Navigazione: » Il Risorgimento » Eventi
Motore di ricerca

Cerca all'interno
dell'archivio

   Eventi
  Gli articoli più visualizzati
Bandiera Italiana
  Sito ottimizzato
Ottimizzazione

Sito ottimizzato per una risoluzione di 1024x768px o superiori.

Browser/applicazioni consigliate

  • Firefox 3+
  • Crome - tutte le versioni
  • Internet Explorer 7+
  • Opera 9+
  • Safari 5+
  • Adobe Acrobat Reader o altro lettore pdf (per visualizzazione documenti)
 

Eventi » La spedizione di Sapri  
 


 

 
Carlo Pisacane - 1855 - fotografia - Collezione Eredi di Silvio Negro - Roma  

Nel corso degli anni 1855-1856 i patrioti convinti della necessità di tentare un esperimento insurrezionale nel Regno delle Due Sicilie intensificarono la loro attività.

Fin dall'ottobre del 1851, del resto, era emerso il proposito di organizzare una spedizione in Sicilia, condotta da un capo prestigioso, destinata a rifornire di armi i capi locali e per la quale il Comitato siciliano aveva cercato di coinvolgere Mazzini e Garibaldi.

Non giungendo a maturazione questo disegno, un ex deputato liberale nel Parlamento di Sicilia, il barone Francesco Bentivegna, decise improvvisamente di iniziare un moto insurrezionale il 22 novembre 1856, represso però rapidamente.

Il fallimento della sommossa siciliana spostò l'attenzione dei fautori di un'iniziativa meridionale sulla parte continentale del Regno borbonico. Pisacane cominciò così a credere che un'insurrezione nel Mezzogiorno, alla quale pensava da quattro anni, fosse finalmente possibile.

Il lavoro di preparazione fu avviato nel febbraio 1857, in accordo con Mazzini e con l'aiuto del Comitato di Napoli, mentre il piano della spedizione fu fissato definitivamente in una riunione tenuta a Genova il 4 giugno.

Il 10 giugno Pisacane, assieme ad una ventina di compagni, avrebbe dovuto imbarcarsi come passeggero su un piroscafo della linea Genova-Cagliari-Tunisi, impadronirsene ed incontrarsi al largo dell'isola di Montecristo con una goletta che alcuni giorni prima Rosolino Pilo avrebbe dovuto caricare di armi e munizioni nei pressi di Genova. Dopo aver liberato i detenuti di Ponza e Ventotene, la schiera avrebbe dovuto poi sbarcare a Sapri, unirsi ai patrioti della Basilicata e di Salerno, e marciare su Napoli.

 


 

  L'eccidio di Carlo Pisacane e dei suoi compagni - Fine XIX secolo - stampa da dipinto - Museo centrale del Risorgimento - Roma

Il 6 giugno il fallimento dell'azione di Pilo, che fu costretto a gettare in mare il carico di munizioni nel corso di una tempesta, fece rinviare l'impresa.

Per avvertire il Comitato napoletano fu così inviato nella capitale borbonica Pisacane che, dopo una breve permanenza nella città, si convinse che l'azione avrebbe potuto avere successo: tornato a Genova il 18, decise, in accordo con Mazzini, che la missione sarebbe stata compiuta entro pochi giorni.

Consegnato il suo Testamento politico a Jessie White, il 25 giugno Pisacane si imbarcò sul piroscafo Cagliari con una ventina di compagni, tra cui Giovanni Nicotera.

Dopo aver assunto il controllo della nave, i patrioti riuscirono ad avere la meglio sul presidio borbonico di Ponza; da qui, liberati i detenuti e caricate armi e munizioni, si diressero direttamente a Sapri, dove giunsero il 28.

Avvisate dei fatti di Ponza, le autorità borboniche avevano preso nel frattempo i provvedimenti necessari per reagire alla spedizione prima che giungesse a Napoli il telegramma che avrebbe dovuto segnalare l'avvio del moto. I capi del movimento clandestino napoletano avevano del resto deciso di non muoversi fin quando non fossero giunte notizie incoraggianti sullo sviluppo della spedizione.

Sbarcati a Sapri, Pisacane e i suoi non trovarono quindi alcun patriota ad attenderli e nessun appoggio da parte della popolazione, che li accolse anzi con ostilità. Le autorità borboniche, dopo aver annunciato l'imminente sbarco di un gruppo di evasi da Ponza pronti al saccheggio, avevano inoltre provveduto all'invio di truppe da Salerno verso Sala Consilina, e, via mare, da Gaeta verso Sapri.

Convinto della necessità di proseguire per Padula, dove gli insorti avrebbero dovuto incontrare altri patrioti, Pisacane rifiutò la proposta di Nicotera, che consigliava di dirigersi verso la Basilicata ed eventualmente verso la Calabria.

Il 1° luglio la schiera di ribelli si imbatté però nell'esercito borbonico e fu duramente sconfitta: mentre un centinaio di uomini, con Pisacane stesso, riusciva a fuggire verso il Cilento, più di 150 patrioti morirono nello scontro o furono fucilati. Il 2 luglio il gruppo di fuggitivi fu però sopraffatto a Sanza dalle guardie urbane e da una parte della popolazione del paese. Pisacane, ferito, si uccise con un colpo di pistola.

   Stampa
  Galleria immagini