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I Personaggi Principali » Rosmini Serbati Antonio  
Rovereto, 1797 – Stresa, 1855
 


 

 
F. Hayez - Ritratto di Antonio Rosmini - olio su tela - Pinacoteca di Brera - Milano  

Ordinato sacerdote nel 1821, si diede agli studî filosofici, recandosi a Milano e di lì al Calvario di Domodossola, dove stese il Nuovo saggio sull'origine delle idee e fondò l'Istituto della carità, cui più tardi aggiunse un Istituto di suore della provvidenza. L'opera uscì nel 1830, anonima, in 4 volumi, e nel 1836 col nome dell'autore. Con la lettura del Panegirico di Pio VII (a Rovereto nel 1823: pubblicato con mutilazioni nel 1831) Rosmini rese noti i proprî sentimenti patriottici, che poi gli procurarono persecuzioni da parte dell'Austria.

Inviato nel 1848 dal governo piemontese presso Pio IX per incoraggiarlo nelle sue tendenze liberali, egli seguì il papa a Gaeta e a Napoli, da dove fu scacciato dalla polizia borbonica. In seguito a tale episodio non volle più accettare incarichi politici.

Trascorse gli ultimi anni a Domodossola, e infine a Stresa. Nonostante che Gregorio XVI, approvando nel 1839 l'Istituto della carità, presentasse Rosmini come uomo «rerum divinarum atque humanarum scientia summopere illustrem», il pensiero rosminiano andò sempre più suscitando tra gli studiosi cattolici dapprima diffidenza e poi violente polemiche e accanita opposizione, tanto da indurre Gregorio XVI (1843) a imporre il silenzio a tutti i contendenti.

Riaccesasi la polemica nel 1849, con la condanna all'Indice per ragioni politiche delle opere Delle cinque piaghe della Santa Chiesa e La costituzione secondo la giustizia sociale, Pio IX nel 1851 avocò a sé la questione, rinnovando l'obbligo del silenzio e nominando una commissione per l'esame di tutte le opere rosminiane. L'esame si concluse nel 1854 con esito favorevole a Rosmini. Ma dopo la sua morte la polemica si riaccese e nel 1888 un decreto della Congregazione del S. Uffizio proibì 40 proposizioni tratte dalle opere postume di Rosmini, perché «catholicae veritati haud consonae videbantur».

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