lungo tempo l'esistenza.

 

Esilio e malinconia

Esule, ha scritto Mazzini, è una di quelle parole che, come un accordo di terza minore, come una ricordanza degli anni d'infanzia, non possono suonarti all'orecchio senza spruzzarti l'anima di tristezza. Recensendo i versi che Pietro Giannone, carbonaro e poeta, aveva dedicato alla figura dell'esule, Giuseppe Mazzini fissa alcuni tratti dell'immagine romantica del fuggitivo che fa dell'esilio un prolungamento di un dolore senza tempo che l'uomo porta al fondo del suo cuore fin dalla nascita.

G. Mazzini, L'esule. Poema di Pietro Giannone, in Id., Scritti editi e inediti, II, Letteratura, I, Milano, Daelli, 1887, pp. 145-153.

 

Dante

Dante è un mito del Risorgimento italiano. Il suo esilio è un modello nel quale si rispecchiano Foscolo e le generazioni successive di patrioti. Tra le moltissime pagine che il Risorgimento ha dedicato all'autore della Divina Commedia, abbiamo scelto queste scritte da Mazzini nel 1841 per gli operai italiani di Londra.

G. Mazzini, Dante, in Id., Scritti editi e inediti, IV, Letteratura, II, Milano, Daelli, 1891, pp. 19-32.

 

Esilio e morte di Carlo Alberto

Angelo Brofferio, scrittore e capo della Sinistra subalpina, traccia il ritratto dolente del re sconfitto del 1849, che in incognito, sulla strada di Ventimiglia, cerca di passare il confine del Regno di Savoia. In queste brevi pagine, raccolte da Carducci per un'antologia scolastica alla fine dell'Ottocento, l'esilio organizza attorno al suo nucleo narrativo alcuni temi cruciali del romanticismo: l'opposizione tra verità e menzogna, il nesso fatale tra rottura dei legami con la patria e morte.

A. Brofferio, Esilio e morte di Carlo Alberto, in G. Carducci, Letture del Risorgimento italiano (1896-1897), Bologna, Bononia University Press, 2006, pp. 376-379.

 

L'esilio delle donne

Le vicende politiche e sentimentali che si intrecciano sullo sfondo del Risorgimento italiano lasciano affiorare una nuova soggettività femminile. Le storie dell'esilio raccontano di donne colte e giovani che, libere, si muovono tra l'Italia e l'Europa, affrontando i rischi della cospirazione e dell'onore. Donato Scioscioli, al quale si deve un vasto affresco dell'esilio italiano in Belgio ricco di informazioni e di notazioni psicologiche, racconta con toni a volte ingenui ma affettuosi la vicenda sentimentale di Costanza Arconati, tra il Castello di Gaesbeek in Belgio e la Milano di Alessandro Manzoni.

D. Scioscioli, Il dramma del Risorgimento sulle vie dell'Esilio, I, Marzo 1821-Maggio 1830, Roma, Signorelli, 1937, pp. 344-364.

 

Nell'intimità dell'esilio

Nella vita dell'esilio sbocciano amori e si intrecciano piccoli drammi di sapore romantico. Donato Sciocioli racconta questi intrecci come fossero un romanzo. Nella colonia del castello di Gaesbeek dove si susseguono arrivi e partenze ci sono Berchet, l'avvocato napoletano Poerio, Terenzio Mamiani e Pellegrino Rossi, Federico Confalonieri. Uomini e donne vivono in una condizione sospesa, in cui tutto sembra possibile. La lontananza dalla patria e dalle convenzioni del proprio ambiente e insieme una nuova intimità creano condizioni psicologiche molto speciali che Scioscioli racconta in pagine deliziose.

D. Scioscioli, Il dramma del Risorgimento sulle vie dell'Esilio, I, Marzo 1821-Maggio 1830, Roma, Signorelli, 1937, pp. 424-445.

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