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I movimenti politici » La carboneria  
 


 

 
Piero Maroncelli - dipinto - Museo del Risorgimento - Forlì  

Durante la Restaurazione prosperarono in Italia molte società segrete, essendo totalmente interdetta la libertà di stampa e di associazione. Fra quelle esistenti, la Carboneria fu la più importante e diffusa. Fece la sua comparsa nel Mezzogiorno continentale intorno al 1810, durante il regno di Gioacchino Murat, e divenne poi antiborbonica. Le sue origini non sono ben chiare: secondo una prima ipotesi sarebbe da collegare alla settecentesca Charbonnerie della Franca Contea, ma è stato ipotizzato anche che derivasse dalla massoneria.

In un primo momento gli affiliati alla Carboneria non furono numerosi, ma tra il 1815 e il 1820 la rete riuscì a estendersi e a consolidarsi. Dal Regno delle Due Sicilie, dove era inizialmente sorta, la Carboneria si diffuse soprattutto nelle Marche e in Romagna dove era presente una setta affine, la Guelfia, che la Carboneria probabilmente assorbì. Altrove entrò in concorrenza con altre società segrete: in particolare, con l'Adelfia diffusa in Piemonte e con la rete dei federati presente in Lombardia e nei Ducati padani.

Nonostante i legami tra tutte queste associazioni, mancò un vero e proprio coordinamento rispetto agli obiettivi che, espressi in forma vaga, stavano nell'indipendenza e nell'ottenimento di forme di governo costituzionale. Del resto i fini ultimi della Carboneria restavano segreti per gli stessi affiliati, essendo conosciuti soltanto dai vertici. Trattandosi di un'associazione segreta, non era noto neppure il numero esatto dei suoi membri; stando ad alcune stime dell'epoca oscillava fra 300.000 e oltre 640.000.

 


 

  Porta della cella di Silvio Pellico nel carcere dello Spielberg - fotografia - Museo della Città - Brno

Ne facevano parte, anzitutto, ufficiali e soldati, nonché studenti, liberi professionisti, commercianti, artigiani. Vario fu anche l'orientamento politico degli affiliati. Il carattere segreto dell'associazione, il fatto stesso che gli affiliati non conoscessero né i nomi né i fini politici dei capi favorirono, entro certi limiti, la convivenza di orientamenti politici diversi.

La Carboneria, i cui affiliati si chiamavano tra loro «buoni cugini» era organizzata in sezioni chiamate «vendite» e prevedeva gradi diversi di affiliazione (cui corrispondevano incarichi diversi ed anche livelli diversi di conoscenza del programma); l'ingresso e la permanenza nell'associazione erano regolati da un complesso rituale, in particolare cerimonie di iniziazione e giuramenti che mescolavano linguaggio politico ed elementi tratti dalla tradizione cristiana.

Cristo era considerato infatti il primo carbonaro e san Teobaldo il patrono della setta. A differenza della massoneria, infatti, la Carboneria non combatteva la religione, e fra gli iscritti poté annoverare anche diversi preti e frati.

Sul piano dell'attività politica e insurrezionale il bilancio fu complessivamente fallimentare, a causa dell'indeterminatezza del programma politico e della mancanza di un coordinamento: i primi progetti cospirativi fallirono quasi tutti sul nascere, o per l'infiltrazione di spie nell'associazione, o per la scoperta delle «vendite» carbonare da parte della polizia.

La Carboneria pagò un alto tributo di sangue soprattutto nel Lombardo-Veneto e le prigioni dello Spielberg, in Moravia, divennero tristemente note per aver accolto molti patrioti suoi membri dopo il fallimento delle cospirazioni del 1821. Tra questi, Silvio Pellico vi scrisse Le mie prigioni, contributo alla diffusione dei sentimenti antiaustriaci nella penisola.


 

 
A. Malatesta - Ciro Menotti - dipinto - Museo Nazionale del Risorgimento - Torino  

L'azione della Carboneria culminò con i moti insurrezionali del 1820-1821, volti ad ottenere le Carte costituzionali, e con quelli scoppiati nel febbraio 1831 nell'Italia centrale. Fu soprattutto il fallimento di tali moti a segnare il declino della Carboneria, presto soppiantata dalla Giovine Italia.

 

L'Italia nuova secondo il «Quadragesimale italiano», giornale clandestino della Carboneria forlivese (1819)

Riproduciamo alcuni articoli tratti da un giornale clandestino della Carboneria forlivese del 1919. Sebbene formulati in forma vaga, vi si ritrovano enunciati i principali obiettivi perseguiti dai cospiratori: l'indipendenza nazionale e l'ottenimento di forme di governo costituzionale.

Riprodotto in A.M. Banti, Il Risorgimento italiano, Roma-Bari, Laterza, 2004, pp. 175-176.

 

La Carboneria in azione: l'insurrezione di Nola (1820)

Una delle principali azioni ispirate dalla Carboneria fu l'insurrezione di Nola del 2 luglio 1820, da cui prese avvio la rivoluzione nel Napoletano. Nelle pagine che seguono la testimonianza di un giovane popolano in una deposizione resa alla polizia.

Riprodotto in Il Risorgimento. Storia, documenti, testimonianze, a cura di L. Villari, II, La Biblioteca di Repubblica - L'Espresso, 2007, pp. 240-246.

 


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